lunedì 26 ottobre 2009

GLI ARGOMENTI DELLA SETTIMANA - 19 – 25 OTTOBRE 2009

SENECTUS IPSA MORBUS

L’immagine più naturale di Eugenio Scalfari è quella del Maestro del sapere col ditino indice alzato. La barba bianca ben curata e l’impeccabile abito danno all’insieme un qualcosa che potremmo definire a mezza strada tra il profetico e il benevolmente maestoso. Manca il fumetto, in questa immagine, ma sappiamo già che sta dicendo: “Siete tutti dei poveri pirla, ora vi spiego io”. Ci spiega cosa? Ma tutto, ovviamente, perché la fonte del Sapere inesauribile è onnisciente, per definizione. I suoi allievi stanno ad ascoltarlo estasiati, e più che le parole percepiscono il fluido di saggezza che emana. Le donne lo guardano languorose perché, nonostante l’età, lo trovano ancora di un indiscutibile fascino. E lui pontifica, spiega, sparge con generosità la sua saggezza su un mondo che per un inspiegabile caso è pur vissuto per millenni e millenni senza di lui. Ma forse Scalfari non è nella dimensione del Tempo, perché la Sapienza non soffre di queste terrene restrizioni.

Eppure io continuo a preferire Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Eh, sì, perché i due comici siciliani ci hanno alluvionato per anni le sale cinematografiche con film così scemi che più scemi non potevano essere. Ma loro facevano i buffoni, era esattamente ciò che volevano fare, e lo sapevano fare da maestri. E si rideva, si rideva tanto, mentre il grande Eugenio ha la pretesa di fare il saggio comportandosi da buffone. Parliamoci chiaro: ciò che dice Scalfari potrà far fremere di emozione i frequentatori di salotti radical-chic, quelli stessi che nel 68 invitavano alle loro serate Mario Capanna, perché faceva tanto ma tanto chic avere in casa il rivoluzionario full-time, con barba e sguardo profondo, gran bel giovanotto e consolatore di nobildonne milanesi un po’ sfatte. Ma Scalfari oggi, come Capanna allora, non dice che un sacco di banalità, tritando e ritritando sempre gli stessi quattro concetti. Ma, visto che ha un uditorio, e che il suo vuoto pneumatico lo sa vendere, fa ancora buoni affari.

Insomma, finora aveva dimostrato di essere un venditore di aria fritta, ma tutt’altro che uno stupido.

Ora dobbiamo constatare con sincera tristezza che il grande Eugenio ha preso la strada del declino, ed essendo la stessa in discesa, non potrà che andare sempre più giù, sempre più giù. Del resto, ottantacinque anni sono un bel fardello, e anche se non è obbligatorio a quell’età incominciare a perder colpi, è di certo molto facile che accada. E il nostro Eugenio ha dimostrato come e quanto ormai abbia poche idee, ma ben confuse. Infatti possiamo accettare che da anni pretenda di indicare la strada politica da seguire (è pagato per farlo, del resto), che voglia dire un po’ di stupidate in genere sulla vita e sulla morte (quelle nessuno le ascolta, ma fa tanto tuttologo, che potrebbe fare un duetto con Adriano Celentano). Ma lo Scalfari teologo, questa è una novità che ci prende di sorpresa, anche perché, a parte che gli studi di teologia sono lunghi e complessi, ci viene da chiederci che senso abbia che un ateo dichiarato voglia occuparsi di teologia, che è poi lo studio di ciò che per lui non esiste. Mah! Profonda coerenza dei sapienti. E lo Scalfari teologo è emerso nell’Espresso del 23 ottobre. Sulla storica rivista, il grande Eugenio ha dedicato un po’ della sua saggezza a giudicare i Papi che negli ultimi decenni hanno retto le sorti della cristianità. E fin qui, nulla di strano, ognuno ha diritto di dire (nei limiti della civiltà e della buona educazione) ciò che vuole, anche sul Papa. Ma il grande Eugenio è miseramente crollato laddove ha voluto esprimere il suo giudizio negativo su Benedetto XVI definendolo un “modesto teologo”. Dell’attuale Pontefice i suoi detrattori hanno detto di tutto e di più, e alcuni, col plauso della sinistra democratica e antifascista e nata dalla Resistenza hanno anche impedito al Papa stesso di entrare all’università La Sapienza. Ma nessuno lo ha finora voluto svalutare come teologo, sia perché tanti suoi nemici hanno almeno l’intelligenza di non volersi avventurare su un terreno difficilissimo come quello della teologia, sia perché in questa materia Benedetto XVI è sempre stato riconosciuto come un Maestro, anche dai suoi più fieri, ma colti e preparati, avversari.

Ora è arrivato Eugenio Scalfari, Maestro di tutto e quindi anche di teologia. Già, perché per denunciare come “modesto” un teologo che da tutto il mondo (anche non cristiano) è riconosciuto come un Maestro, bisogna avere una solida, ma solida, preparazione teologica.

Mi dispiace davvero, caro dott. Scalfari. Da quando “la sera vi trovavate in via Veneto”, Lei ne ha fatta di strada. Ha fondato un quotidiano che scrive valanghe di panzane, ma è senza dubbio ben fatto. È diventato ricco e onorato. È diventato la Voce della Sinistra. Insomma, ha saputo sempre tenersi a galla senza perdere un colpo.

Ma ora ha perso una cosa che fa parte necessaria del patrimonio di chi voglia ergersi a saggio: il senso del ridicolo.

IUDICE, CURA TE IPSUM !

Cosa dite? Che mi sono sbagliato e che il motto latino diceva “Medice, cura te ipsum”, per ammonire quei medici che non sapevano avere cura d sé stessi? No, no, volevo proprio scrivere quello che ho scritto. Già, perché sempre più mi sembra che i nostri giudici siano bisognosi di cure, ammesso e non concesso (non sono medico, non lo so) che esistano cure contro la più sfrenata megalomania.

Un tempo felice il giudice era colui che rendeva giustizia, sulla base delle leggi vigenti. Ora che tutto è in continua evoluzione (il che non vuol dire affatto che stia migliorando), il giudice è sempre più un personaggio che della legge si disinteressa, come si disinteressa di quelle tradizioni millenarie che fanno ormai testo. No, il giudice, essere superiore (più che altro perché non è mai chiamato a pagare se commette castronerie), crea la norma, crea le nuove definizioni di Società, famiglia, libertà, e così via. La chiamano “giustizia creativa”. Peccato che, ammazzando la certezza del diritto, ci faccia retrocedere a prima dell’editto di Rotari, il che è senza dubbio un bel progresso sulla strada della civiltà.

Veniamo al fatto specifico. Da sempre convinto che la famiglia sia l’unione spirituale e materiale di un uomo e una donna, unione per sua natura feconda, e che come tale goda di garanzie di legge, leggo e constato di non aver capito niente. Niente di niente, perché i giudici della 2° sezione penale della Corte di Cassazione hanno di recente dichiarato in una sentenza che la famiglia è “ogni consorzio di persone tra le quali, per strette relazioni e consuetudini di vita, siano sorti rapporti di assistenza e solidarietà per un apprezzabile periodo di tempo”. E, ci specificano i maestri del diritto, perché un siffatto consorzio possa ben definirsi famiglia è sufficiente una “certa stabilità del rapporto”.

Parlavamo di megalomania. Già, perché solo chi sia afflitto da questa patologia può pensare di ridefinire, oltretutto con una genericità e una confusione sconfortanti, un istituto come la famiglia, che nella sua tipicità di unione feconda e stabile tra un uomo e una donna, ha solo qualche millennio. Secondo la “nuova” definizione di famiglia che ci viene sfornata dai magistrati di Cassazione, anche una caserma è una famiglia. A questo punto viene un fiero dubbi: i militari ivi alloggiati devono chiamare il comandante ancora “signor colonnello” o “papà” ?

Ma se un gruppo, misto o meno, di studenti e/o studentesse condivide una abitazione per un certo numero di anni, quelli pari alla durata del corso di laurea, questo gruppo è una famiglia?

Se Tizio, scapolo impenitente, ha tuttavia in casa una governante che lo accudisce per anni e anni, forma così una famiglia?

E potremmo andare avanti con mille esempi. Casi di convivenza per le più svariate ragioni, ce ne sono a centinaia. E bene o male vengono a crearsi le “strette relazioni e consuetudini di vita”, perché la convivenza comporta sempre una suddivisione di compiti, dei turni per badare alla casa, e così via. Quando poi un periodo di tempo si possa definire “apprezzabile” è tutto da capire. Magari i protagonisti di quella ignobile scemenza che è il “Grande fratello” costituiscono, anche senza saperlo, una famiglia.

Banalità, potreste dire, una sentenza non fa testo. Certo, banalità. Ma a parte il fatto che una sentenza di Cassazione diventa sempre un “orientamento” per gli altri livelli di giudizio, è difficile non restare stupiti davanti a questi giudici che ormai la norma non la leggono più, forse neppure la sanno. Creano, improvvisano, scordandosi che il creatore della legge è il Parlamento, non il giudice. Quest’ultimo è tenuto solo e unicamente ad applicare la legge, niente di più e niente di meno.

Accennavamo prima a una cosuccia che si chiama “certezza del diritto”. Si tratta di quella faccenda per cui il cittadino sa già quali sono le norme, a cosa va incontro violandole. Almeno, dovrebbe saperlo, perché le leggi sono scritte e pubblicate, e infatti nessuno può invocare a propria scusante l’ignoranza della legge.

Se viene a mancare la certezza del diritto, si entra nel campo dell’arbitrio, della totale incertezza in cui si insinua chi, esercitando un certo potere, crea la norma ad hoc. Uccidendo la certezza del diritti si inizia a uccidere la libertà delle persone.

Esattamente ciò che fanno i giudici che applicano la “giustizia creativa”.

lunedì 19 ottobre 2009

L’ARGOMENTO DELLA SETTIMANA - 12 – 18 ottobre 2009

FOLLIA

Conobbi anni fa un tale che, reo di numerosi furti, era sdegnatissimo dal fatto che non pochi gli dessero del “ladro”, sicché minacciava a destra e a manca querele per diffamazione. Una cosa era certa: se non avesse mai rubato, nessuno lo avrebbe definito “ladro”.

Questo stravagante individuo mi tornava alla mente leggendo le prese di posizione dell’ANM -Associazione Nazionale Magistrati, sdegnatissima da un banale fatto. La nostra giustizia non funziona, siamo pieni di giudici “star”, l’indipendenza della magistratura sembra una barzelletta da collegio per down, eppure se qualche giornalista si azzarda a muovere critiche a un magistrato, o se il Governo si appresta a decidere sulla riforma del potere giudiziario, ecco che i signori magistrati si stracciano le vesti ed urlano all’attacco alla democrazia, all’indipendenza dei giudici e dichiarano di voler difendere a oltranza la Costituzione. Nientemeno.

Mai, ripeto mai, questi stessi signori, arcipagati impiegati dello Stato, coperti dalla più assoluta immunità de facto, si chiedono se per caso non vi sia qualche piccola responsabilità anche da parte loro in tutto ciò. No, non se lo chiedono, ormai vivono in auto contemplazione della propria infallibilità e intoccabilità e probabilmente anche della progressione automatica delle carriere e relativi stipendi.

Ora, siamo franchi e piantiamola di riempirci la bocca con frasi a cui non crede più nessuno. Solo un bambino scemo (ma scemo scemo) potrebbe credere al fatto che sentenze come quella che condanna Fininvest a pagare una somma spaziale a De Benedetti, per i danni subiti in una transazione da lui stesso sottoscritta oltre dieci anni fa, o come quella che dichiara incostituzionale il Lodo Alfano, siano sentenze nate dall’indiscutibile indipendenza dei magistrati che le hanno emesse, eccetera eccetera. Tanto più che, mostrando la sensibilità di un bisonte lanciato alla carica, il CSM ha promosso il giudice Mesiano proprio pochi giorni dopo che quest’ultimo aveva condannato la Fininvest a pagare una somma più che sufficiente per farla sparire. Ah, per chi fosse nato ieri l’altro, ricordiamo che la Fininvest fa capo a Berlusconi e che De Benedetti è il padrone del gruppo Espresso – Repubblica. Mere coincidenze, ovviamente. E la sentenza sul Lodo Alfano? La Corte Costituzionale contraddice sé stessa, in riferimento a una sentenza su materia analoga emessa nel 2004. ma non importa. È un organo giudiziario e di conseguenza non può sbagliare, è sacra e intoccabile. Pazzesco, soprattutto laddove si consideri che la Corte Costituzionale è, proprio per la sua composizione, un organo molto più politico che giudiziario e attualmente è decisamente pendente sulla sinistra. Ma non sta bene dirlo, come nel caso di quel tale che ricordavo. Aveva rubato, ma si offendevano se lo chiamavano ladro.

Comunque i nostri bravi magistrati hanno dichiarato che “è emergenza democratica”, che loro “difenderanno a tutti i costi la costituzione” e che la preannunciata riforma (di cui tra l’altro non si conoscono ancora i particolari) “attenta alla indipendenza della magistratura e quindi alla libertà del Paese”. Amen. Tutto ciò è molto bello, e ogni cittadino freme d’orgoglio sapendo di avere magistrati che difendono a spada tratta, dall’alto dei loro ricchi stipendi e della loro totale irresponsabilità e immunità, la democrazia e la libertà. Il cittadino medio chiede forse al giudice di rendergli giustizia, chiede forse che gli assassini restino in galera e non vengano fuori in pochi anni, chiede forse al magistrato di pagare quando sbaglia? Ma va! Questi sono discorsi da reazionari. Il popolo (che unito non sarà mai vinto – traduzione dallo spagnolo, perché non saprei come scriverlo), il popolo, dicevo, avvolto nelle bandiere della Pace (ah, per quanti non lo sapessero, quella bandierina a strisce colorate in origine era la bandiera degli omosessuali), nelle bandiere rosse e magari anche nei conti da pagare, marcia compatto coi suoi magistrati che difendono la Costituzione.

E se adesso vogliamo lasciare un attimo la clinica psichiatrica e tornare a terra, facciamo qualche piccola considerazione.

1) se qualcuno sta davvero attentando alla libertà, è dai magistrati che arriva, massiccio e greve, questo attacco. Questi signori sembrano scordare che il Parlamento è sovrano, che il Governo è dotato del potere di proporre disegni di legge, che il Parlamento sovrano approverà oppure no. È quindi inaccettabile che una categoria di impiegati dello Stato si arroghi il potere di censura preventiva su quanto il governo e il Parlamento intendono fare

2) compito del giudice è infatti, solo e unicamente, applicare le leggi vigenti. Se domani un Parlamento in vena di stravaganze punisse con l’ergastolo chi porta i calzini verdi, i giudici dovrebbero punire con l’ergastolo chi fosse sorpreso con calzini di tale colore.

3) Se i signori magistrati invece decidono che una legge fa loro schifo, oppure che fa loro schifo anche la maggioranza che guida il Paese (e che ha, lo ripetiamo, il potere di fare le leggi che vuole), hanno un’ottima soluzione: dare le dimissioni, togliere il disturbo e andare a cercarsi un altro mestiere. Tra l’altro, possono iscriversi senza esami all’Ordine degli Avvocati.

Ma se il “sindacato” dei magistrati pretende di dettare linee politiche, pretende di interferire nel lavoro delle autorità politiche, allora sì che si realizza l’attentato alla Costituzione, allora sì che la confusione di poteri fa temere per le sorti della libertà nel Paese.

Sia quel che sia, i magistrati hanno dichiarato lo “stato di agitazione”. Cosa voglia di preciso dire, non si sa. Forse entreranno nelle aule di giustizia agitatissimi, camminando a zig zag, oppure suonando nacchere e triccheballacche? Chi vivrà, vedrà.

E poi, hanno detto, potrebbero arrivare anche allo sciopero. In tal caso non sarebbe davvero un gran danno, perché almeno per qualche giorno non dovremmo assistere allo scempio della giustizia a cui assistiamo normalmente. E poi, tutti i lavoratori hanno diritto di sciopero. Dai metalmeccanici, ai chimici, ai bancari, agli addetti al commercio, eccetera eccetera. Quindi, perché non anche i magistrati? Sono lavoratori come gli altri, o no?

No: perché se mi perde il rubinetto, chiamo l’idraulico, quello viene, mi fa la riparazione che mi serve, e se combina un pasticcio non solo non lo pago, ma gli chiedo i danni.

Chi ha orecchi, intenda

lunedì 12 ottobre 2009

GLI ARGOMENTI DELLA SETTIMANA - 5 - 11 OTTOBRE 2009

A CASA NOSTRA (NON HO DETTO “COSA” NOSTRA)

Parlamentari dotati di cervello pensante cercasi. Urgente

Non desidero perdere (e far perdere ai lettori) più di qualche istante per parlare dello schifo a cui stiamo assistendo, con un attacco al Capo del governo di una violenza inaudita, portato con mezzi extraparlamentari e per nulla attinente alla politica del governo. L’attacco ha un solo scopo, isterico e ossessivo: eliminare Berlusconi, azzerarlo, farlo sparire. Se possibile, alcuni vorrebbero farlo sparire anche dal passato. Se non altro, si scoprono via via le posizioni, e se per il futuro qualcuno avrà ancora l’ipocrisia di parlare di organi di “garanzia” in questo Paese che è totalmente da rifondare, vorrà dire che è scemo o, appunto, ipocrita. Corte Costituzionale e Quirinale fanno parte delle danze, partecipano in pieno a questo balletto preagonico della democrazia, in cui si sta tentando di tutto per spingere Berlusconi alle dimissioni, non tenendo nel minimo conto il fatto che il centrodestra, di cui Berlusconi resta il leader indiscusso, è al Governo per una precisa, inequivocabile decisione di quel popolo sovrano, che peraltro alla nostra sinistra, elitaria e rabbiosamente conservatrice, fa un pochetto ribrezzo. Adesso, eliminato il Lodo Alfano, ricomincerà il balletto dei processi contro Berlusconi. In attesa che qualche solerte PM avvii un procedimento per abigeato e un altro un procedimento per violazioni sull’uso dei marchi DOC nei vini della Calabria (cosa? Sono accuse assurde? E che c’entra? Importante è accusare), in tale attesa notiamo solo che i signori della sinistra salottiera che hanno deciso la morte di Berlusconi stanno tirando troppo la corda. È vero che il popolo italiano non ha gran tradizioni rivoluzionarie, però qui c’è il serio rischio che la gente, a furia di vedere quanto i politicanti di mestiere se ne strafreghino del loro voto, incominci a incazzarsi sul serio. Sarà bene che i signori sinistri riflettano. Ogni corda si tira, si tira, finché non si rompe…

MA C’E’ UN ARGOMENTO ANCORA PIU’ IMPORTANTE, e cioè…

La difesa degli invertiti sembra essere diventato uno dei problemi centrali della vita umana. E vabbè. È una pura idiozia, perché nessuna persona di buon senso li vuole perseguitare, così come nessuna persona di buon senso arriva a dire la corbelleria suprema, che vuole l’omosessualità come “assolutamente normale” e parificata alla eterosessualità. Ma finché si tratta di lasciar spazio per lo sfogo di quattro isterici e di quattro cretini che vogliono mostrarsi alla moda, transeat. Non sarà cero un gay pride in più o in meno a cambiare la Storia. Al più, cambierà il buon gusto e sancirà la perdita di senso del ridicolo.

Ma qui sta bollendo in pentola qualcosa di ben più grave, di estremamente insidioso. La proposta di legge proveniente dal coso, dal PD, ma con l’appoggio (duole davvero dirlo) di parte del centrodestra, contro la c.d. omofobia è apparentemente una congerie di luoghi comuni che si pongono a difesa del povero omosessuale, che è come il “meschino calunniato, avvilito, calpestato” della romanza “la calunnia è un venticello” di rossiniana memoria. E fin qui, nulla di grave. Ma andiamo nel gravissimo laddove vediamo che l’iniziativa recepisce una risoluzione del Parlamento Europeo del 18 gennaio 2006 in cui l’omofobia è definita «una paura e un’avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità e di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (GLBT), basata sul pregiudizio». Come “pregiudizio” si intende ogni giudizio morale contrario all’omosessualità e alle deviazioni in campo sessuale. Quando esso si esprime in scritti o discorsi pubblici che non pongano su un piano di assoluta eguaglianza ogni tendenza e orientamento sessuale, può essere considerato come contrario al rispetto dei diritti dell’uomo ed essere oggetto di sanzioni penali. Lo stesso principio è enunciato dall’art. 21 della Carta fondamentale dei Diritti del cittadino di Nizza, resa giuridicamente vincolante dal Trattato europeo di Lisbona.

Se queste norme verranno approvate, sarà impossibile per la Chiesa l’insegnamento dei più elementari principi morali (che altro non sono che i principi naturali) e addirittura ogni prete dovrà stare attento a ciò che dice nella predica. La posizione che da sempre la Chiesa mantiene nei confronti dell’omosessualità, definita senza mezzi termini “abominevole” e comunque stato di “gravissimo disordine morale” non potrà più essere espressa, senza il rischio di sanzioni penali. Né tanto meno la disapprovazione per i “matrimoni” tra persone dello stesso sesso, e l’adozione da parte di queste anomale coppie, che a tutti gli effetti dovranno invece essere considerate come “famiglia”.

Ma qui non ci troviamo solo di fronte all’ennesimo attacco alla Chiesa, alle tradizioni cristiane, al modello, cristiano e naturale, di famiglia. Ci troviamo di fronte a un fatto gravissimo che colpisce tutti, cristiani e atei, miscredenti, agnostici e quello che volete voi. Ci troviamo di fronte alla reintroduzione nelle nostre norme penali del REATO DI OPINIONE. Infatti, badate bene, non è punita solo la discriminazione operata in base alle tendenze sessuali, seppur anch’essa sarebbe più che giustificabile in tanti casi. No, signori: è punito anche ogni giudizio morale contrario all’omosessualità e alle deviazioni in campo sessuale.

E qui cadiamo in un pericolo gravissimo, perché se passa un principio di questo tipo, vuole dire che già siamo in regime dittatoriale. Tutti le dittature puniscono la libertà di pensiero e di espressione. Se un regime democratico inizia a individuare negli omosessuali una specie di categoria privilegiata, verso la quale non si possono neppure opporre critiche, allora la democrazia e la libertà sono morte, assassinate da un concetto di libertà che è sempre più vicino alla follia.

E per questo nel titolo ci permettiamo di ricercare “parlamentari dotati di cervello pensante”. Qui non è più questione di destra o sinistra, di cattolici o di non cattolici. Questa è una questione che interessa tutti, dico TUTTI i cittadini, compresi i signori invertiti, che dovrebbero considerare che una legge di questo tipo, reprimendo la libertà di pensiero e di espressione potrebbe in un domani trasformarsi in un boomerang anche contro di loro. Se infatti instauriamo il principio per cui è possibile punire la libertà di parola, la libertà di critica, questo potrà accadere in un domani per tante altre situazioni, per tutte quelle che danno fastidio al gruppo in quel momento dominante. Ora, siamo propensi a credere che, purtroppo, gran parte dei parlamentari (i cosiddetti peones) siano abituati semplicemente a votare secondo le direttive di partito. In questo caso facciano uno sforzo, leggano ciò che stanno per votare, e riflettano.

Questa legge è pericolosissima non tanto per la difesa degli omosessuali (per questo aspetto è solo ridicolmente conformista), ma piuttosto perché ammazza in Italia la possibilità di esprimersi,con lo scritto e le parole, di criticare, di dare le proprie valutazioni, oltretutto in un campo come quello morale in cui proprio i signori relativisti dovrebbero essere i primi a difendere la libertà di espressione, visto che secondo loro non esiste una Verità, ma tante verità da scoprire.

Quindi, signori parlamentari cattolici e signori parlamentari non cattolici ma ancora non accecati dall’ideologia, APRITE GLI OCCHI, FATE LAVORARE IL CERVELLO. IL REATO DI OPINIONE E’ IL PRIMO PASSO VERSO LA PERDITA DELLA LIBERTA’, VERSO LA DITTATURA.

A conclusione, a tutti consigliamo, tratto da ZENIT, un articolo dell’ottimo Antonio Gaspari: http://www.zenit.org/article-19853?l=italian

E ORA GUARDIAMO UN ATTIMO IN CASA D’ALTRI. Buone notizie dall’America…

Come è noto, il presidente americano Obama si è visto assegnare il Premio nobel per la Pace. Non si sa se ci sia da ridere o da piangere, perché il buon giovane Obama non ha fatto altro che proseguire nella politica estera di Bush. Anzi, sta facendo di più perché di recente ha chiesto al Congresso l’autorizzazione a inviare in Afganistan altri 40.000 uomini. Insomma, sta facendo la guerra, e non potrebbe non farla, perché una minaccia per il mondo come il terrorismo va combattuta non a dibattiti ma a cannonate.

Ma allora, scusate tanto, che c’entra il Premio Nobel per la pace? E perché allora non assegnarlo a Bush, che ha iniziato il lavoro che l’Obama sta continuando? Penoso. Non sappiamo se i signori accademici di Oslo che hanno deciso questa buffonata siano tutti alcolizzati, ma ci pare che almeno statisticamente sia impossibile. E se la decisione è stata presa a mente lucida (si fa per dire), allora non viene che a confermare che anche la Fondazione Nobel è caduta nella spirale di ridicolo conformismo in cui sta naufragando la nostra cosiddetta civiltà. Del resto, dopo i Nobel assegnati a personaggi come Dario Fo o Al Gore, perché stupirci del Nobel a Obama? Perché il prossimo anno non dare il Nobel per la medicina a Beppino Englaro, che ha scoperto un nuovo metodo per risolvere le problematiche dei pazienti in stato di coma?

In questi casi però l’ipocrisia internazionale vuole che i vari capi di Stato o di governo facciano congratulazioni e felicitazioni. Presumiamo che Obama avrà ricevuto anche le congratulazioni da parte delle varie organizzazioni di invertiti americane, visto che proprio ieri ha deciso l’abolizione di ogni ostacolo all’arruolamento di finocchietti nelle Forze Armate americane…

C’è un gruppo abbastanza consistente di persone che non potrà congratularsi con Obama. Sono le migliaia e migliaia di bambini ammazzati grazie alla ripresa dei finanziamenti alle varie associazioni che operano per la difesa e la diffusione dell’aborto, e alle quali Obama, appena eletto, si era affrettato a sbloccare i finanziamenti, non conferiti dalle precedenti amministrazioni.

Auguri e complimenti, signor Presidente. E pensi quanti da lassù la guardano e La seguono. Vivissime felicitazioni.