Con grande piacere pubblico questo articolo, trasmessomi dal Comitato Verità e Vita:
Il Comitato Verità e  Vita invita alla lettura dell’editoriale a firma di Tommaso Scandroglio,  pubblicato su Avvenire del 8 agosto.
 E’ un articolo  splendido perché, come sempre ha fatto Verità e Vita, attacca la pillola perché  abortiva, più che perché nociva alla donna (vittima insieme col suo  bambino!).
 La  segreteria
  
    | «A DEGUARSI» AD ALTRI P AESI NON GIUSTIFICA L ’ ADOZIONE  DELLA R U 486  Il grimaldello dell’Europa per  scardinare la vita
 T  OMMASO SCANDROGLIO
 
 Uno degli stratagemmi più usati per far passare talune  idee – che si sanno o s’intuiscono non condivise dalla maggioranza del Paese – è  quello di prendere come modello da imitare le leggi di altri Stati. Si sente  spesso ripetere come un mantra che l’Italia è fanalino di coda dell’Europa se  non del mondo nella sperimentazione sugli embrioni, nell’accesso alle tecniche  di fecondazione artificiale, nel riconoscimento dei diritti delle persone  omosessuali... Da ultimo si è fatto ricorso a questo espediente anche per la  Ru486, farmaco dagli effetti abortivi approvato pochi giorni fa dall’Agenzia  italiana del farmaco.
 Per perorare la causa dell’aborto  farmacologico si è fatto leva, tra le altre, su due argomentazioni affette  entrambe da esterofilia acuta: ormai sono più di una ventina i Paesi europei in  cui la Ru486 è stata adottata; nel 2007 la Commissione europea ha dato il via  libera a questo preparato facendo proprio il parere dell’Emea, l’Agenzia europea  del farmaco. In buona sostanza ci viene detto che se altri Paesi, in numero così  elevato e con il beneplacito di un organismo sovranazionale, hanno deciso di  commercializzare la Ru486 ciò sta automaticamente a significare che questo  preparato è dalla parte della salute della donna e che l’Italia è colpevole di  essere arrivata così in ritardo a questo importante appuntamento in materia di  interruzione volontaria della gravidanza. È proprio così? Proviamo ad analizzare  queste obiezioni.
 Il metro di paragone per comprendere se una legge, un semplice  provvedimento amministrativo o una decisione tecnica come quella dell’Aifa sono  leciti sul piano morale non può essere dato dal confronto con le esperienze di  altri Stati o dal fatto che esista il beneplacito di un organo internazionale.  Ciò che è stato ritenuto legittimo in una nazione non lo diventa per ciò stesso  in un’altra, fosse pure confinante. Pare quasi banale ricordarlo. Ogni Stato –  si sente ripetere sovente – è sovrano nel suo territorio. La pietra di paragone  per assegnare la patente di liceità sul piano etico e la legittimità sul  versante giuridico risiede nel confronto con il bene comune. È di immediata  evidenza che la soppressione di un essere umano, perdipiù innocente, lede il  bene comune: tant’è vero che – volendo fare gli esterofili anche noi – non  esiste al mondo un ordinamento giuridico che non punisca l’omicidio. La Ru486 è  un mezzo, oltre a quello chirurgico, per sopprimere un piccolo essere umano, e  nessuna Commissione europea né alcuna legge di qualsiasi Stato potrà mai  cambiare la natura di questo fatto così drammatico: contra facta nihil valent argumenta .
 Inoltre, in  merito al giudizio espresso dalla Commissione europea, da un punto di vista  puramente giuridico non siamo in presenza di un atto che ha natura assolutamente  obbligatoria per gli Stati come potrebbe essere un regolamento o, in misura  diversa, una direttiva. Si tratta né più né meno di un atto di approvazione che  non vincola nessuno Stato ad adottare la Ru486. Curioso poi che si faccia a  monte una selezione all’ingresso delle leggi straniere che dovrebbero essere  emulate nei nostri confini. Chissà perché non si ode un simile vociare per  importare da noi le norme che permettono in Francia lo sfruttamento dell’energia  nucleare, o quelle cinesi sul lavoro subordinato. Sì, proprio la Francia, Paese  che viene sempre indicato come esempio perché fu il primo, nel lontano 1988, ad  adottare la Ru486. Se vogliamo essere proprio esterofili e avere lo sguardo  aperto sul mondo, facciamolo nella consapevolezza di cosa provoca la pillola  abortiva in qualunque parte del pianeta venga somministrata: la morte di chi sta  per nascere. E il dolore per la morte di un bambino non ha  confini.
 
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