domenica 30 novembre 2008

IL GIRO DELLA SETTIMANA

Gentili Amici, devo fare le mie scuse a quanti bramano iniziare la settimana leggendo i miei sproloqui sulla settimana appena trascorsa. Il consueto "giro della settimana" andrà in rete solo domani sera, lunedì. Grazie e a tutti una buona nuova settimana

sabato 29 novembre 2008

SALVIAMO LA VITA DI ELUANA ENGLARO

http://www.dueminutiperlavita.info/

CLICCANDO SU QUESTO LINK POTRETE ANDARE AL SITO "DUE MINUTI PER LA VITA" E SOTTOSCRIVERE L'APPELLO AL GOVERNO PERCHE' PROVVEDA, 

CON DECRETAZIONE D'URGENZA

A IMPEDIRE L'ASSASSINIO DI ELUANA ENGLARO. RICORDIAMOCI CHE SE A QUESTA DONNA, CHE NON HA ALCUNA PATOLOGIA, CHE NON E' VITTIMA DI ALCUN ACCANIMENTO TERAPEUTICO, VENISSE TOLTO IL SONDINO CHE PROVVEDE ALLA SUA ALIMENTAZIONE, ANDREBBE INCONTRO A UNA FINE ATROCE: LA MORTE PER SETE E FAME.

NON RASSEGNIAMOCI A VIVERE COME BRUTI, TRA I BRUTI. 

LA VITA VA DIFESA IN OGNI SUO ISTANTE, DAL CONCEPIMENTO ALLA MORTE NATURALE.

E RICORDIAMOCI CHE VA DIFESO ANCHE IL SUO SCIAGURATO GENITORE, CHIARAMENTE ORMAI INCAPACE DI VALUTARE I PROPRI COMPORTAMENTI. SE REALMENTE COMPIRA' LA MOSTRUOSITA' DI UCCIDERE LA PROPRIA FIGLIA, CHE SARA' DI LUI AL MOMENTO, INEVITABILE, IN CUI SI ACCORGERA' DI CIO' CHE HA FATTO?

4 DICEMBRE, A TRENTO, UN INCONTRO SUL 68

Incontro pubblico sul 1968.

Organizzato dall'associazione Libertà e Persona

Giovedì 4 Dicembre, ore 20.30, presso i Salesiani di Trento (entrata con parcheggio da via Brigata Acqui), ci sarà un incontro intitolato:

“Rileggiamo il 1968”.

Parleranno lo storico Paolo Deotto, sulla cultura sessantottina e suoi suoi effetti in generale, e il senatore Renzo Gubert, docente di sociologia,protagonista di quegli anni a fianco di Curcio, Rostagno, Boato, Sorbi... sul 1968 e dintorni a Trento. 


martedì 25 novembre 2008

UNA TELEFONATA DALLA SIGNORA NICOLE RAMADORI, GIORNALISTA

Stasera ho avuto la sorpresa di una telefonata, molto gradita, da parte della signora Nicole Ramadori, la giornalista di Rai uno che mi aveva intervistato per il programma del 13/11 dedicato a Eluana Englaro.

La signora Ramadori mi manifestava il Suo rincrescimento perchè io avevo associato la parola "censura" al Suo nome. Ci tengo quindi a precisare che ero soprattutto stupito per il ritardo con cui la trasmissione veniva messa in Rete. Inoltre non avevo nascosto il mio disappunto per le parti tagliate dell'intervista. La signora Ramadori mi ha fatto presente come però in Radio il tempo sia tiranno, e buona parte delle interviste subiscano tagli proprio per consentire di rimanere nel tempo programmato.

Del resto da parte mia non posso che ribadire che la signora Ramadori era stata nei miei confronti molto corretta e disponibile, nè mi aveva mai interrotto durante l'intervista (non sempre sono sintetico...). Mi rendo conto che del resto il singolo giornalista fa l'intervista, poi questa entra in un complesso di altre interviste, stacchi musicali, ecc., fino a costituire un intero programma, la cui sistemazione generale dipende da una regia e da una direzione, che fanno le loro scelte.

Tra l'altro, proprio gironzolando sul sito di Radio uno, ho ascoltato altri "speciali" di Radio notte, e ho sempre apprezzato i modi della signora Ramadori: cortesia, domande poste pacatamente, senza polemiche, disponibilità verso l'intervistato.

Quindi, pur mantenendo il mio rincrescimento perchè alcune frasi sono state tagliate (ma di questo, al più, mi lamento con la Rai) voglio ribadire che non desidero assolutamente associare questo mio rincrescimento alla signora Ramadori, della quale non ho potuto che apprezzare le doti. 

E quindi da questa mia modesta tribuna auguro alla gentile giornalista un buon lavoro e La saluto con sincera cordialità.

Paolo Deotto

lunedì 24 novembre 2008

SOLIDARIETA' AD ALBERTO ROSSELLI, MINACCIATO DI MORTE PER AVER SCRITTO LA VERITA'

MINACCE DI MORTE DOPO IL LIBRO SUGLI ARMENI


Il giornalista-scrittore genovese Alberto Rosselli come Roberto Saviano, autore di «Gomorra»
Qualcuno non ha gradito il suo saggio storico sull'olocausto per mano dei Turchi nel lontano 1915


di Rino Di Stefano, Il Giornale (Liguria Cronaca), Domenica 23 novembre 2008, p. 56

Roberto Saviano non è l'unico scrittore ad essere stato minacciato di morte per aver scritto un libro. Anche a Genova abbiamo un caso di questo genere. È pur vero che il giornalista napoletano, per sua stessa ammissione, non aveva valutato appieno le conseguenze della pubblicazione del suo libro «Gomorra». E dopo, soltanto dopo, si è reso conto a sue spese che il prezzo del successo era rinunciare alla vita, sotto scorta 24 ore su 24, con la costante paura di finire un giorno nel mirino della pistola di un camorrista. In Liguria, invece, abbiamo un altro scrittore che, occupandosi da sempre di storia, mai più pensava di suscitare una reazione del tipo Saviano solo per essersi occupato del dramma di un popolo avvenuto nell'ormai lontano 1915 in quel di Turchia:il massacro di un milione e mezzo di armeni in Anatolia. Secondo la Convenzione dei Diritti dell'Uomo delle Nazioni Unite, quello sterminio «è da considerarsi come il primo genocidio del XX secolo». Ed è proprio su quest i fatti, accertati da più fonti storiche, che il giornalista-scrittore genovese Alberto Rosselli ha scritto il libro «L'olocausto armeno», pubblicato dalle Edizioni Solfanelli di Chieti.
Il volume, 96 pagine di piccolo formato con un costo di 7,50 euro, vuole essere la testimonianza di come il piano di eliminazione di un intero popolo, non era soltanto il prodotto della politica attuata dal «sedicente partito progressista dei Giovani Turchi, ma traeva le sue profonde origini dalle antiche e mai del tutto sopite contrapposizioni tra la maggioranza musulmana turco-curda e la minoranza cristiana armena». Rosselli, da buon cronista storico, si limita a riportare ciò che avvenne in quei terribili anni. E dice, per esempio, che lo sterminio dei cristiani anatolici è già stato riconosciuto dal governo d'Israele nel 1994, dai Parlamenti russo, bulgaro e cipriota nel 1995, dal Vaticano e dal Parlamento Europeo nel 2000. Fatti accertati, dunque, e certamente nessun particolare mistero rivelato. Soltanto un'accurata e ampia ricostruzione delle vicende storiche che ha portato l'Europa a imporre «il riconoscimento del genocidio da parte di Ankara» quale condizione imprescindibile per l'integrazione turca nella UE.
«Il libro - racconta Rosselli - uscì nel 2007. Dopo alcuni mesi cominciai a ricevere a casa telefonate minacciose, sia nei mie riguardi, sia verso mia moglie. Voci sempre diverse ci dicevano che eravamo dei bastardi, che ci avrebbero ucciso e così via. E alle telefonate seguirono anche messaggi dello stesso tono via e-mail. A quel punto mi recai in Questura a denunciare il fatto, ma fu inutile. Pare, infatti, che le telefonate vengano dall'estero, così come le e-mail. In pratica, mi suggerirono di lasciar perdere e di non dare un peso eccessivo alla cosa. Il punto è che questi signori rivelano di conoscere perfettamente le mie mosse e quelle di mia moglie. Sanno persino che ho un cane e come si chiama. E questo può significare solo una cosa: da un anno mi controllano da vicino».
La situazione che più ha spaventato Rosselli è avvenuta sabato 27 settembre, cioè il giorno in cui a Anguillara Sabazia, amena cittadina sul lago di Bracciano, in Lazio, stava ricevendo il Premio letterario internazionale Arché, proprio per il suo libro «L'Olocausto Armeno». L'anno prima aveva vinto lo stesso premio per il saggio «Sulla Turchia e l'Europa». Quel pomeriggio, mentre si trovava in un albergo della zona, una voce con accento straniero lo ha chiamato al telefono della stanza e ancora una volta lo ha minacciato di morte, coprendolo di insulti. L'ultima volta in cui ha ricevuto queste minacce è stato domenica 26 ottobre, sul suo cellulare, mentre stava recando a Palazzo Tursi per partecipare al dibattito organizzato dal senatore Enrico Musso (Pdl) sul progetto del sindaco Marta Vincenzi di costruire una moschea a Genova.
Ma che cosa dice di tanto sconvolgente il libro di Rosselli perché il suo autore venga minacciato di morte da terroristi internazionali? Nulla che non sia già stato accertato in sede storica. Per esempio, racconta di quando, già nel biennio 1894-1896 le milizie ottomane, affiancate da quelle curde, rasero al suolo 2500 villaggi armeni sterminando circa 300mila persone tra uomini, donne, vecchi e bambini. Sempre nel 1896 il sultano Abdul Hamid ordinò quella che è passata alla storia come la «strage di Urfa». Le milizie del sultano costrinsero circa 3mila armeni terrorizzati a rifugiarsi nella locale cattedrale, alla quale poi diedero fuoco, causando la morte di tutti i fedeli. Non contenti, rapirono anche 100mila donne e costrinsero un egual numero di cristiani a convertirsi all'Islam. Ma il genocidio vero e proprio, racconta Rosselli, fu progettato nel 1913 quando il comitato centrale dei Giovani Turchi «pianificò il genocidio attraverso la messa a punto di un'efficiente struttura paramilitare, l'Organizzazione Speciale (OS), coordinata da due medici, Nazim e Shakir». In un intervento del 25 marzo 1915, il dottor Nazim, segretario esecutivo del comitato, disse: «La Jemiet (Assemblea) ha deciso di salvare la madrepatria dalle ambizioni di questa razza maledetta (gli armeni) e di prendersi carico di cancellare questa macchia che oscura la storia ottomana. La Jemiet, incapace di dimenticare tutti i colpi e le vecchie amarezze, ha quindi deciso di annientare tutti gli armeni viventi in Turchia, senza lasciarne vivo nemmeno uno, e a questo riguardo è stata data al governo ampia libertà d'azione». Il primo eccidio avvenne il 24 aprile 1915 quando 500 esponenti del Movimento Armeno vennero incarcerati e strangolati col fil di ferro. In un rapporto del 1917 l'ufficiale medico tedesco Hans Stoffels riferì di avere osservato a Mosul (Irak settentrionale) interi villaggi armeni con migliaia di corpi in decomposizione. «I bambini - racconta - precedentemente violentati, sodomizzati e torturati nei modi più orrendi». Poi inventarono «l'utile combustione»: i prigionieri armeni venivano buttati vivi dentro le caldaie delle locomotive per fornire energia addizionale ai mezzi. L'ultimo sterminio, racconta sempre Rosselli, avvenne nel 1922 a Smirne, quando il nuovo regime repubblicano di Kemal Ataturk, che continuava a negare il massacro, fece uccidere circa 100mila civili greci e armeni.

RIBADIAMO AL CARO AMICO ALBERTO ROSSELLI TUTTA LA NOSTRA SOLIDARIETA' E IL NOSTRO AFFETTO. LA SUA BATTAGLIA INTERESSA TUTTI GLI UOMINI CHE NON ABBIANO ANCORA DECISO DI RINUNCIARE ALLA LORO LIBERTA' E DIGNITA'


IL GIRO DELLA SETTIMANA 17 - 23 NOVEMBRE 2008

E' NATO L'HOTEL A ZERO STELLE

Settimana densa di avvenimenti. Qui in Italia tutto bene, e meglio ancora in Svizzera, dove i fratelli Frank e Patrick Riklin, intraprendenti albergatori, constatando la crisi del settore, hanno lanciato l'hotel così low cost che più low cost non si può. Infatti i due vivaci imprenditori hanno ottenuto dal comune di Sevelen, cittadina del Cantone di San Gallo, la gestione di un ex rifugio atomico, capace di 54 posti letto. Le comodità sono così ridotte all'osso – o meglio, non ci sono proprio – che con un costo di dieci franchi svizzeri (circa otto euro) si può pernottare in camerata con bagno sul piano. È comunque garantito il comodino con abat-jour vicino a ogni letto. Il sindaco ha imposto una sola clausola: “Qualora scoppiasse la terza guerra mondiale, il bunker deve tornare alla sua funzione originaria nel giro di 24 ore”. I fratelli Riklin hanno accettato senza batter ciglio, inaugurando così il primo hotel a “0” zero stelle. Tanto, la guerra mondiale non è proprio alle porte, e se scoppiasse... beh, probabilmente nessuno avrebbe più bisogno di hotel.

Facciamo quindi i migliori auguri ai due albergatori svizzeri, pieni di spirito di iniziativa e di ottimismo.

MA L'ANM CHIEDE AIUTO ALL'ONU (TUTTI PER ONU, ONU PER TUTTI)

Chi invece non mostra alcun ottimismo, e forse è anche convinto che la guerra mondiale sia alle porte, è il dottor Luca Palamara, presidente dell'ANM, che per chi è nato giovedì scorso chiariamo subito che è la Associazione Nazionale Magistrati. Questa è una benemerita associazione che ha per scopo la tutela dei magistrati. Orbene, mentre siamo sempre in attesa di una associazione che tuteli i cittadini dai magistrati (ma questo è un altro discorso...), il dott. Palamara, nella sua veste appunto di tutelatore degli associati, ha scritto all'ONU, si proprio quella roba che sta nel Palazzo di Vetro a New York, al relatore speciale per i diritti umani. Egli (il Palamara) ha invocato la tutela delle Nazioni Unite contro i vari attacchi subiti dai magistrati “a cominciare dal Presidente del Consiglio”. A questo punto sarebbe sommamente indelicato ricordare cosa disse il terribile Cossiga in una trasmissione televisiva (in diretta) al presidente dell'ANM. Ma già che ci siamo, diciamolo. Cossiga, con la sua abituale delicatezza, dichiarò: “Lei, con quella faccia e quel cognome, mi ricorda solo una marca di tonno”. Comunque, a parte ciò che disse il nostro brillante ex presidente della Repubblica, non è chiaro se l'ANM abbia in animo di chiedere anche l'intervento dei caschi blu dell'ONU, considerando che potrebbe nascere un pericoloso asse Alfano - La Russa, con lo scopo di dare l'assalto con truppe (appunto, d'assalto) alle sedi giudiziarie, per trarre in arresto i magistrati e deportarli alla Cayenna. Del resto, si fa notare in ambienti giudiziari, l'assalto sarebbe facile: infatti, come è a tutti arcinoto, i nostri magistrati si trattengono in ufficio fino alle ore più tarde, perché non sopporterebbero mai di far patire ritardi al cittadino che da essi attende giustizia. Quindi il magistrato, dopo una giornata lavorativa di trentasei-trentasette ore, ormai raso al suolo dalla stanchezza (esausto ma felice, perché pago del dovere adempiuto) diverrebbe facile preda della soldataglia sguinzagliata dalle forze oscure e reazionarie che hanno attualmente in mano il governo. Basti pensare che il ministro Brunetta è arrivato a dire che anche i magistrati sono dipendenti pubblici e anche loro devono render conto delle ore di lavoro svolte! Dove andremo a finire? Alla marcia su Roma? O c'è del marcio a Roma? L'unica in questi casi è la vigilanza democratica.

E ALLA SCALA GLI ORCHESTRALI STANNO ORCHESTRANDO QUALCOSA

In attesa comunque di vedere i bianchi blindati dell'ONU difendere le sedi giudiziarie, non possiamo non condividere le angosce degli orchestrali del Teatro alla Scala, che dimostrando di aver capito tutto della situazione nazionale E mondiale, e sull'ottimo esempio dei piloti Alitalia, hanno minacciato di mettersi in sciopero proprio il giorno di Sant'Ambrogio, quando, come vuole la tradizione, si apre la stagione scaligera. Il loro sindacato autonomo, che si chiama Fials, ha già fatto un po' di scioperini e scioperetti perché sostiene che il nuovo contratto accettato dai maggiori sindacati non riconosce le “specificità delle masse artistiche”. Giusto. O meglio, sinceramente non abbiamo capito cosa mai voglia dire questa frase, però è senza dubbio molto suggestiva e quindi ci associamo anche noi. E se qualche crumiro volesse invece suonare, suoniamolo! Quanto alle “masse” artistiche, solo una carogna starebbe lì a sottolineare che la Fials rappresenta sessanta dipendenti su novecento del Teatro alla Scala. Qui si parla di arte, e quindi bisogna parlare di qualità e non di quantità. E poi la massa è un concetto variabile, è se è “massa artistica” è anche un concetto creativo, quindi i numeri, simbolo dell'aridità più assoluta, non contano nulla. Forse la proposta migliore per risolvere la crisi l'ha lanciato quel giornalista che ha scritto: “non facciamo la Prima alla Scala, e mandiamo a quel paese quei rompiscatole”. Ma, da gentiluomini qual siamo, non vogliamo su queste modeste pagine influenzare il parere del Sindaco, essendo che esso è una Signora.

E IL NOSTRO BUON WALTER, CHE FA?

Né ci permetteremmo mai di voler influenzare le meditazioni del Walter, anche perché a questo punto ci sembra davvero di sparare sulla Croce Rossa, ma anche su quella Bianca, la Verde, la Santa Rita, insomma su tutte le ambulanze del 118. Ma insomma, considerate la situazione di questo pover'uomo. Resosi conto, con un certo sforzo, di non aver vinto lui le elezioni americane, è piombato nel marasma della nomina del Presidente della Vigilanza Rai. Ora, che sulla Rai ci sia da vigilare, è fuor di dubbio, ma sarebbe meglio se vigilasse un team di psichiatri e revisori dei conti. Ma, a parte ciò, il PD, che il Walter continua a sostenere che sia un partito da lui guidato, propone la limpida figura di Leoluca Orlando Cascio all'elevata carica. Il PdL risponde, più o meno, col famoso gesto di chi fa vedere dove si tiene l'ombrello. E fa malissimo, il PdL, perché l'Orlando Cascio, con la sua esperienza circa gli “amici degli amici” sarebbe stato il più indicato a vigilare su un ambiente fatto per lo più di amici degli amici degli amici. Ma tant'è, che si tiene una votazione e ne vien fuori finalmente il Presidente. Ira funesta del Walter. Perché? Il presidente è forse del PdL? Macché, è un suo senatore, si chiama Villari. Ma il Walter, non dimentico delle lezioni di democrazia apprese fin dalle sue giovani origini in un partito che amava così tanto la democrazia da imporla qua e là a suon di carri armati, dice: “Vergogna, attentato alla democrazia, il nostro uomo è nostro ma non è nostro”. Di Pietro, che da un paio di giorni forse aveva tralasciato la dose giornaliera di aloperidolo, gli vien dietro: “E' un golpe di Berlusconi!”. Insomma, Villari, dicono in coro, deve dimettersi, perché è una vergogna essere eletti con una regolare elezione. Ecco che il Walter ha il colpo di genio. In base al principio “largo ai giovani” propone la figura eminente di Sergio Zavoli, il quale, rianimato per alcuni istanti con massicce dosi di naftalina, dice “sì, sì”. Giubilo. Il PdL dice “Ok, ce lo teniamo pure noi”. Allora il Walter, che finalmente ha la situazione in pugno dice al Villari: “Ora dimettiti”. Il Villari gli risponde: “Col xxxxx” E qui non possiamo proseguire, per rispetto alle gentili Signore e ai fanciulli che potrebbero leggere queste righe. Sta di fatto che il Villari è lì e fa il Presidente, il Walter è pure lì e non sa che fare, mentre il Di Pietro va in giro e dice che lui spacca tutto. E il resto della sinistra piange e si dà a varie attività, chi all'uncinetto, chi alle passeggiate solitarie nelle selve e sui greti dei torrenti. Le solite fonti ben informate dicono che solo D'Alema abbia stappato massicce dosi di champagne. Ma vi riferiremo meglio, una volta controllate le fonti. Anche perché, sia detto tra di noi, del Presidente della Vigilanza Rai, che ce ne frega?
E con questa profonda meditazione, Vi salutiamo tutti e Vi auguriamo buona settimana.

domenica 23 novembre 2008

SOLIDARIETA' ALL'AMICO ALBERTO ROSSELLI, MINACCIATO DI MORTE PER IL SUO AMORE PER LA VERITA'

Questa notizia ci perviene da Genova.

Il giornalista e scrittore ALBERTO ROSSELLI, ottimo saggista, storico di grande valore, è minacciato di morte nei soliti modi mafiosi (telefonate minatorie, messaggi via mail ecc) per gli studi che ha pubblicato sul massacro degli Armeni. Con l'editore Solfanelli ha pubblicato nel 2007 un libro, "L'olocausto Armeno", in cui ripercorre la Storia di questa comunità perseguitata e sottoposta alle più crudeli vessazioni, fino ad essere sterminata con sistematicità dalle autorità turche. Parliamo dell'ormai lontano 1915, quando la Turchia musulmana pianificò e attuò il massacro dei cristiani di Anatolia, gli Armeni. Questo genocidio è già stato riconosciuto da moltissimi Paesi. Rosselli non ha quindi scritto cose sconosciute, ma le ha però esposte bene, dettagliate, portate alla conoscenza del grande pubblico col suo abituale stile giornalistico, e col suo abituale scrupolo di storico attentissimo alle fonti.

Ha fatto il crimine più imperdonabile che si possa fare in quest'epoca in cui predomina la vigliaccheria (dell'Occidente) e la volgare prevaricazione (dell'Islam): ha narrato la verità.

Non da oggi Alberto Rosselli è nel mirino di vigliacchi delinquenti, che lo minacciano, gli fanno capire di saper tutto di lui, della sua famiglia, delle sue abitudini. La Questura pare, duole dirlo, che non si sia mossa con la stessa solerzia che c'è alle volte, ad esempio, per gli specialisti in manifestazioni antimafiose, che fanno tremendamente chic, ma non cambiano una virgola della realtà.
Rosselli è autore di numerosi saggi, ha ricevuto diversi premi a riconoscimento della sua attività di storico, ha documentato con puntiglioso amore per la verità tanti "massacri dimenticati" del trascorso secolo (non ultimo quello dei cristiani nella Spagna prefranchista).
E' un uomo che di professione fa il giornalista e lo scrittore, e che ha sempre lottato per poter scrivere la realtà. 
Ma questo non va bene, se si tocca il tasto islamico. Allora bisogna tacere, e che importa se milioni di martiri cristiani vengono sepolti sotto mucchi di oblio e indifferenza?

Manifestiamo all'amico ALBERTO ROSSELLI, uomo giusto e libero, tutta la nostra solidarietà e il nostro affetto fraterno.

Domani, non appena sarà disponibile in Rete, trasmetterò il link per leggere l'articolo sul Giornale di oggi (edizione Genova)
 

MI HANNO DATO IL PREMIO "ATTILIO MORDINI" !!

Oggi ho ricevuto, nel corso di una giornata di studi organizzata dall'Associazione AESPI, il premio alla Cultura "Attilio Mordini". La soddisfazione è stata grande, anche perchè ho avuto l'onore di ricevere lo stesso premio assegnato a personaggi ben più importanti e meritevoli. Non ne cito che alcuni: Giano Accame, Piero Vassallo, Mario Sossi, Cesare Cavalleri. Ora, comunico questo non solo perchè sono di una presunzione rivoltante, e quindi bramo sopra ogni cosa onori, premi ed elogi. 
Comunico questo perchè, come è buon uso, vorrei dedicare il premio a un amico.
E ALLORA MI SIA CONSENTITO DEDICARE QUESTO PREMIO AL DIRETTORE DI STORIA LIBERA, DON BENIAMINO DI MARTINO, IDEATORE E DIRETTORE DI QUELLO STUPENDO SPAZIO CULTURALE, CHE TROVATE ANDANDO SU www.storialibera.it . NELLO SFACELO ATTUALE, CHE COINVOLGE ANCHE LA SANTA CHIESA, DON BENIAMINO E' UN FARO DI SICUREZZA, E' IL SEGNALE CHE ANCHE NELLE ACQUE PIU' TEMPESTOSE IL SIGNORE CI DONA SEMPRE UOMINI CHE SANNO PROCEDERE SICURI PER LA VIA DELLA VERITA', COSTI QUEL CHE COSTI. SI CHIAMANO SANTI. GRAZIE, CARO DON BENIAMINO, E ACCETTI QUESTA DEDICA CHE TENGO A FARE PUBBLICAMENTE, CON AMICIZIA E GRATITUDINE

martedì 18 novembre 2008

ELUANA, RICORSO A STRASBURGO, CASSAZIONE: NON BLOCCA LA SENTENZA

Riporto dall'ANSA di stasera:


ROMA - Il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo - promosso da 34 associazioni che si battono per la tutela ad oltranza della vita - non puo' bloccare gli effetti della sentenza della Cassazione che ha dato il definitivo 'via libera' al distacco del sondino che tiene in vita Eluana Englaro, la donna in coma irreversibile da ormai diciassette anni. E' questo il parere del Sostituto procuratore generale della Cassazione Marcello Matera che sottolinea come ''dal punto di vista tecnico la presentazione del ricorso in questione e' come se non esistesse: non ci sono norme giuridiche che possano bloccare il rispetto del verdetto della Suprema Corte''.

''Rimane solo la considerazione per la tristezza di quello che succede attorno al 'caso Englaro'. E' un imbarbarimento - aggiunge Matera - segno del fatto che stanno saltando tutti i punti di equilibrio stabiliti dalla Costituzione: quando la riflessione etica si sovrappone alla norma interpretata da un giudice terzo, come la Cassazione, vuol dire che salta un aspetto fondamentale della democrazia''.

Il ricorso e' stato fatto da 34 associazioni. "Abbiamo inviato i ricorso via fax, via e-mail e via posta, come prevede il regolamento", fa sapere Alfredo Granata, il legale che assieme alla collega Rosaria Elefante sta seguendo la vicenda. "Abbiamo invocato - aggiunge - la regola 39 che prevede l'applicazione dell'estrema urgenza", congelando ogni azione allo stato attuale fino a quando la Corte non deciderà. L'obiettivo è di ottenere un pronunciamento il più rapido possibile da parte di Strasburgo e "una sospensiva o un annullamento" della sentenza della Suprema Corte.


Non so nemmeno i nomi delle associazioni che hanno presentato il ricorso, ma ciò che mi preme sottolineare in questa notizia è un'altra cosa:

Il magistrato dott. Marcello Matera parla di "imbarbarimento" perchè non si sta in serena letizia a guardare il caso di una persona CONDANNATA A MORTE. Secondo questo valente uomo salta "un aspetto fondamentale della democrazia" ! Eccezionale. In altri termini, la Cassazione, che (è meglio ricordarlo) NON E' DIO, lavandosi le mani (perchè non è nemmeno entrata nel merito, ma ha deciso in base a puri formalismi giuridici) manda a morte una povera donna. A questo punto pretendono anche, i signori magistrati, che tutti stiano a guardare questo atto ABOMINEVOLE e hanno la spudoratezza di parlare di imbarbarimento! Questo conferma che ormai si è alla follia, pura e semplice. Questi personaggi non sono più in grado di capire il senso di quello che dicono. Non si sono neppure accorti che qui non è in ballo qualche elegante quesito giuridico, MA LA VITA DI UNA PERSONA. E SI SECCANO, POVERINI, PERCHE' QUALCUNO, ANCORA NON IMPAZZITO, FA QUALCHE "RIFLESSIONE ETICA".

Dobbiamo continuare intensamente a pregare per Eluana Englaro, ma anche per questo nostro povero Paese, che sta crollando in un baratro davvero mostruoso.


lunedì 17 novembre 2008

ELUANA ENGLARO - L'INTERVISTA parzialmente CENSURATA

E torniamo all'intervista su Radio uno. Finalmente è in rete, la trovate andando su http://www.radio.rai.it/radio1/lanotted ... 13&Q_APP=S



Ci sono voluti quattro giorni, il che mi sembra un po' tantino per i potenti mezzi della Rai. Comunque parlo di PARZIALE CENSURA perchè dal mio intervento sono stati eliminati alcuni passaggi.

In particolare, facevo notare come si vada affermando un concetto "selettivo" di vita degna di essere vissuta, e ricordavo che il regime nazista fu maestro nello sfoltire la popolazione, eliminando quanti erano ritenuti socialmente inutili o dannosi. I primi ad essere sterminati furono i malati di mente. E non c'era nulla di strano, visto che lo Stato si era autonominato Divinità, padrone della vita e della morte. Con amara ironia dicevo alla gentile intervistatrice che sia Lei sia io saremmo divenuti vecchietti, magari inabili, magari malati, e allora, procedendo su questa strada, avremmo avuto la gioia di sentire i nostri pronipoti che progettavano il modo di uccidere il bisnonno (nella legalità, ovviamente!), tanto orami era inutile. Ogni vita invece è sacra come tale, mi permettevo di dire, e non solo la vita di chi è giovane, sano, produttivo eccetera 

Orbene, non voglio dire che il testo della mia intervista sia stato travisato o tagliato in modo tale da renderlo non chiaro. La nostra posizione, quella che da mesi andiamo affermando, viene comunque spiegata.
Ma resto convinto che il riferimento al nazismo potesse offendere troppe orecchie delicate. Viviamo in una strana epoca, in cui si ammazza con facilità, ma ci si turba se le cose vengono chiamate col loro nome. Nè mi vengano a dire che si trattava di problemi di "spazio". Bastava ridurre di qualche secondo gli stacchi musicali...


Comunque, meglio così. La Rai non ha censurato una voce cattolica. L'ha solo resa più "garbata", per non turbare le orecchie democratiche...

domenica 16 novembre 2008

IL GIRO DELLA SETTIMANA - 10 - 16 NOVEMBRE 2008, NON L'HO SCRITTO

Oggi, domenica 16 novembre 2008, non sono riuscito a scrivere il consueto “Giro della settimana”, perché bisogna avere l'animo abbastanza sgombro per fare un po' di ironia, per scherzare. E argomenti su cui prendere un po' in giro i nostri politici non mancavano di certo. C'è un tale numero di buffoni e di imbranati che non è difficile farci sopra quattro risate.

Ma ho il cuore troppo gonfio di amarezza e di disgusto. Perché devo nasconderlo? Sono disgustato da quanto sta accadendo in questo nostro Paese, così bello e così ricco di potenzialità, ma così inquinato da ipocrisie, da follie, da sepolcri imbiancati che pretendono di darci lezioni e di ergersi a maestri di vita.

In questa nostra amata Italia è possibile mandare a morte una persona che ha la colpa, imperdonabile, di essere bisognosa di cura e attenzione continue, e quindi di essere fastidiosa. E la si manda a morte anche se c'è chi è ben disposto a continuare ad assisterla, come fa amorevolmente da anni e anni.
No: deve morire! Questo schifo di Paese deve essere fatto di tanti vermi sani, belli, efficienti, produttivi. Ma resteranno sempre vermi. Strisceranno e mangeranno la terra.
Questi vermi non hanno più la coscienza, non hanno più il cuore. Della vita, non gliene frega niente.

Eluana Englaro: da mesi ne parliamo. Abbiamo assistito alla follia di un padre che “si batte” per uccidere la figlia. Abbiamo assistito alla follia di giudici (e quelli di Cassazione, il massimo della sapienza giuridica!) che, capaci di sonnecchiare per anni su una sentenza, hanno trovato un'inusitata rapidità per decretare la morte di un'innocente, in un Paese che ha abolito la pena di morte, e l'hanno decretata per motivi procedurali. Non sono entrati nel merito della vicenda.
Due giorni, anzi, un po' meno. Per i signori della Cassazione sono stati sufficienti. Dovevano fare un week end tranquillo, e hanno sbrigato tutto rapidamente? Può darsi.

Ma, per favore, nessuno più venga a dire la trita e cretina frase “abbiamo fiducia nella magistratura”. Ma quale fiducia? Ma fiducia in chi? In personaggi ben pagati che con un tratto di penna in fondo a un foglio si liberano la coscienza e autorizzano un padre annebbiato nella testa e nel cuore a uccidere la figlia?

Almeno spero ardentemente che nessuno di questi epigoni di Ponzio Pilato venga a dirci di aver preso una “sofferta” decisione. Intanto si sono già arroccati nella tana della loro corporazione e il Consiglio “Superiore” (ma superiore a chi? A cosa?) della Magistratura ha già detto che non accetterà critiche. 

Che schifezza.

Un padre che farnetica e dice che “finalmente siamo in uno Stato di diritto”. La presunta legittimità diventa Idolo e si sostituisce ai valori più sacri, all'amore paterno, alla tutela della vita.

E in tutto questo liquame, come potevo mettermi a scrivere note scherzose sulle fesserie dei nostri politici? Su tanti politici che si sono detti “solidali” col povero padre annebbiato?

Ieri, e spero che non sia vero, ho letto che è in preparazione anche un libro, a firma di quest'uomo, su tutta la vicenda. Insomma, c'è già aria di business sull'assassinio che si preannuncia

Ma in che schifo di Paese siamo precipitati?

Il sangue dei giusti ricade su chi lo ha versato.

E chi si macchierà di questo delitto - che per ora, grazie al Cielo non è ancora avvenuto, e potrebbe anche non avvenire – diventerà anch'egli vecchio, magari malato, magari inabile. E allora invocherà di poter avere anche un secondo in più di vita, di questa vita che è così facile giudicare, quando è degli altri, e che è così facile decidere che finisca, per soddisfare i propri insani desideri di onnipotenza. E chissà se avrà vicino persone amorevoli o disgraziati pronti a farlo morire, considerandolo ormai un peso inutile e fastidioso...

Togliere la vita ! Folle e perversa imitazione di Dio, fatta da un uomo che ha perso il senno. Ma attenzione, tutti i debiti prima o poi vengono a scadenza e non è possibile spargere il Male senza restarne prima o poi travolti.
Intanto in quel di Lecco ci sono delle suorine che da anni accudiscono con Amore Eluana Englaro e che hanno chiesto di lasciarla a loro, perché ormai fa parte della loro famiglia. Ed è vero. La famiglia è il luogo primo dell'Amore. E l'Amore è vita, non è procurare la morte, oltretutto con la vigliacca ipocrisia di una dichiarazione di legittimità.

Buona notte a tutti, buona nuova settimana. Auguri infiniti alla nostra povera Italia. Che il Signore la sollevi dalla fogna in cui è sprofondata, prima che muoia, annegata nello schifo.


ELUANA ENGLARO - L'INTERVISTA CENSURATA

Provate ad andare su http://www.radio.rai.it/radio1/lanottediradio1/ 
Troverete ancora la trasmissione della notte del 12 novembre. Al termine di questa trasmissione si annuncia che il giorno successivo verrà trattato il caso di Eluana Englaro. Infatti, se vogliamo riassumere l'andamento dei fatti:

- il giorno 12 novembre vengo intervistato per telefono dalla giornalista Nicole Ramadori, che ha letto il nostro forum su Storia Libera; l'intervistatrice, molto cortese, mi comunica che la trasmissione andrà in onda tra le ore 1 e le ore 2 di notte (una fascia d'ascolto non certo molto frequentata), quindi nel giorno 13 novembre, e che sarà, il giorno successivo, scaricabile dal sito Rai
- come già diversi amici hanno constatato, la trasmissione della notte tra il 12 e il 13 non esiste. Le registrazioni scaricabili sono ferme, come dicevo sopra, al giorno 12 (ossia alla notte tra l' 11 e il 12). Poi, nulla
- se nello stesso sito scrivete nello spazio di ricerca la parola "eluana"o "englaro" o entrambe, la ricerca vi da "0" zero risultati.

In tal modo, visto che di sicuro sono ben pochi gli ascoltatori della radio nel cuore della notte, si è raggiunto, almeno per ora, il risultato di intervistarmi ma nel contempo di non farmi ascoltare da (quasi) nessuno. Come dire: ti dò la sensazione di interessarmi a quello che tu dici, ma poi ti metto in freezer. Ciò è bello e istruttivo.

Quello che dicevo nell'intervista non era diverso da ciò che scrivo da mesi sul caso di Eluana Englaro. Per antico vizio, chiamavo le cose col loro nome, ad esempio chiamavo l'assassinio "assassinio". Richiesto di un giudizio sul padre, mi limitavo a dire che non volevo giudicarlo, ma che, come padre di due figli, se da una mia azione o omissione potesse derivare la morte di uno di loro, preferirei spararmi un colpo in testa. E altre cose, quelle, appunto, che ripeto da mesi e mesi.

Non credo davvero di essere così importante da dover essere tacitato per non togliere ai giudici la necessaria serenità per giudicare. Del resto, i signori della Cassazione, forse pensosi del loro week end, sono stati velocissimi nel decidere che una persona può essere uccisa. Evidentemente non hanno avuto bisogno di molte e sofferte riflessioni.

Non direi queste cose, non parlerei di censura, se la signora Nicole Ramadori, che mi ha intervistato e alla quale ho inviato due mail, mi avesse dato qualche gentile chiarimento.

Sono sempre pronto a fare ammenda e a smentirmi. Ma per ora i fatti sono questi. E non sono per nulla belli.

venerdì 14 novembre 2008

LETTERA AL PADRE DI ELUANA ENGLARO

Egregio Signor Englaro,
oggi la Cassazione ha dato il definitivo OK; ora Lei può uccidere Sua figlia. Mi perdoni se uso la parola “uccidere”. Sono abituato a usare un italiano corretto, e quindi chiamo le cose con il loro nome. Privare del nutrimento una persona che non è in grado di provvedervi autonomamente, significa, molto semplicemente, ucciderla.

Lei aveva promesso, pochi giorni fa, di non rilasciare più dichiarazioni. Invece oggi ha parlato di nuovo. Ha detto che finalmente siamo in uno “stato di diritto”. Lei, insomma, ha vinto la sua battaglia.

Ma Lei, signor Englaro, non è un vincitore. Lei è uno sconfitto. Lei si è arreso di fronte al dolore. Ha detto che ora “finirà l'inferno”. L'inferno per chi? Per sua figlia in quello stato? E che ne sa se fosse un inferno o se, nella nuova, tristissima e difficilissima, condizione di vita non trovasse un conforto dalle cure amorevoli delle suore che da anni l'accudiscono?
Oppure è l'inferno per Lei, signor Englaro? E allora? Per sfuggire al nostro inferno, non troviamo nulla di meglio che uccidere una figlia?

Io ho due figli. Sono le persone che più amo al mondo. Per loro darei la vita. Ma se un mio atto, anche involontario, potesse causare la loro morte, allora spererei di morire prima io.

Lei è uno sconfitto perché non ha saputo piegarsi alla logica dell'Amore, quello vero, che alle volte ci chiede immani sacrifici. Ma è solo dall'Amore che deriva la vita. Ci sono tante persone che accudiscono un figlio, o un genitore, o un coniuge, affetti da mali incurabili, e giorno dopo giorno condividono la sofferenza e il dolore, fino all'ultimo istante di vita, di quella vita di cui sanno di non poter disporre a loro piacimento. Sono personaggi oscuri, che non avranno mai, come ha avuto Lei, le glorie della cronaca. Non uccidono. Soffrono, condividono, perché la vita, col suo mistero, a un certo punto ha chiesto loro questo immenso sacrificio.

Signor Englaro, pensi a quello che sta per fare. Dei magistrati ai quali ben poco interessa sia di Lei, sia di Sua figlia (tant'è che hanno trattato la vicenda solo sotto il profilo formale) con decisione pilatesca Le hanno messo in mano una pistola.

Ma non Le hanno dato l'obbligo di sparare.

In nome di Dio, se questo ha per Lei un senso, o in nome almeno di quell'amore che non può non avere per Sua figlia, in nome di quell'amore che adesso è accecato da chissà quali turbamenti della Sua mente e del Suo cuore, getti via quella pistola.

Io la supplico, come padre, come cristiano. Non diventi un assassino. Lei è stato stordito da una pubblicità insana, alimentata da tanti che su di Lei, sul Suo dramma, hanno costruito i loro castelli ideologici. Non diventi un assassino. Lasci Sua figlia da quelle buone suore che da anni ne hanno cura. Perché non vuole farlo?
Chi fin qui ha usato del Suo dramma è abbastanza cinico da lasciarla solo quando Lei avrà fatto lo sciagurato gesto che mi auguro non faccia. Andrà a cercare un altro caso – ce ne sono purtroppo tanti – andrà ad alimentare altro dolore e confusione. L'ideologia di morte è insaziabile.

Signor Englaro, poche settimane fa sembrava che Sua figlia dovesse morire per una grave emorragia. E Lei si era comportato come qualsiasi padre, angosciato di fronte al rischio per la vita di un figlio. Perché?

E ora vorrebbe uccidere quella stessa figlia la cui possibile morte la turbava poche settimane fa? Ma capisce che tutto ciò è pazzesco? O meglio, tutto ciò dimostra che nel Suo cuore c'è ancora qualcosa. Dia ascolto a quella voce in fondo al Suo cuore, quella stessa voce che le ha portato l'angoscia. La voce della coscienza, la voce di un padre che ama la figlia.

Le è chiesto di soffrire, di condividere la sofferenza con Sua figlia, giorno per giorno, amandola come solo un genitore può amare. L'alternativa è ucciderla.

E se lo farà, avrà Lei il coraggio di star seduto vicino a sua figlia, di seguire i lunghi giorni di una terribile agonia? E se Lei davvero avrà la spaventosa freddezza di dare la morte a Sua figlia, chi mai potrà liberarla dal rimorso? Non sarà “finito” l'inferno, signor Englaro. Inizierà un istante dopo la morte, dopo atroce agonia, di Sua figlia.

Io La supplico, non divenga un assassino. Lasci Sua figlia dalle suore, accetti che nella vita possono accadere fatti che non possiamo capire, né tanto meno dominare. Si liberi finalmente da quella corazza di freddezza che altri Le hanno imposto.

C'è un Amore più grande, che ci supera e ci consola. Lei probabilmente non l'ha incontrato. E' l'amore di Cristo. Ma Lei, come tanti altri che pur non hanno incontrato Cristo, ha avuto il dono di un figlio, la possibilità quindi di esprimere tutto il bisogno di amore che c'è nel cuore di ogni uomo sano.

Lei è vecchio, ormai. Deve vincere ancora la Sua battaglia. Deve vincere quei fantasmi oscuri che si agitano dentro di Lei, che vorrebbero trasformare le Sue mani, le mani di un genitore, che per il figlio devono avere solo carezze, nelle mani del boia. Non c'è nulla di perduto, Lei è ancora in tempo. Viva la Sua vecchiaia con quella poca gioia che Le sarà concessa, perché senza dubbio Lei è portatore di un grande dolore.

Ma non viva la Sua vecchiaia con un pensiero che ogni giorno si farà più martellante: “Io ho ucciso mia figlia!”

Signor Englaro, la pianti di nascondersi dietro il paravento della “legittimità”! Non deleghi la Sua coscienza alle carte bollate e alle sentenze.

Lei sa perfettamente che sta per ammazzare Sua figlia.

Io so che pregherò molto per Lei. E vorrei inginocchiarmi davanti a Lei, chiederle per pietà di fermarsi. La supplico!

Paolo Deotto

lunedì 10 novembre 2008

IL GIRO DELLA SETTIMANA 3 - 9 NOVEMBRE 2008

AUGURI AL NUOVO RE DEL BHUTAN

Settimana densa di avvenimenti. Qui in Italia tutto bene, e meglio ancora in Bhutan, dove il ventottenne, laureato a Oxford, principe Khesar Namgyal Wangchuck, è stato incoronato Re di quel remoto Paese, ultimo regno buddhista himalayano indipendente,dove vivono circa settecentomila persone che pare se la passino davvero bene, visto che il Bhutan figura nelle statistiche come l'ottavo Paese più felice del mondo. L'incoronazione è stata voluta dal padre, Re e ora ex – Re, Jigme Singye Wangchuck, che solo nel 1999 aveva concesso l'uso di Internet e televisione e deciso l'asfaltatura delle strade nonché la democratizzazione - cauta – del regime. L'ex Re gode di ottima salute e ha abdicato perché è sicuro che la inevitabile transizione verso la modernità potrà essere guidata meglio dal figlio. Tanti auguri quindi al novello monarca e ai suoi sudditi, e tanti auguri di un sereno pensionamento anche all'ex monarca, che ha dimostrato che con una gelosa custodia delle proprie radici e tradizioni un popolo vive felice. Speriamo in bene per il futuro.

MA A WALTER, CHI CI PENSA ?

Ma se in Bhutan festeggiano il nuovo Re, continuano invece le amarezze per il nostro Walter nazionale, fermato in aeroporto mentre si stava imbarcando su un jet per Washington, con in tasca la lista dei ministri, viceministri e sottosegretari del PD da sottoporre al neo eletto Presidente Obama. Il Veltroni, che è stato con discrezione accompagnato in una saletta dell'aeroporto da un paio di signori taciturni in camice bianco, era infatti convinto che, poiché il PD, sotto la sua direzione, aveva dato un apporto decisivo alla nomina del nuovo presidente demonegro, spettasse a lui proporre la lista dei ministri. Mentre i due silenziosi, garbati, ma decisi signori in camice bianco lo conducevano in appartata saletta, il Walter mormorava: “sono solo 156 nominativi, il minimo che posso fare per soddisfare tutte le correnti che ho nel partito...” Poi gli hanno dato una Barbie e un Ken negretti, avvolti entrambi nella bandiera a stelle e strisce e il pover'uomo si è calmato, rendendo così inutile il siringone di Serenase che già era stato preparato per la bisogna.

E NON SOLO A LUI. DI MALATI, CE NE SONO TANTI...

Comunque, a fronte di un Veltroni sedato, restano molti altri bisognosi di cure, ma per ora non sottoposti a TSO, data la loro limitata pericolosità. Infatti l'epidemia (forse una misteriosa metamorfosi del virus influenzale) ha colpito diversi direttori di giornali. La nuova malattia ha già un nome, “quattronovembrite”, e si manifesta con la pervicace convinzione da parte del malato che il quattro novembre 2008 sia stata finalmente eletta una Nuova Divinità. Secondo alcuni medici la malattia non c'entrerebbe nulla col virus influenzale, ma sarebbe causata dalle mille porcherie che gli spacciatori mischiano alla “roba” buona per allungarla. Non è ancora ben chiaro. Per ora sono chiari i sintomi: sfacelo quasi totale dei neuroni, emissioni di rauche grida di trionfo e poi redazione di titoli folli. Alcuni esempi: da L'Unità: “4.11.2008 Nuovo mondo”, “Un pianeta migliore”. Da Il Riformista: “Sembra che parli ma prega”. Dal Manifesto: “E' crollato il muro di Washington”. Dal Corriere della Sera: “Tutto il mondo balla, da Berlino a Londra, da Parigi all'Africa”. Un primo tentativo terapeutico è miseramente fallito. Quando infatti alcuni hanno fatto notare che Obama non solo era umano e non divino, ma aveva anche manifestato il suo favore alla pena di morte e alla prosecuzione della lotta al terrorismo (“Dobbiamo catturare Osama Bin Laden e i capi di Al Qaida e ucciderli se necessario”) i malati non hanno battuto ciglio e hanno continuato nelle loro manifestazioni di giubilo.

PER FORTUNA, ABBIAMO GLI STUDENTI DEMOCRATICI

Del resto, quello di manifestare senza saper bene perché lo si fa è uno degli sport nazionali attualmente più in voga, come dimostrano le frotte di studenti che in questi giorni allietano le principali città con le loro passeggiate democratiche. Di sicuro chi manifesta non si annoia in aula, e questo è già un bel risultato. Se poi vuole anche in strada combattere la noia, quale miglior diversivo del blocco ferroviario? Così a Roma ci hanno provato, in qualche centinaio, a bloccare la Stazione Ostiense, protetta da pochi poliziotti che, orrore e abominio, hanno dovuto distribuire qualche manganellata per impedire che i bravi giovani andassero a sedersi sui binari. “Ci hanno respinto con la violenza”, questo è il grido di dolore che si è alzato dai manifestanti, che per non sbagliare, e dimostrare che loro invece sono miti e pacifici, hanno demolito un'auto parcheggiata fuori dalla stazione. Forse l'hanno fatto perché era “euro zero” o “euro uno” e in tal caso avrebbe gravemente inquinato l'ambiente.
Ma non solo gli studenti democratici sono preoccupati per l'ambiente: sono anche innovatori e hanno idee d'avanguardia. Alcuni di loro hanno infatti dichiarato che “il movimento degli studenti è apolitico e apartitico, ma democratico e antifascista e collegato alle lotte dei lavoratori”. Frasi così nuove che molti nonni democratici, che ora usano l'eskimo per coprirsi le gambe sulla sedia a dondolo (o a rotelle, nel peggiore dei casi), hanno reagito con lacrimoni di commozione, pensando ai bei tempi andati, quando lacrimavano per i lacrimogeni.
In mezzo a tante lacrime c'è comunque chi non demorde ed è sempre in prima linea per la difesa della legalità repubblicana e contro tutte le tentazioni autoritarie, anche le più nascoste. Magari anche quelle che non ci sono, ma non si sa mai, potrebbero esserci domani, e quindi è meglio mettersi avanti.

E, CON DI PIETRO CHE VIGILA, POSSIAMO STARE TRANQUILLI !

Di chi parliamo? Ma è chiaro! Di Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei bollori, pardon, dei valori. Di recente il Di Pietro ha scoperto e reso di pubblico dominio un altro progetto criminale della cricca al potere, e ha rivolto una sferzante interrogazione al Ministro per l'Ambiente, chiedendogli cosa intenda fare contro la minaccia rappresentata dalle “scie chimiche”. Cosa sono? Boh! Non dovrebbero essere nulla, avendo già eminenti scienziati spiegato che le “scie chimiche”, molto semplicemente, non esistono. Ma il Di Pietro non è così ingenuo da farsi far fesso da quattro scienziatucoli! Infatti egli teme seriamente che le scie che si notano in coda ai jet in alta quota, e che anche i bimbi (in genere dopo il primo semestre del primo anno d'asilo) sanno che sono fatte di gas di scarico e di vapor acqueo, in verità nascondano “misteriose particelle introdotte al fine di creare modificazioni climatiche”. Si potrebbero così creare “alluvioni o siccità a comando”. Chi poi lo faccia o in che modo, questi sono particolari secondari, e inutili pignolerie. Dove andiamo a finire, se i difensori della democrazia devono anche spiegare quello che dicono? Già ci difendono, giorno per giorno, contro il governo Berlusconi, che ha in progetto la riapertura dei campi di concentramento, l'introduzione della schiavitù e la replica del terremoto di Messina, e poi noi pretendiamo anche che diano conto del loro parlare?

ONORE AI DIFENSORI DELLA DEMOCRAZIA

Siamo onesti. I difensori della democrazia hanno avuto un sacco di lavoro da fare e noi dobbiamo rispettarli di più! Pensate che hanno dovuto risollevare l'Italia che era crollata nell'abominio della vergogna dopo la diabolica e orribile battuta di Berlusconi su Obama! Hanno girato il mondo, hanno riallacciato rapporti, hanno spiegato che il governo nazista in Italia ha i giorni contati. Ora sono esausti, ma sereni. E ci hanno anche insegnato come è importante misurare sempre ciò che si dice o ciò che si scrive. Si sono dati così tanto da fare che, poveretti, non hanno più avuto le energie per dire una parola di rimprovero su chi ha scritto sui muri milanesi al vicesindaco De Corato “Muori, pezzo di merda”, né hanno potuto redarguire lo scrittore Andrea Camilleri, che ha detto che la ministra Gelmini “Non è un essere umano”. Poveretti, non avevano detto nulla nemmeno quando il mite rifondaiolo comunista Caruso aveva previsto gambizzazioni per gli avversari politici.
Erano stanchi, esausti, per l'incessante vigilanza democratica a cui li obbliga lo spaventoso regime di centrodestra. Si sono addormentati nei loro lettini, stringendo un piccolo Lenin di peluche, e mentre la nonna cantava, sempre più piano, “Bella ciao”, si sono addormentati, sognando un mondo migliore, democratico, antifascista. Buon riposo a loro, e arrivederci alla prossima settimana.

domenica 9 novembre 2008

IL CONVEGNO DEL 7 NOVEMBRE A GENOVA SU “IL SESSANTOTTO TRA L’UTOPIA E IL NULLA”

Un breve riassunto


Il 7 novembre 2008, alle ore 16.30, si è tenuto a Genova l’annunciato convegno dal titolo “Il sessantotto tra l’utopia e il nulla”.

Il luogo di raduno difficilmente poteva essere più bello: la Sala dei Chierici della biblioteca Berio, la biblioteca comunale di Genova. Il palazzo ospitava, dal milleseicento, un seminario e conserva ancora, nonostante gli inevitabili restauri, l’armonia e la grazia dell’epoca.

E prima di parlare del convegno, è giusto rendere onore alla persona che con la sua passione e la sua tenacia l’ha reso possibile: la signora Miriam Pastorino, appassionata Presidente dell’associazione Voltar Pagina, un ente culturale ricco di iniziative belle e interessanti. La signora Pastorino, con la grinta e la decisione che sa avere, pur col suo sorriso e la sua grazia, è riuscita ad aprire le porte di un’amministrazione comunale che probabilmente, forse, avrebbe fatto volentieri a meno di un convegno tenuto da persone decisamente “fuori dal coro”. Un sincero grazie quindi alla valorosa Presidente, che ha anche introdotto il tema del convegno, coordinato poi dal bravissimo Mario Bozzi Sentieri. Purtroppo non è mancato un doppio imprevisto spiacevole: l’assenza sia del prof. Piero Vassallo, bloccato a casa dall’influenza, sia di Pucci Cipriani, che di recente, insieme a Francesco Agnoli, ha pubblicato con Fede e Cultura un libro sul 68. Cipriani era “disperso” sulle linee ferroviarie, in uno dei tanti treni bloccati dai bravi giovinetti che, in attesa di capire cosa abbia deciso la ministra Gelmini, bigiano la scuola, occupano stazioni ferroviarie, ma il tutto lo fanno con profonda coscienza politica e, ovviamente democratica. Questo singolare concetto di democrazia ha fatto sì che il nostro Pucci Cipriani si trovasse, e con lui migliaia di altri viaggiatori, prigioniero per ore e ore sul treno con cui prevedeva di arrivare a Genova.
Quali relatori sono quindi rimasti Marco Iacona, il sottoscritto e, non previsto ma graditissimo, l’avv. Mario Sossi, già magistrato, che fu a suo tempo una delle prime vittime dei sequestri “politici” dei delinquenti delle Brigate Rosse.

Numeroso e attento il pubblico, nella sala che registrava il “tutto completo”.

La signora Miriam Pastorino ha introdotto l’argomento, sottolineando l’importanza di un convegno che potesse servire per capire questo fenomeno, il sessantotto, che tanto ha condizionato, e condiziona, la nostra vita, e che ha voluto distruggere le tradizioni, lasciando però al posto di queste il nulla, con tutte le conseguenze che il nulla, la mancanza di riferimenti validi e solidi, comporta. Senza tediare il lettore con la relazione sui vari interventi, mi limiterò a riferire che è emersa una valutazione uniforme sul sessantotto come esplosione, tutt’altro che spontanea, ma al contrario mirata e organizzata in senso marxista, di una contestazione globale che aveva come scopo la distruzione di una società e dei valori, quelli cristiani, sui cui questa Società, pur con le sue mille manchevolezze, era costruita. La morte del concetto di “dovere”, l’affermazione folle di ogni capriccio denominato come “diritto” nasce da quel periodo, nel quale grave fu la responsabilità di governanti imbelli e di cattolici di poca fede, che andarono al rimorchio del massimalismo distruttore comunista. L’insegnamento, ossessivo e martellante, dell’odio, minò la moralità di una generazione, e generò quell’onda lunga, purtroppo ancora potente, che trasforma l’avversario in “nemico”, in persona da distruggere, annichilire, col quale l’unico dialogo possibile è quello omicida. Si è sottolineato come in tante commemorazioni del sessantotto si sia ormai completamente censurato questo aspetto, che è invece quello sostanziale e distruttore del fenomeno sessantottino, non per nulla nato e pilotato sotto l’egida della più disumana delle ideologie, quella marxista. È quindi urgente e necessario tornare sull’argomento, perché la vulgata continua a presentarci un sessantotto tutto rose e fiori, fatto da giovini idealisti che volevano rinnovare una società vecchia e autoritaria. L’hanno rinnovata, coi risultati che a tutt’oggi ci inquinano vita e coscienze: il disordine come metro di vita, l’aborto come “diritto”, la totale mancanza di speranze, inevitabile in chi ha voluto distruggere le proprie radici, sputare sulla tradizione, fare, per dirla col padre Dante “di libito sua legge”. Il gioco fu funzionale agli interessi comunisti: una società slegata, priva di identità e di valori, non ha più le categorie morali per respingere la barbarie marxista. E infatti di lì a pochi anni avremmo avuto la vergogna dei governi di “solidarietà nazionale”. Ma è urgente rendersi conto di questo inganno che dura da quarant’anni, per recuperare, soprattutto per il bene dei nostri giovani, per il loro avvenire, quei valori, eterni e indiscutibili, che sono gli unici sui quali possa fondarsi una società ordinata e sana. I valori cristiani.

Tra gli interventi vorrei citare solo quello dell’avvocato Sossi, perché stato breve, ma chiarissimo e di straordinaria efficacia. Sossi ha chiarito come il nichilismo sessantottino sia l’origine di storture terribili che tuttora patiamo. E, solo per fare alcuni esempi, ha citato la negazione dei principi di civiltà più elementari, quali il principio di reciprocità (e questo si vede molto bene in campo religioso, dove i cristiani vengono sempre più repressi in nome di un falso “dialogo” interreligioso), e soprattutto la negazione dello stesso diritto naturale, sicché viviamo ormai, di fatto, contro natura. Basta vedere i cosiddetti “nuovi modelli di famiglia”. L’uso sessantottino della menzogna come normalità è all’origine di tanti fenomeni gravi. Uno per tutti, ricordava l’avv. Sossi, la vergognosa diffamazione di Pio XII.

Diversi interventi hanno poi mostrato come il pubblico fosse interessato e partecipe. Purtroppo, come sempre, il tempo è tiranno e alle 19 si è concluso tutto, dovendosi liberare i locali della biblioteca.

Credo che sia stato davvero un pomeriggio, come suol dirsi, ben speso. È stata l’occasione, di certo da ripetersi, di dare una voce e un’analisi “fuori dal coro” di piatto conformismo che ha fin qui caratterizzato le commemorazioni sul sessantotto (registrandosi purtroppo prese di posizioni a dir poco bizzarre anche da parte di alcuni esponenti della Destra, preoccupati forse di non mostrarsi abbastanza “giovanilisti”). Di sicuro la vulcanica attività della Presidente Pastorino darà presto l’occasione di ritrovarsi per altri momenti di riunioni di approfondimento sui temi più urgenti nella nostra epoca.

E in chiusura di questo breve riassunto, mi permetto di segnalarvi che un prossimo convegno sul sessantotto, organizzato da Francesco Agnoli, si terrà a Trento il 4 dicembre prossimo. Sarò più dettagliato quando disporrò a mia volta del programma definitivo.

Paolo Deotto

domenica 2 novembre 2008

IL GIRO DELLA SETTIMANA 27 OTTOBRE - 2 NOVEMBRE 2008

GELLI MINACCIA, MA LA ROSY VIGILA

Settimana densa di avvenimenti. Qui in Italia tutto bene, compreso Licio Gelli, che in attesa di apparire in televisione in un programma su sé stesso, ha incautamente pensato che l'Italia sia un Paese in cui chi vuole può dire la propria opinione. Così l'ha detta, il Licio, e poiché ha parlato bene di Berlusconi, e ha anche detto che i magistrati, non essendo mai chiamati a pagare i propri errori, rappresentano il vero “potere forte”, ha scatenato le preoccupazioni della Bond-girl del Parlamento, Rosy Bindi, che ha invitato a “essere vigilanti sui pericoli che corre la nostra democrazia”. Come dar torto alla bella Rosy? Dopo le vere feste della democrazia degli ultimi giorni, finalmente eravamo tranquilli: tra canti gioiosi di “Bella ciao” e garruli cortei che attraversavano le vie delle principali città, abbiamo avuto pestaggi, blocco di attività didattiche, blocchi stradali e ferroviari, assedio del Senato da parte di una mandria di studenti urlacchianti. In questo clima sereno, democratico, antifascista e, mi voglio rovinare, intelligentemente propositivo, in questo sana e soprattutto tollerante rinascita partecipativa, ecco che spunta il demonietto, Licio Gelli, che parla bene del demonione, Silvio Berlusconi. Non solo, ma dice anche che forse la magistratura sarebbe un pochetto da rimettere a posto. Orrore. Ma come? Un Paese che è così saldamente protetto dai valorosi magistrati, che ad esempio mostrano un raro equilibrio mettendo in libertà (col solo obbligo, poverello, di fare la nanna in carcere) un tizio che diciassette anni fa ha massacrato mamma e papà per ereditare, questo Paese che può dormire sonni tranquilli, ora viene foscamente minacciato da Licio Gelli? Bisogna vigilare. E quindi vigiliamo. Se vedete rigurgiti fascisti, telefonate subito alla Rosy, o mandatele una mail. Inutile dire che il mio blog è a disposizione per ogni segnalazione di rigurgito. Anzi, quasi quasi apro una “sezione rigurgiti”, ma prima chiedo consiglio a qualche medico esperto nel settore delle malattie del tubo digerente.

E COSSIGA, CATTIVO, DISSENTE

Chi manifesta un certo dissenso con la Bond-girl è l'emerito Presidente, senatore Francesco Cossiga, che ha rilasciato dichiarazioni da cui traspaiono velate critiche. Ve le riportiamo pari pari: “Pensavo che Rosy Bindi fosse brutta ma intelligente, mentre è brutta, cattiva e cretina”. Certo che Cossiga è cattivello. È arrivato a dire, per esempio, riferendosi al partito di Di Pietro che “il fascismo di oggi in Italia si chiama Italia dei Disvalori o partito delle Forche e Manette.” Ora gli osservatori politici più acuti riferiscono che Di Pietro sta pensando (e questo è già un fatto degno di nota) a come rintuzzare queste accuse. La Rosy invece non sta pensando. I soliti osservatori politici più acuti dicono che non c'è nulla di strano, perché non lo fa mai, ma sono voci non controllate, e quindi le riferiamo come tali.

MENO MALE CHE C'E' BEPPE DEL COLLE

In effetti qualche contrasto c'è. Per fortuna le idee chiare le ha un uomo che per noi è da sempre un vate, l'editorialista di Famiglia Cristiana, Beppe Del Colle. Il Beppe, dopo una dozzina di flebo di fosforo, ha sparato uno di quegli editoriali che lasciano di sicuro un segno nella storia del giornalismo. Infatti ci dice che in Italia esiste un disagio, e questa è già una scoperta che merita almeno un Nobel. Già, ma perché c'è il disagio? Perché il centrodestra sottovaluta o mistifica la protesta contro la ministra Gemini Addirittura, ci informa il Beppe, quella carogna di Berlusconi era arrivato a ipotizzare la presenza di “facinorosi” tra i protestatari. Vergogna e orrore. Facinorosi non ce ne sono, dice il Beppe. Se poi a Roma sono volate legnate, tavolini e sedie e qualche testa si è rotta, forse si trattava di discussioni un po' animate e i giovani feriti potevano benissimo essersi procurati le lesioni facendosi maldestramente la barba. Se a Milano è stata bloccata la stazione di Lambrate, ciò è dovuto semplicemente al fatto che i trenini elettrici da sempre appassionano i bimbi, e visto che ultimamente in piazza le mammine portano anche i bimbi, che c'è di strano se i garruli fanciulli, consumata una merendina democratica, vogliano concludere la manifestazione vedendo da vicino qualche trenino? Bisogna anche dare atto al Beppe dello sforzo titanico che ha fatto dicendo che la stima di duemilioni e mezzo di manifestanti a Roma era da manicomio. Ma la cura di fosforo ha mostrato tutta la sua eccezionale efficacia nel punto in cui il valoroso editorialista ci comunica che la vera preoccupazione è la recessione economica, che porta aumento della povertà e disoccupazione, nonché aumento del fenomeno del precariato nel lavoro. E noi che pensavamo che il vero problema degli italiani fosse, ad esempio, l'estinzione del calabrone gigante del Gabon. Meno male che il Beppe ci tiene informati. Che poi tutte queste cose c'entrino come il cavolo a merenda con le manifestazioni contro la ministra Gelmini, vabbè, non perdiamoci nei dettagli.

A PORTARE CHIAREZZA ARRIVA DARIO FO

L'importante è manifestare; quanto al capire perché lo si faccia, e se proprio è il caso di farlo, queste sono domande brutte. Quasi da rigurgito, e poi la Rosy si agita. Chi ad esempio non rigurgita è il Dario Fo, sì, proprio quello a cui anni fa degli attempati signori, evidentemente serviti da un pusher che dava loro roba pessima, hanno conferito il premio Nobel. Il Fo, estratto dal fialone di Gerovital in cui abitualmente vive, è andato all'Aula Magna dell'Università Statale di Milano e ha portato ai giovani un messaggio di equilibrio e tolleranza, all'insegna del vecchio motto “poche idee, ma ben confuse”. Ha detto che “non basta pretendere ciò che si può, bisogna capovolgere l'ordine” e poi anche che “non bisogna mollare, non basta occupare, ma inventare un nuovo modo di studiare e fare cultura”. Gli infermieri del Pio Albergo Trivulzio, preoccupati per la sua assenza, quando lo hanno ritrovato lo hanno rimesso nel fialone di Gerovital e lo hanno calmato promettendogli una razione doppia di merenda e un paio di slip con l'effige del Che in posizione topica. Da fonti ben informate si apprende che il Fo ha battuto le mani e ha scritto di getto un paio di atti unici sulla rivoluzione.

MA INVECE NON FINISCONO MAI I TORMENTI DEL WALTER

Per un Fo contento, ci rattrista dover registrare un Walter sempre più scontento. Pover'uomo. È da sperare che abbia fatto il vaccino antinfluenzale, perché è così attorniato dalle correnti che rischia quantomeno una brutta infreddatura. Infatti i suoi compagni di partito (il PD, per intenderci, e non fate i pignoli iniziando a dire “ma che cavolo è” e brutte frasi del genere...) gli hanno detto che fare il referendum contro la legge Gelmini è un poco una fesseria. E poi c'è D'Alema che spiega che a lui dell'unità del Pd gliene fa un baffo, c'è Rutelli che dice che bisogna dialogare col centro, ossia con l'UDC, c'è Di Pietro che vuole uccidere e poi arrestare più o meno tutti, c'è Casini che per le amministrative di Trento si allea col PD, ma per quelle abruzzesi riscopre il vecchio amico Mastella. E in mezzo a tutto questo bailamme il povero Walter cerca di avere anche lui qualcosa da dire, e così dice che i pestaggi tra studenti sono nati da un'aggressione fascista col tacito appoggio delle forze di polizia. Poi su YouTube appare il filmino da cui si vede tutto il contrario, ossia che gli studenti di sinistra (studenti curiosi, tra l'altro: uno degli arrestati ha 39 anni: ripetente?) attaccano per primi e che la Polizia interviene in pochi minuti a dividere i contendenti. Che era poi quello che il Governo aveva già riferito alle Camere. Addirittura Repubblica dà torto al Walter, che se non compie gesti disperati è solo per l'improvvisa solidarietà che gli arriva nientemeno che dal Di Pietro, che sostiene che la ricostruzione del Governo è una “bassezza mediatica”. La frase è così ad effetto che poi il Di Pietro ha preteso che i suoi consiglieri gli spiegassero anche il significato. Quando glielo hanno spiegato, gli è piaciuto così tanto che ha afferrato il tam tam per comunicarlo subito ai suoi fedelissimi.

INVECE I PILOTI SONO FELICI: FINALMENTE POSSONO PERDERE IL LAVORO

Meno male che in tutto questo bailamme almeno c'è un punto di chiarezza, ossia gli infiniti danni fatti dalla legge Basaglia. Infatti grazie a questa ben nota normativa, molti matti sono a spasso e nell'occasione si sono associati per dire alla Cai, la società che dovrebbe rilevare il cadavere Alitalia, che loro non firmano più quello che avevano promesso di firmare prima. Il loro leader è un signore che si chiama Fabio Berti, comandante pilota, che ora può annunciare felice ai suoi associati “ragazzi, siete tutti disoccupati”. Gioia e tripudio. Intanto i foschi e loschi imprenditori che hanno costituito la Cai e che, scandalo, non vogliono lasciarci le penne e i capitali, annunciano che i piloti se li assumeranno uno per uno, e che gli altri vadano, per dirla in modo poco fine, sulla forca. Resta da capire perché un sindacalista difenda il diritto del lavoratore ad essere licenziato, ma probabilmente queste sono sottigliezze che non riusciamo a discernere. Da fonti generalmente ben informate apprendiamo che il Berti e i leader degli altri quattro sindacati autonomi che hanno rifiutato la firma contrattuale si siano dati a profonde meditazioni. Sono stati uditi sussurrare tra loro: “ste carogne ci vogliono far lavorare” “ma và” “ti dico di sì” “allora non firmiamo” e così via. Pare che a un certo punto nella discussione sia intervenuto un altro sindacalista dicendo “ragazzi, gli associati nostri che rischiano il licenziamento ci vogliono fare un c... così” “ma và” “ma sì” “beh, allora...”
Mentre scriviamo le nostre fonti, solitamente ben informate, ci dicono che il sussurro stia proseguendo. Vi terremo informati sul seguito. Intanto compratevi l'orario ferroviario.
Arrivederci alla prossima settimana. 

sabato 1 novembre 2008

UN CONVEGNO SUL SESSANTOTTO

Il giorno 7 novembre 2008 alle ore 16,30 presso la Sala dei Chierici della Biblioteca Berio (via del Seminario 16, GENOVA) avrà luogo, a cura delle associazioni Voltarpagina e Opera Prima, la conferenza 

IL SESSANTOTTO TRA L'UTOPIA E IL NULLA

Relatori:

Piero A. Vassallo, filoso e storico della filosofia

Paolo Deotto,
Marco Iacona,
Pucci Cipriani,  
 storici