lunedì 27 aprile 2009

IL GIRO DELLA SETTIMANA 20 – 26 APRILE 2009

VIVACE DIALETTICA NELL' IDV, VITTORIA DI D'ALEMA (FINALMENTE...) E AMENITA' PREELETTORALI

Settimana densa di avvenimenti. Qui in Italia tutto bene, e meglio ancora a Campobasso, dove si è sfatato uno dei miti più perfidi fin qui diffusi dalle forze reazionarie, ossia che nell’Italia dei Valori, il partito di proprietà del Di Pietro, non ci sia dialettica interna. Invece c’è, ed è vivace e intensa, come dimostrano appunto i fatti di Campobasso, dove l’assessore provinciale al Bilancio, Mario Fratipietro, dopo una discussione col vicepresidente della provincia, Michelino Borgia, ha deciso di lasciare il suo incarico, non trovandosi più d’accordo sulla linea del partito. Entrambi i politici coinvolti nella discussione fanno parte dell’IdV, e per completezza del racconto bisogna specificare che il Fratipietro, oltre l’incarico di assessore, ha lasciato anche un dente, precisamente un incisivo superiore (non è dato sapere se destro o sinistro). Infatti gli argomenti del Borgia forse non erano migliori dei suoi, ma i pugni sì. E nello scambio ha avuto la meglio il vicepresidente. Peraltro si fa sapere dalla segreteria dell’IdV che il dimissionario Fratipietro è odontoiatra e quindi, in fondo, può sistemare la cosa abbastanza facilmente. Né del resto questo tipo particolare di dialettica deve essere insolita nel partito del Tonino molisano, visto che i carabinieri di Lucca sono impegnati in un’indagine per una rissa avvenuta nella sede regionale dell’IdV tra il presidente provinciale del partito, Bruno Nicola Rossi, e Fabio Evangelisti, deputato toscano dell’IdV. Sono cose che succedono quando la passione politica accende gli animi. Però non è bello pestarsi, e la segreteria politica si è subito riunita per esaminare i fatti. Qui a lato potete vedere una foto di questa riunione. 

Ma se il Di Pietro ha le sue preoccupazioni, registriamo invece con piacere che il baffodiferro nazionale, alias Massimo D’Alema, ha festeggiato i suoi sessant’anni vincendo, con la sua imbarcazione “Ikarus”, la regata “Roma per tutti”. Auguri quindi al buon D’Alema e congratulazioni perché finalmente ha vinto qualcosa anche lui, il che non potrà che fargli piacere, visto che nel suo curriculum politico figurano una serie rara di figure da cioccolataio (la bicamerale, la “scoperta” prima di Prodi e poi di Veltroni – salvo poi infossarli entrambi – la guida del governo durata pochi mesi, l’invenzione dell’Ulivo – salvo chiedersi ancora oggi che cavolo fosse – eccetera eccetera). Bisogna dire però che D’Alema ha saputo, come pochi, assorbire bene gli insegnamenti di Togliatti (non per nulla chiamato “il migliore”), altra grande figura di politico che in vent’anni di attività riuscì a non azzeccarne una, ma sbagliando di continuo con una tale prosopopea da convincere alla fine gli avversari che i fessi erano loro.

Comunque la politica è una cosa molto importante e chi dice che gli italiani ne stiano lontani si sbaglia. Arrivano infatti notizie confortanti dalla direzione dei servizi elettorali del ministero dell’Interno. Mentre per le elezioni europee di cinque anni fa furono presentati “solo” 71 simboli elettorali, quest’anno, a dimostrazione del fatto che la legge Basaglia dà i suoi frutti, sono stati depositati novantatre simboli di partito. Il più prolifico creatore è tale dott. Giuseppe Cirillo, di Roma, che pare faccia il sessuologo e lo psicologo, e che ha depositato al Viminale i simboli dei partiti “preservativi gratis”, “partito impotenti esistenziali”, “donne insoddisfatte e incomprese”, “italiani, poca cosa..?”, eccetera. Ma come scordare il partito del “Sacro romano impero liberale cattolico”, oppure quello del “Recupero maltolto”, o il partito “Giovani poeti d’azione”? E vogliamo forse passare sotto silenzio il partito “Pari opportunità maschili”? 

RISVEGLIO CULTURALE, GRAZIE A VALERIA MARINI

Insomma, è tutto un ribollire di sana volontà partecipativa. In più registriamo con immensa gioia che anche in campo culturale, finalmente, si stanno facendo dei seri passi avanti. Infatti il popolo italiano può finalmente conoscere in ogni dettaglio come si svolgono le giornate, le settimane, i mesi, insomma, la vita, di un vero Titano della Cultura, di un Ciclope del Pensiero: Valeria Marini. Il reality (si dice così?) dal titolo “Essere Valeria” è finalmente in onda e può portare nelle case delle famiglie, preoccupate per la crisi economica, per i figli sfasati, per il lavoro precario, può portare una parola di speranza e di fiducia nell’avvenire. Infatti la Valeria, in un’intervista di palpitante interesse, ci dice alcune cose essenziali e di vitale importanza, del tipo: “quando non lavoro faccio l’amore”, oppure “le mie misure sono 98-69-98”. Inoltre veniamo informati del fatto che il suo piatto preferito è il profiterol al cioccolato, ripieno di panna e crema e che la definizione di sé stessa che ama di più è “sexy burrosa”. Dopo questo diluvio intellettuale, il fatto che la Valeria dica anche che in futuro vorrebbe dedicarsi alla politica non può che confortarci. Di sicuro non riuscirebbe a peggiorare più di tanto la situazione generale. In compenso, siamo in grado di darvi una notizia sconosciuta anche a gran parte dei seguaci di questo pilastro nazionale. L’esordio al cinema di Valeria Marini avvenne con la Walt Disney, nel famoso film “Gli Aristogatti”, dove le fu affidata la parte di Adelina Qua-Qua. Infatti in molti non si accorsero che si trattava dell’unico personaggio non in cartone animato, e la cosa fu spiegata dal regista, che disse di non aver trovato nessun disegno che potesse imitare un’oca così bene. A testimonianza di ciò che diciamo, eccovi un ritratto della Valeria in quel delizioso film che ha allietato milioni di bimbi in tutto il mondo.

VIVA LA RESISTENZA ! (BOH...)

Ma torniamo ancora un attimo alla politica, per esprimere la nostra solidarietà al presidente della Regione Liguria, Burlando, oggetto delle solite calunnie della solita destra reazionaria, per l’episodio del “manifesto taroccato” sulla Resistenza. Che è successo? Molto semplice: la Liguria ha diffuso un manifesto celebrativo, in occasione del 25 aprile, riportando una foto d’epoca che ritrae alcuni partigiani, seduti a un tavolo, intenti a studiare una cartina. Alcuni maligni sono andati a scovare l’originale della foto e così hanno scoperto che sul tavolo erano poggiate una pistola e una bomba a mano, cancellate invece nella foto del manifesto, né questi oggetti erano tanto strani in un periodo in cui, se ben ricordiamo, c’era una guerra in corso. Accuse della destra reazionaria: “il presidente Burlando falsifica la foto per contrabbandare un’immagine idilliaca della Resistenza”.”Macchè, risponde il Burlando, la correzione, peraltro fatta a mia insaputa, serve solo a limitare la crudezza dell’immagine, da non mostrare ora che l’Italia vive in pace da oltre sessant’anni, proprio grazie alla Liberazione”. E a dimostrazione della propria buona fede, il presidente ligure ha già diffuso il manifesto per il prossimo anno, che vedete qui di fianco, e che ritrae una riunione dei GAP per pianificare una serie di attentati contro i nazisti. 
Comunque questo 25 aprile è stato celebrato ovunque e persino il sig. Napolitano Giorgio si è ricordato che bisogna avere pietà per i caduti di ambo le parti in lotta. Parce sepulto, come dire almeno ai morti non rompete le scatole. E infatti alcuni hanno rotto le scatole ai vivi, subissando di fischi il discorso tenuto da Formigoni a Milano, e impedendo di fatto al sindaco di Roma, Alemanno, di partecipare alle manifestazioni a Porta San Paolo. E questi folcloristici episodi (esaltati dal per fortuna ex ministro Ferrero come “liberi fischi in libero Stato”), con cui nel miglior stile dittatoriale si è impedito a legittimi rappresentati del popolo di parlare, ci convincono che almeno un tipo di Resistenza non deve finire mai: quella contro i cretini. 

A tutti auguro una buona nuova settimana 

PS: al momento di mettere in rete questo "giro della settimana", capita di leggere che il D'Alema avrebbe preso un abbaglio. Infatti, convinto di aver vinto la regata, si è invece classificato terzo. Insomma, anche stavolta ha fatto fiasco. Non ci resta che complimentarci con lui per la sua granitica coerenza.

lunedì 20 aprile 2009

25 APRILE: E SE LA PIANTASSIMO ?

Scrivo queste righe la sera di lunedì 20 aprile 2009. Fra pochi giorni assisteremo alla consueta orgia celebrativa, e quest’anno si aggiunge una nota in più molto interessante. Silvio Berlusconi, che è il Capo del Governo, carica alla quale è arrivato con regolari elezioni e con una maggioranza indiscutibile, ha espresso la volontà di partecipare alle manifestazioni che si terranno a Milano. Il 25 aprile, si badi bene, è festa nazionale italiana. Berlusconi guida il Governo italiano. Orbene, è stato addirittura “diffidato”, dai soliti comunisti in s.p.e., a partecipare ad alcunché. Questo dovrebbe farci riflettere anzitutto su un paio di cosette: se ci sono italiani che vogliono impedire al Capo del Governi italiano di partecipare a una festa nazionale italiana, vuol dire che c’è già qualcosina che non quadra. In secundis dovrebbe farci riflettere sulla sostanziale cretineria di questo atteggiamento intimidatorio da mafiosi (ANPI e altre frattaglie comuniste) perché Berlusconi, per ragioni anagrafiche, difficilmente può aver avuto parte attiva nel regime fascista.

Ma torniamo a noi. Cosa si festeggia il 25 aprile? La “Liberazione”. Ora, che l’Italia è stata liberata dai tedeschi è verissimo, e allora se si volesse festeggiare questo sarebbe doveroso invitare rappresentanze di quelle nazioni, dagli Stati Uniti alla Polonia, dal Marocco, all’Inghilterra, all’Australia, che lasciarono sul nostro suolo, per la nostra libertà, migliaia e migliaia di caduti. Ma purtroppo non si festeggia solo questo, e oltretutto di quanti diedero la loro vita per il nostro Paese, ce ne freghiamo. Si festeggia anche la fine di una guerra civile, una spietata macelleria fra italiani, che peraltro non finì affatto il 25 aprile, perché ebbe, lo vedremo tra poco, lunghi strascichi.
In questo siamo davvero un Paese unico, ma non certo in senso positivo. Si vuole scordare una banale realtà. Dalla seconda guerra mondiale l’Italia uscì sconfitta, e duramente. Purtroppo i governanti dell’epoca, il Maresciallo Badoglio e la sua corte, non ebbero neanche la dignità di comportarsi da sconfitti. Dopo aver tradito l’alleato tedesco (piaccia o meno, così fu; non per questo giustifichiamo ciò che combinò la Germania nell’ultimo conflitto), vollero servilmente buttare altre vite nel carnaio, con quella qualifica bislacca di “cobelligeranti” con gli Alleati ex-nemici, che servì soprattutto ai politici riemergenti per farsi una verginità antifascista.
Ma se già questa vergogna sarebbe più che sufficiente per farci tacere per decenni, in più l’Italia fu anche teatro di una crudelissima guerra civile, con italiani che si ammazzarono tra di loro. La parte più importante della Resistenza fu costituita dai primi nuclei di militari, sbandati dopo l’8 settembre e riorganizzati da ufficiali che si consideravano ancora vincolati dal giuramento al Re. Ma di questi si parla poco o nulla. La Resistenza nella “vulgata” divenne presto monopolio della parte più sanguinaria, che non esitò ad ammazzare non solo tedeschi, non solo fascisti, ma anche gli antifascisti anticomunisti. Il partito comunista giocò le sue carte, condusse la sua propria guerra che era, peraltro dichiaratamente, una guerra per realizzare la folle utopia marxista, per asservire l’Italia al giogo di Mosca. 

Il 25 aprile entrò a Milano un animoso comandante partigiano, l’avvocato Sandro Pertini, alla testa di una colonna di valorosi. Venivano a liberare Milano, ma da uomini saggi avevano giustamente atteso che Milano fosse liberata dagli americani, che il Duce fosse scappato, che i tedeschi, ancora asserragliati all’Hotel Regina, avessero fatto con gli americani patti ben precisi per tornarsene a casa loro. E quindi divenne facile poi fare gli eroi contro i fascisti sbandati.
Bande di sconfitti, animati solo dal loro odio fazioso, sfogavano livori antichi e potevano ammazzare senza più correr rischi. I comunisti, che già nel periodo bellico, con il terrorismo dei GAP avevano provocato infinite sofferenze alla popolazione (bersaglio delle inevitabili rappresaglie tedesche, inevitabili anche perché i vigliacchi “gappisti” si tenevano ben nascosti…) furono lesti nell’organizzare “Tribunali del Popolo”, che in poco più di un mese fucilarono, dopo processi farsa, senza difesa e senza appello, un enorme numero di fascisti, o anche di semplici avversari. Si parla di cifre che oscillano tra i cinquemila e i quindicimila morti. Piazza Loreto a Milano ebbe l’osceno spettacolo del Duce appeso a testa in giù, insieme ad altri gerarchi e alla sua amante, Claretta Petacci, tutti ammazzati dopo la loro cattura a Dongo. 
Per inciso: motivi per ammazzare Mussolini, ce n’erano tanti. Uno dei principali senza dubbio era costituito dal fatto che nella colonna di fascisti in fuga si trovava anche il tesoro della Repubblica Sociale. I morti non parlano, così come non parlarono un’altra decina di persone che sul c.d. “oro di Dongo” la sapevano lunga. Il PCI poté acquistarsi il palazzo di via Botteghe Oscure a Roma.
Ma la furia omicida dei comunisti non si era esaurita il 25 aprile. Sicuri ormai dell’impunità, i comunisti andarono avanti per anni a regolar conti con gli oppositori che consideravano più pericolosi. Chi non ricorda la strage di Schio? Chi non ricorda la famigerata Volante Rossa? Chi non ricorda la strage di preti, andata avanti fino al1951?

Ora gli ultimi sopravvissuti di questa parte delinquenziale della Resistenza hanno ancora la spudoratezza di volersi ergere a monopolisti della conquista della libertà. Sono ormai vecchie cariatidi, seguiti da gruppetti di giovani stupidi e ignoranti, pronti a gridare il loro “no al fascismo” senza probabilmente aver mai studiato cosa fu il fascismo, come finì (per mano fascista, il 25 luglio del 1943), ma allevati all’odio da queste cariatidi, che di odio sono vissute e sull’odio hanno costruito le proprie fortune politiche ed economiche. Non scordiamoci che il terrorismo degli anni 70 si ispirava esplicitamente ai gloriosi gappisti, ai gloriosi partigiani comunisti, e così via. Sangue, odio, cieco fanatismo. Davvero un bel bagaglio per costruire un Paese nuovo e libero.

E allora, per amor di Patria, non potremmo piantarla di festeggiare questa sconfitta? Ripeto: sconfitta. Perché l’Italia perse la guerra, e perché una guerra civile è sempre e solo una sconfitta per tutte le parti in conflitto, perché scava solchi di odio tra quanti dovrebbero essere invece affratellati dall’amor di Patria. Se le vecchie cariatidi vogliono riunirsi, fasciarsi di bandiere rosse e gridare “no al fascismo” (sempre che non gli caschi la dentiera), lasciamoli fare. Che male fanno? Ma perché un grande Paese come l’Italia deve, una volta l’anno, assistere a queste manifestazioni che stanno tra il tragico e il grottesco, con selve di bandiere rosse, da sempre simbolo di morte e di sangue? Perché ogni anno dobbiamo fare “festa nazionale” quando questa viene monopolizzata dai rappresentanti della più grande associazione per delinquere che abbia mai afflitto il mondo, il partito comunista?

Piantiamola, per favore, cerchiamo di essere seri e finalmente, realmente, uniti almeno dall'amore comune per il nostro Paese. Il giudizio sul fascismo lo ha dato e lo darà la Storia, il giudizio sull’odio può essere sempre e solo negativo.

E Lei, presidente Berlusconi, perché deve venire a Milano? Per farsi fischiare da quattro scalzacani? Sono morti in piedi, ormai, e il Paese è, nella sua grandissima maggioranza, con Lei. Ma piantiamola con la “festa nazionale”. Abolire il 25 aprile come giorno di festa potrebbe essere finalmente il primo serio passo verso una vera concordia nazionale.


PS: un interessante memoria storica. In periodo fascista fu reintrodotta la pena di morte, prevista per alcuni reati, tra cui l’attentato alle persone del Re o del Capo del Governo. Per applicare queste leggi eccezionali fu costituito un organo “ad hoc”, il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, che non era costituito da magistrati, bensì da ufficiali dell’Esercito e della Milizia. Tale tribunale pronunciò, nei suoi diciassette anni di attività, 42 condanne a morte, di cui 31 vennero eseguite. Dopo la caduta del fascismo (25 luglio 1943) la pena di morte fu abolita, e poi reintrodotta, dopo la Liberazione, con il DL 10.5.45 num. 234, che istituiva anche le Corti d’Assise straordinarie. La pena di morte era prevista per i più gravi reati, alo scopo di arginare la criminalità del dopoguerra, nonché per il reato di collaborazionismo. In ventidue mesi di intensa attività (fino al 5 marzo 1947) questo Corti straordinarie mandarono al muro 88 persone, quasi tutte per il reato di collaborazionismo. Insomma, furono molto più efficienti del Tribunale fascista…

PPS: provate a chiedere a qualche cariatide rossa che biascica di "resistenza" chi fu Alfredo Pizzoni. Fatemi sapere. Ricchi premi a chi sa rispondere


domenica 19 aprile 2009

IL GIRO DELLA SETTIMANA - 13-19 APRILE 2009

RE DEI RECORD O RE DEI CRETINI ?

Settimana densa di avvenimenti. Qui in Italia tutto bene, e meglio ancora a New York, dove il sig. Ashrita Furman, imprenditore di anni 54, ha potuto finalmente fregiarsi del titolo di Re dei recordman, o di Re dei cretini. Questione di punti di vista. Mi spiego: il primo titolo gli competerebbe di sicuro, essendo il primo uomo che viene citato ben cento – dicasi cento – volte nel prestigioso Guinness dei Primati; quando poi si va a leggere in quali imprese il sig. Furman si è cimentato per arrivare al sospirato traguardo, nasce qualche legittima perplessità. Infatti questo dinamico imprenditore stabilisce record da trent'anni. Il suo primo record, quando era un baldo giovanotto, consiste nell'aver fatto ben ventisettemila (sì, avete letto bene: 27.000) saltelli consecutivi. E per la prima volta viene inserito nel Guinness. Galvanizzato da questa impresa, il sig. Furman inizia una carriere travolgente. Citiamo solo alcune delle sue imprese più significative: batte il record mondiale di percorrenza spingendo un'arancia col naso per le vie di New York; scala il monte Fuji con il salterello; percorre undici chilometri con una stecca da biliardo in equilibrio su un dito; tiene in equilibrio bicchieri sul mento e bottiglie del latte sulla testa; cammina coi trampoli sulla Muraglia Cinese, eccetera (se volete saperne di più, vi conviene acquistare il Guinness dei Primati). Il signor Ashrita Furman è suonato? Assolutamente no, dice lui. E spiega che la sua vita ha avuto la svolta decisiva quando ha incontrato un santone indiano di nome Sri Chinmoy, che gli ha insegnato la sua filosofia di auto-trascendenza, appresa la quale nulla è impossibile, perché si impara ad accedere al potere divino che tutti abbiamo dentro. Per un elementare senso di prudenza abbiamo evitato qualsiasi indagine per sapere l'indirizzo del santone, visti i risultati dei suoi insegnamenti...

MA A SINISTRA NASCONO SPERANZE

Fonti solitamente ben informate ci dicono però che la notizia ha aperto spiragli di speranza in due cuori affranti. Il primo cuore affranto che ha trovato conforto è stato quello del Dario, il segretario del coso, del PD, che sta facendo una faticaccia per trovare candidati disposti a bruciarsi il nome e la faccia sotto le insegne del coso, del PD, per le prossime europee. Pare che il prode segretario abbia detto ai suoi consiglieri: “se esiste un uomo disposto a sprecare trent'anni della sua vita in inutili scemenze, volete che rifiuti un posto come candidato del PD?”. Ma anche il cuore affranto di Rosy Bindi ha trovato motivi di dolce speranza: “Se questo è così suonato, vuoi vedere che è capace anche di innamorarsi di me?”. Mentre auguriamo torrenti di fiori d'arancio alla Bond-Girl della politica italiana, e buona fortuna al Dario (entrambi si sono precipitati a prendere il primo aereo per New York), non possiamo non notare con sincera preoccupazione che la compilazione delle liste elettorali per le europee sta procurando problemi ai migliori campioni della democrazia. Mentre Casini, l'uomo del nomen-omen, candida nelle sue liste Sgarbi (e resta solo da chiedersi se il Pierferdinando sia un pochetto esaurito, o se Sgarbi lo sia del tutto...), Di Pietro, in una ventata di travolgente novità, fa un duplice annuncio: il suo partito, l'Italia dei Malori, non solo candida un nutrito gruppo femminile, ma questo gruppo è composto di donne “determinate e senza ingombranti compromissioni politiche nel passato”. Resta da stabilire come il Di Pietro intenda la frase, e qui deve esserci l'equivoco. Infatti (abbiamo controllato scrupolosamente), nel dialetto lucano-molisano con derivazioni zwali, che è l'idioma normalmente usato dall'ex PM, le parole virgolettate non esistono, e quindi l'equivoco è sempre dietro l'angolo. Infatti, poiché non è pensabile che un Di Pietro, uomo notoriamente cristallino, possa mentire, si può concludere solo che egli volesse dire l'esatto contrario e che la frase sia stata elaborata dai soliti collaboratori che eccedono in zelo. Contrariamente non si spiegherebbe perché il suo gruppo di candidate comprenda un ex assessore Pdci, una ex consulente dell'ex ministro Damiano, una membra (femminile di membro) della costituente del PD, nonché pupilla del Mortadellone alla società Nomisma, una ex consulente proprio del Di Pietro quando questi fu ministro dei Lavori Pubblici, eccetera. Insomma, se questi sono i volti nuovi, allora la signora Levi Montalcni, appena giunta felicemente al traguardo del primo secolo di vita, può reclamare l'iscrizione nell'albo delle adolescenti inquiete. 

A MILANO SI IMPARA A RIDERE  (CON QUALCHE RISCHIO...)

In tutto questo casino, una buona notizia arriva però da Milano. Nella capitale ambrosiana il sig. Matteo Andreone gestisce l'Accademia del comico (via Garegnano, zona Certosa). Ai suoi corsi si può apprendere come ridere di sé stessi, come non prendersi troppo sul serio, come vedere il lato ironico in ogni faccenda che magari viene normalmente affrontata in toni drammatici. Insomma, si tratta di sani corsi di risate. L'unica perplessità viene dall'Associazione Psicologi Italiani, che ha paventato un aumento vertiginoso del rischio-suicidio tra i nostri politici, qualora imparassero davvero a riascoltare quello che dicono, a riderci sopra e a non prendersi sul serio. Favorevole invece è l'Associazione Agricoltori, Contadini, e Altri Lavoratori della Terra, che da tempo lamenta la penuria di braccia per i lavori nei campi. Chi dei due avrà ragione?Mah! 

Di sicuro non hanno partecipato ai corsi dell'Accademia del comico i sindacalisti del Sulpm, che sarebbe il sindacato che rappresenta i vigili urbani milanesi. Se infatti avessero imparato a non prendersi troppo sul serio, non avrebbero emesso un comunicato pieno di ira funesta contro la sindaca Moratti, accusata di “delegittimarli di fronte alla pubblica opinione”. Che era accaduto? È presto detto: una pattuglia di vigili ha multato in piazza Duomo, per cento euro, un mimo. Ogni milanese ormai conosce questi poveracci che passano ore e ore immobili come statue, travestiti, appunto, da statue, con abiti bianchi e col volto interamente coperto da cerone bianco. Ore immobili, per raccogliere qualche offerta dai passanti e soddisfarne il gusto sadico, soprattutto adesso che iniziano le giornate di sole. Trattandosi di “artisti di strada”, i mimi devono avere il permesso comunale, che specifica orari e luogo dell'attività. Orbene, l'infelice multato aveva il regolare permesso, ma aveva anticipato di minuti dieci l'inizio attività e si era anche spostato di qualche metro, per avere un po' di ombra. La sindaca Moratti, resa edotta del caso, ha voluto pagare di propria tasca la multa, e ha esortato i vigili a occuparsi di cose più importanti. Non l'avesse mai fatto! Il Sulpm è insorto; intanto per piazza Duomo il turista, o anche il semplice passante, possono continuare liberamente a ricevere gli assalti di baldi giovani negri che ti applicano braccialetti a tradimento non appena spunti dal metrò e con un sorriso a sessantadue denti ti dicono che è un regalo, però, poiché è un portafortuna, un'offertina gliela puoi anche fare, mentre altri baldi giovani, in genere bianchi (Milano è una città senza pregiudizi), ti piazzano in mano un piccione (che magari ti fa anche un po' schifo), ti cospargono di mangime per il medesimo, e ti puntano contro una macchina fotografica con una delicatezza tale che ti viene istintivo dire: “la prego, non spari!”.

E' VERO: OBAMA PORTA UN VENTO DI NOVITA' 

Insomma, chi non ha problemi? Ne ha addirittura il sig. Barak Obama, presidente USA, che secondo alcuni sarebbe invece presidente USA e getta. Ci riferiamo ai cittadini del Texas, che pare non gradiscano troppo la politica dell'amministrazione di Washington, soprattutto in materia fiscale e finanziaria, in rapporto al diluvio di quattrini stanziati dal governo centrale per salvare aziende e banche in crisi. E così i parlamentari texani si sono trovati d'accordo, repubblicani e democratici, per votare una risoluzione che invoca il riconoscimento della sovranità del Texas. La risoluzione, che ha l'appoggio del governatore Rick Perry, è l'anticamera della secessione. Ma non sono solo i texani a voler dire “ciao” al governo federale. In altri venti Stati, tra cui California, Missouri, Montana, Pennsylvania, Georgia, alcuni parlamentari hanno avanzato analoghe richieste. Staremo a vedere come va a finire. Di sicuro comunque avevano ragione i nostri sinistri a dire che Obama rappresenta il “nuovo”. Infatti a nessun presidente, dopo il 1865 (quando ebbe termine, con la resa degli Stati del Sud, la guerra civile americana) era riuscito, in pochi mesi di attività, divenire già così popolare a livello periferico. Facciamo tanti auguri al sig. Obama e ai texani. Magari potrebbero trovare un accordo, che so, ad esempio riconoscere il governo di Washington a settimane alterne, oppure nei giorni pari (o in quelli dispari). Come elettore del centro destra confesso infatti che sono un po' preoccupato: non vorrei che una secessione del Texas, e magari anche di altri Stati, venisse attribuita a Berlusconi. Non ha senso? Appunto, ed è per questo che lo temo. E poi ci si metterebbe di mezzo anche Santoro, con una di quelle sue trasmissioni che hanno equilibrio, pacatezza e signorilità, sì da fare lo stesso effetto di una martellata al basso ventre.

SANTORO E' ALLA FAME !

Ma a proposito di Santoro, mi chiedevo da tempo perché fosse sempre così rabbioso, e finalmente una risposta l'ho avuta. È la miseria in cui si trova ad averlo reso cattivo! E si capisce, quando fai fatica a tirare il pranzo con la cena, va a finire che ce l'hai con mezzo mondo. E infatti leggo che il Santoro è alla canna del gas. La RAI gli passa solo sessantamila euro al mese, ai quali vanno aggiunti premi di produzione, incentivi e altre voci, sicché ne vien fuori che negli ultimi cinque anni la RAI gli ha versato circa euro 4,4 milioni.  

Offro volentieri lo spazio del mio blog per iniziare una pubblica sottoscrizione che liberi dallo spettro della fame quest'uomo, così importante per la nostra democrazia. Amen

e ora, la GALLERIA FOTOGRAFICA !

In questa bella foto potete vedere l'esultanza dei rappresentanti del coso, del PD, alla notizia delle imprese del Re dei record. In prima fila, i delegati giovanili 

Antonio Di Pietro, dopo le comunicazioni sulle candidate dell' IdV alle europee

Il giornalista

Santoro: pover'uomo!

A tutti una buona nuova settimana !

lunedì 13 aprile 2009

IL GIRO DELLA SETTIMANA - 6 -12 APRILE 2009

GRANDI NOVITA' DAI PAESI BASSI (MA PROPRIO BASSI...) E DA FIRENZE

Settimana densa di avvenimenti. Qui in Italia tutto bene e meglio ancora in Olanda, dove il Ministro della Difesa, Jack De Vries, ha dato il permesso ai militari di partecipare in uniforme al gay pride. Non è stato chiarito se i militari, quando vestono l’uniforme, possano e meno portare le calze a rete e la borsetta, ma questi sono dettagli. Si ha notizia che in Olanda i reparti composti da gay vengono addestrati soprattutto all'inseguimento del nemico in fuga, attività nella quale pare che eccellano e per la quale continuano a offrirsi come volontari. Comunque fa piacere vedere che ci sono politici che si preoccupano delle reali problematiche della vita, e non fanno come certi loro colleghi perditempo, che magari stanno a baloccarsi con la crisi economica mondiale, o con l’emergenza terremoto. Pensiamo che a questo punto il ministro della Difesa olandese meriti la cittadinanza onoraria di Firenze, città che è governata da altri politici che hanno vivo senso pratico, lungimiranza e capacità di scelta. Infatti il consiglio comunale del capoluogo toscano, dopo aver conferito la cittadinanza onoraria a un tale che ha fatto fuori la figlia, ha anche posto fine a una situazione incresciosa che angosciava tutta la popolazione fiorentina, con gravi danni, tipo insonnia e disturbi psicosomatici. Con decisione storica, e sfidando il fascismo rigurgitante e l’autoritarismo strisciante, al canto di “Bella ciao” e avvolto in uno striscione dell’ANPI, il sindaco di Firenze ha ritirato la cittadinanza onoraria che era stata conferita a Mussolini il 19 giugno del 1923. Ecco un amministratore che non potrà mai essere accusato di perdere il suo tempo in inutili idiozie! La notizia del ritiro della cittadinanza all’esecrato Duce ha mandato in visibilio i fiorentini, che hanno subito manifestato sotto le finestre del sindaco. Fonti ben informate ci dicono che circa diciotto partigiani, sfuggiti al controllo degli infermieri dell’ospizio, hanno inneggiato a lungo ai valori della Resistenza. Il sindaco, commosso, ha promesso dentiere e pannoloni gratis a tutti. È stata una cerimonia breve ma di grande impegno antifascista, che si è svolta proprio di fronte al nuovo Palazzo del Comune di Firenze, di cui potete ammirare una bella fotografia.

GUAI A SINISTRA E CASINI (INTESO COME PIER FERDINANDO) AL CENTRO

Ma se tutto va per il meglio in Olanda e a Firenze, purtroppo dobbiamo registrare preoccupazioni e guai per due dei nostri migliori politici, il Dario, segretario del coso, del PD, e il Pier Ferdinando, segretario di un partito (almeno, così dice lui) che alle ultime politiche ha raggiunto ben il 5,6% dei voti, confermandosi come il due di coppe del Parlamento. E cominciamo quindi da quest’ultimo. Il Pier Ferdinando è un po’ preoccupato perché più o meno nessuno si accorge del fatto che esiste anche lui, e quindi ha avuto un’idea strepitosa: “Entro fine anno faccio un nuovo partito che non si chiamerà più UDC, bensì Partito della Nazione”. Ora, dato che il Pier Ferdinando ha qualche problemino, ma non è mica tutto scemo, non può certo pensare di ricostituire la vecchia Democrazia Cristiana e quindi, si domandano alcuni, a che cavolo serve un nuovo partito? “Eh, eh, risponde lui sornione, vedrete, vedrete…”. Fonti solitamente ben informate dicono che il Pier sia stato però visto ultimamente passeggiare solitario lungo greti di torrenti e attraverso selve, borbottando tra sé e sé: “Già, a che serve un nuovo partito, se quello che già ho non serve praticamente a nulla?”.
Intanto però bisogna pur fare le liste per le imminenti elezioni europee, e qui il Pier Ferdinando ha un’idea geniale. “Largo ai giovani, svecchiamo la politica!”, questo è il suo motto. E poiché la Paola Binetti, che fa la cattolica nel PD non ha ancora ben deciso dove stare (ipotizzando anche di fondare un altro partito…), ecco il candidato che rappresenta il volto nuovo della politica: Ciriaco De Mita, che ha solo ottantuno anni, (di cui quarantacinque passati in Parlamento)! L’unico rischio è quello di creare ulteriore frazionamento tra i politici cattolici. Se infatti già abbiamo, oltre ai “cattolici adulti”, i TeoCon, e i TeoDem, ora col ritorno trionfale di De Mita come candidato UDC avremo anche i TeoGer (dove “ger” sta per geriatrico). Non va però sottovalutata la figura di De Mita, perché potrebbe essere l’uomo in grado di aprire un dialogo con Di Pietro. Infatti entrambi non parlano italiano, il primo esprimendosi in idioma nuschese con annessi aggrovigliamenti di frasi, e il secondo emettendo i suoi fonemi in un idioma sconosciuto, ma col risultato garantito del massacro sintattico.
Queste loro forme di espressione, misteriose e per lo più indecifrabili, come certi antichi linguaggi degli sciamani, potrebbero essere un punto di incontro. Staremo a vedere, e intanto facciamo al Pier i nostri migliori auguri, mentre abbiamo il piacere di pubblicare una sua foto, colto in un momento di particolare riflessione. E abbiamo anche una novità assoluta: l’opera omnia del De Mita (scritti, discorsi ecc) è ora disponibile in DVD, del quale siamo in grado di anticiparvi la copertina.

È angustiato, dicevamo, anche il Dario, perché per dimostrare che il coso, il PD, esiste, bisogna che anche lui presenti dei candidati alle elezioni europee. Ora il Dario, dopo aver annunciato al mondo che “il ciclo di Berlusconi è finito” ha avuto un momento di sbandamento quando alcuni (probabilmente provocatori prezzolati dal perfido Cavaliere) gli hanno chiesto: “Perché?”. Questa domanda non era stata prevista dal suo staff di consiglieri, e il Dario è andato allora a rinchiudersi nel suo ufficio, ufficialmente per compilare le liste dei candidati. E qui è iniziata (o meglio, è proseguita) la sventura. Già, perché l’idea di candidarsi per il coso, il PD, sembra non piacere quasi a nessuno, anche perché nessuno dei politici “navigati” vuole trovarsi nel mezzo di quello che si prevede come un naufragio. Pare che a premere per una candidatura alle europee fosse un certo Bassolino, che inizia vagamente a capire che restare lì dov’è ora è sempre più pericoloso. Ma anche il Dario, dopo una flebo di fosforo, è riuscito a capire che candidare un Bassolino sarebbe stato troppo anche per il coso, il PD. Come somministrare eccitanti a un cardiopatico grave. E così per ora anche nel coso, nel PD, si parla di “volti nuovi”. I primi risultati sono eccitanti. Il coso, il PD, dovrebbe candidare Soru, il demolitore della Sardegna, e Cofferati, demolitore a più ampio raggio, visto che in passato è stato sia sindacalista, sia politico. Altri volti nuovi: Silvia Costa (era “nuova” nel 1982, candidata nella DC, ma questi sono dettagli) o Goffredo Bettini, sorta di prezzemolo della sinistra, segretario della federazione romana del PCI nel 1987. Ad aggiungere dolori al Walter, ecco che si risveglia dal letargo Enrico Letta, già vice presidente del Consiglio con Prodi e prevede una solenne trombatura per il coso, il PD e invita a costituire un nuovo Centro-sinistra. E medita anche lui sul fatto che sì, forse si potrebbe costituire un nuovo partito di sinistra moderata, con convergenze al centro e senza sbandamenti a destra, che si incontrasse con una sinistra che non ha pregiudiziali contro una convergenza con il centro. Ci avete capito qualcosa? Io no.

LA CRISI GENERA NUOVI POVERI (BEH, INSOMMA...)

Però, direte voi, tutti questi problemi colpiscono personaggi che, in fondo, hanno almeno risolto, con i loro vari emolumenti da parlamentari, consiglieri regionali eccetera, un problema fondamentale, vale a dire quello della sopravvivenza. In effetti, questo aspetto è da considerare, tanto più che si ha notizia di tagli astronomici agli emolumenti di altri personaggi. Ci riferiamo ai cosiddetti “top – manager” delle banche, che notoriamente stanno risentendo in prima persona della crisi finanziaria ed economica che travaglia mezzo mondo. Pensate: personaggi come Antonio Vigni (direttore generale del Monte Paschi) si è visto ridurre dal 2007 al 2008 gli emolumenti del 60%. Per lo stesso periodo Corrado Passera (amministratore delegato di BancaIntesa) e Alessandro Profumo (omologo per Unicredit) hanno subito un taglio del 50%. Che succederebbe nelle vostre case se doveste annunciare simili riduzioni al vostro stipendio? Ah, dimenticavo, essendo tutto relativo, i sullodati (che non sono che un esempio tratto un elenco di ventuno top manager, di cui il più povero ha incassato per il 2008 solo 892.000 euro), hanno incassato nello scorso anno, dopo i tagli suddetti, rispettivamente euro 1.420.000, 3.060.000 e 3.480.000.
Il che ci fa seriamente pensare che ci sia qualcosa di vero nell’adagio popolare che dice “piove sempre sul bagnato…”

A tutti una buona nuova settimana

giovedì 9 aprile 2009

BUONA PASQUA


Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 

 Il mondo ci dona le sue certezze, fatte di morte, di degrado, di ipocrisia e disperazione.

Il Cristo Risorto ci dona l’Amore infinito e nutre di speranza i nostri cuori.

 A tutti una Buona Pasqua, a tutti l’augurio che i nostri cuori si aprano alla Sua Parola e che nelle nostre case possano così entrare la gioia e la serenità.

lunedì 6 aprile 2009

PERCHE' NON HO PUBBLICATO IL GIRO DELLA SETTIMANA

Stamattina stavo per mettere in rete il consueto "giro della settimana", e prima di farlo ho dato un'occhiata - come faccio spesso - al sito dell'ANSA. Le notizie (erano le prime) erano ancora frammentarie, ma purtroppo non c'era alcun dubbio sulla sostanza. Un terribile terremoto aveva colpito gran parte dell'Abruzzo. Pochi minuti fa leggo che le vittime finora accertate sono novantuno, migliaia i feriti e gli sfollati. Ma questa triste contabilità non è ancora completa.

Di fronte a questa tragedia, che colpisce il cuore di tutti gli italiani, non mi sono sentito di pubblicare il solito pezzetto di satira. Questo non è il momento per le risate, per le prese in giro, anche bonarie, dell'avversario. E' il momento del dolore, in cui rivolgere il nostro pensiero alle povere vittime, e al mare di dolore e di lacrime che ha investito quella Regione. E' il momento in cui essere vicini col cuore a quanti soffrono e a quanti, militari e civili, sono all'opera per lenire tanta sofferenza, per cercare di salvare più vite possibili, per dare conforto spirituale e materiale.

Questo è il momento in cui un Paese deve sentirsi unito, in cui l'unica cosa che deve interessarci è di fare, ognuno secondo le proprie possibilità, tutto il possibile per soccorrere i nostri fratelli colpiti dalla tragedia.

E dobbiamo dare un aiuto intelligente, utile. Seguiamo le istruzioni che si trovano sui siti del Ministero degli Interni e della Protezione Civile e su quello della Regione Abruzzo. Non diamo aiuti a casaccio. Potrà essere necessario donare sangue, o danaro, o cibarie. Quello che sia, purché possa costituire anche una goccia nel mare di bisogno di chi ha perso la casa, di chi si è ritrovato senza nulla, se non il ricordo del terrore vissuto.

Uniamoci nella preghiera e nel soccorso generoso e intelligente. Poi tornerà anche il momento della satira e del sorriso. Ora no. Ora servono il silenzio e lo spirito di carità, per soccorrere i nostri fratelli.