mercoledì 23 dicembre 2009

comunque, a parte ciò che dico nel post precedente....



A TUTTI AUGURO UN SANTO NATALE SERENO, LIETO, RICCO DI GIOIA

CHIEDO SCUSA...

Chiedo scusa ai tre o quattro ardimentosi amici che seguivano questo blog. Da quasi un mese non lo aggiorno, ma ci sono i motivi. Il primo motivo è il grosso impegno per il sito di LA RISCOSSA CRISTIANA, che vi invito a visitare e a seguire.
Ma poi c'è un altro motivo. In questo blog cercavo di discutere un po' di politica, magari ironizzando. Ma più passano i giorni e più mi passa la voglia di ironizzare, perchè in questo Paese non si fa più politica. C'è solo un grandissimo pasticcio, in cui sembra che il solo argomento di discussione, ossessivo, estenuante, sia come far fuori Berlusconi. Quando una "classe politica" produce antropomorfi come un Di Pietro, ormai ridotto a bavoso accusatore di tutti i mali del mondo (l'ultima è che Berlusconi "è il diavolo"...), oppure una Rosi Bindi, che non trova di meglio, dopo che a Berlusconi hanno spaccato mezza faccia di dire "non faccia la vittima", oppure un Casini, preoccupato solo di vendersi al miglior offerente, o un Fini, dimostrazione vivente di come può vivere il vuoto pneumatico, beh, è un Paese in cui i politici farebbero bene a prendersi una vacanzina, non lunga, tre o quattro secoli. E sarebbe bello ricominciare tutto da capo, magari avendo in Parlamento persone intelligenti.

Questo per ora è un sogno, quindi stacco per qualche tempo la spina a questo blog.

Vedremo se in futuro ci saranno argomenti meno ripetitivi, meno vuoti, in una parola meno scemi, su cui discutere.

E, per ora, grazie a chi mi ha seguito

Paolo Deotto

sabato 28 novembre 2009

NOTIZIE CONFORTANTI PER CHIUNQUE VOGLIA LIBERARSI DI PARENTI SCOMODI

da ANSA di stamattina:

(ANSA) - TRIESTE, 28 NOV - La Procura di Udine ha chiesto l'archiviazione dell'indagine su Beppino Englaro e altre 11 persone per il reato di omicidio volontario.

La notizia - anticipata dal quotidiano Il Messaggero Veneto - e' stata confermata all'ANSA da fonti investigative.

La richiesta e' stata inoltrata nei giorni scorsi al Gip del Tribunale, Paolo Milocco.


La Procura di Udine è stata di una efficienza ammirevole: così come prima non aveva mosso un dito per salvare la vita di un'innocente condannata a morte, nè, come si usa in tante procure, aveva fatto filtrare notizie ai giornali "giusti", ha svolto un'indagine che immaginiamo approfondita ed efficace, nel pieno rispetto del diritto alla riservatezza delle persone indagate. Ed ora chiede al giudice di archiviare la denuncia. E' singolare: se non è omicidio volontario, come si può definire il comportamento di chi causa la morte di una persona, come evento non solo previsto ma voluto esplicitamente?

Questo fatto chiarisce meglio la retorica dell'Englaro, della "figlia portata a morire nella sua terra". Eppure prima si era tanto battuto per ammazzarla in Lombardia, poi si era offerta la Toscana. Molto più banalmente, l'Englaro sapeva già che in Udine avrebbe trovato una procura "comprensiva".

Complimenti, "papà" Beppino. Ora hai la strada spianata definitivamente a una bella carriera politica nelle schiere progressiste. Hai fatto fare un eccezionale salto di qualità all'Italia. Se un parente è un peso, che fare? Ma è così semplice! Basta accopparlo. E' ovvio che chi è vigliacco e pusillanime non ha il coraggio di farlo, e così cerca la forma "legale", il nuovo feticcio sotto cui nascondere ormai tutte le porcherie.

Gioite, tutti voi che siete afflitti da parenti malati gravemente, ai quali, se non aveste una pietra al posto del cuore, sentireste il dovere di dare amore e cura. Così come la madre può accoppare il figlio che porta in sè, magari per non rovinarsi le vacanze estive o per non deturpare con smagliature il suo bel pancino, anche voi ora avete il conforto di sapere come liberarvi dall'incomodo. Basta trovare il giudice che (non si sa bene in base a quale legge...) vi autorizzi. Lo troverete, non preoccupatevi.

Ciao Beppino, puoi gioire; se la legge ti da ragione, è tutto a posto. Ricordati che c'è un'altra Legge, che ci sovrasta tutti e con la quale anche tu prima o poi dovrai tirare le somme. Posso solo augurarti di aver capito prima la tua follia e di essertene pentito.

Da parte mia, mi viene una sola riflessione: siamo ormai al fondo della letamaia.

domenica 8 novembre 2009

L'ARGOMENTO DELLA SETTIMANA - 2 - 8 novembre 2009

STRASBURGO, ovvero: IL FASCINO DEL TOTALITARISMO

Ciò che penso sulla nota sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo l’ho già scritto su La Riscossa Cristiana, e il gran numero di adesioni alla petizione che abbiamo proposto parla da solo. È anche doveroso notare che per una volta il coso, il PD, ha detto una cosa sensata. Infatti Bersani ha fatto un invito al buon senso: “è un simbolo che non offende nessuno”. Il che, detto da un ex comunista, nonché da un uomo che, poveraccio, deve vivere in stato di choc permanente (va capito: provate voi ad avere una Rosy Bindi come “Presidente”, e quindi magari doverla ascoltare spesso…) ha piacevolmente stupito. Ciò detto, e sempre ricordandoci che la prudenza ci ammonisce col noto adagio “Timeo Danaos ac dona ferentes”, ci sarebbe spazio anche per fare della facile ironia sulla sostanziale cretineria di una sentenza che in un Paese come il nostro (ma anche in tanti altri Paesi europei), se applicata con laico scrupolo, porterebbe a conseguenze paradossali. Tanto per limitarmi a Milano, io, signor Tal dei Tali, arci-ateo, ho tutto il diritto di chiedere che il Duomo sia o abbattuto o almeno coperto da un telone. E se ciò vale per il Duomo, deve valere anche per tutte le altre chiese di Milano (non so quante siano, ma son tante), visto che tutte hanno questo difettaccio di esporre la Croce e di esporla alla vista di tutti. E che dire dello scandalo delle ambulanze, che si distinguono per colore, ma sono tutte “Croci” ? Io, arci-ateo, ho tutto il diritto di pretendere che il pubblico soccorso sia prestato da ambulanze laiche, che non impongano alcun simbolo religioso. E così via. Se sono un lavoratore dipendente ho tutto il diritto di venire a lavorare la domenica, giorno festivo per i cristiani. Ma ho anche il diritto di contestare il fatto che siamo nell’anno 2009. Già, perché gli anni si contano dalla data di nascita di Gesù Cristo. Vogliamo andare avanti? Meglio di no, perché scriveremmo un sacco di fesserie. Ma la storia è sempre quella: se in un computer immetto un dato per cui due più due fa cinque, poi non potrà che produrre risultati sballati. Perché c’è una cosa da sottolineare: la sentenza di Strasburgo, oltre ad essere un abuso, è anche sostanzialmente una cretineria, come tutte le affermazioni che non tengono conto del fatto che esiste una cosuccia da nulla, che è la realtà. Certo, la realtà non esiste, ad esempio, per gli schizofrenici, immersi nel loro mondo di fantasie. Ma i giudici che hanno emanato quella sentenza non sono certo schizofrenici. E, anche se hanno prodotto una cretineria, non sono certo cretini. E allora? Allora c’è una considerazione molto più preoccupante: si va sempre più diffondendo tra i magistrati, non solo italiani, un pericoloso vezzo: la convinzione della propria onnipotenza, l’assoluta certezza che non ci sia materia sulla quale non possano decidere.

Né questo fenomeno deve stupirci, perché una società che non ha più moralità né valori di riferimento ha deificato la “legittimità”, che altro non è che l’applicazione della legge. E anche un bambino un pochetto scemo capisce benissimo che in tanti casi tra “legittimità” e “giustizia” può esserci un abisso. Ma tant’è, e oggi la “legittimità” è il nuovo inconsistente idolo. E i suoi sacerdoti sono diventati i magistrati. E quando si riveste un ruolo di eccessivo potere, va a finire che ci si convince (fatte le debite eccezioni) della propria infallibilità e onniscienza. Ma questo ci porta verso un nuovo totalitarismo, nel quale i “giudici” possono decidere di tutto e su tutto, regolando ogni aspetto della nostra vita. Non scordiamoci che proprio in Italia abbiamo visto dei giudici che hanno autorizzato l’assassinio di Eluana Englaro.

Se vigesse ancora il sano buon senso, i giudici di Strasburgo si sarebbero limitati a dichiarare la propria incompetenza in materia, mandando a quel paese una mammina che, evidentemente afflitta da altri problemi, da sette anni si dedicava a rompere le scatole a magistrati di ogni ordine e grado per la sua guerra personale contro il Crocefisso esposto nelle aule scolastiche. Ma non lo hanno fatto, perché ormai tanti, troppi magistrati vivono nella contemplazione della propria grandezza incommensurabile, in virtù della quale possono pontificare su tutto e su tutti. E se questo non è totalitarismo, non saprei proprio come altrimenti chiamarlo.

Ciò diventa tanto più evidente in tutti gli organismi europei, che di fatto sono in mano a pochissime persone, mentre l’unico organo eletto, ossia il Parlamento europeo, ha poteri limitatissimi. Non sono un economista, né posso prefigurarmi gli effetti sulla nostra economia interna in caso di nostro sganciamento dall’Europa. Ma so per certo che in questa Europa c’è da rischiare la libertà, e questo davvero non mi garba.

Se accettiamo certi comportamenti, alla prossima tornata elettorale, europea o nazionale potremo scrivere le seguenti istruzioni agli elettori: “Caro cittadino scemo, vieni pure a dare il tuo voto, per mandare al governo del tuo Paese chi vuoi tu, e sta sicuro che sarà scrupolosamente applicato il principio democratico della vittoria della maggioranza. È però doveroso avvisarti che tutto ciò non serve a nulla, tanto poi la tua vita sarà regolata da una serie di dittatorelli sparsi, corti di giustizia, commissioni varie, e altri sfuggenti organi burocratici, di cui tu sai poco o nulla. Tieni conto che non avrai nemmeno la comodità di avere un dittatore solo, ben identificabile, che si può sempre impiccare o fucilare”.

Esagero? Fate voi. Ma se una sentenza vuole decidere su tradizioni millenarie e sui sentimenti più profondi di un popolo, io continuo a chiamare tutto ciò totalitarismo, perché nessuno, nemmeno il giudice con l’ermellino più bello, può limitare la mia libertà di professare la mia religione. E di professarla pubblicamente. Commetterei un abuso solo laddove volessi imporre con la violenza la conversione alla mia religione. Ma questo pare che sia un vezzo di certi signori, chiamati islamici, che in questa Europa di pusillanimi non si possono criticare, perché sono violenti e quindi incutono paura.

E per chiudere l’argomento, vorrei riportare le parole del Presidente del Consiglio, in una conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri:

ROMA - "Non è una sentenza coercitiva. nessuna possibilità di coercizione che ci impedisca di tenere i crocefissi nelle aule" e qualunque sia l'esito del ricorso che il governo ha deciso di presentare "non ci sarà capacità coercitiva". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi, a proposito della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, per cui è già stato confermato il ricorso da parte del governo.

Su richiesta di un commento alla sentenza della Corte di Strasburgo, Berlusconi ha risposto: "Ritengo che sia una decisione assolutamente non rispettosa della realtà. L'Europa tutta, ma in particolare un Paese cattolico come il nostro non può, come ebbe a dire Benedetto Croce, non dirsi cristiana". Il premier ha quindi ricordato la battaglia condotta dall'Italia per introdurre le radici giudaico-cristiane nella nuova Costituzione europea. In quel caso, ha sottolineato, "Paesi laici o laicisti, come la Francia di Jacques Chirac, si opposero". Il premier ha quindi osservato che la sentenza proviene da una "commissione del Consiglio d'Europa, alla quale partecipano Paesi come la Bielorussia che non fanno parte dell'Unione europea". Il Cavaliere ha quindi confermato che il governo italiano ha presentato ricorso, ma ha anche sottolineato come anche in caso di esito negativo la decisione di Strasburgo non avrà conseguenze.

Ritiene sia necessario un referendum sul crocifisso nelle aule? "Penso non ci sia nessuna necessità - risponde il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa dopo il Cdm a Palazzo Chigi - Se c'é una cosa che anche un ateo può tranquillamente convenire é che la nostra storia è quella cristiana. Immaginiamoci cosa potrebbe accadere se si allargasse questo concetto della croce fino ad impedire di metterla là dove ci sono non cristiani, non cattolici". "Ci sono otto paesi d'Europa che hanno la croce nella loro bandiera - aggiunge il premier - Allora dovrebbero cambiarla perché ci sono stranieri che hanno preso la cittadinanza di quei paesi ed hanno altre fedi?".

(fonte: ADN Kronos)

Queste parole le ha dette Berlusconi, che notoriamente passa il suo tempo tra vizi lascivi e orge scatenate. Comunque, le ha dette lui. Ci piacerebbe chiedere che ne pensa alla signora Rosy Bindi, che si dice cattolica, e che a suo tempo plaudì il comportamento di Napolitano che, respingendo un decreto legge, rese possibile l’assassinio di Eluana Englaro. La sexi-presidente del coso, del PD, a suo tempo lodò Napolitano per la “difesa dei valori della Costituzione”. La cosa c’entrava come i cavoli a merenda, però difendere la Costituzione fa sempre molto chic. Ora che dirà di Berlusconi, lei che si definisce “cattolica adulta”?

lunedì 2 novembre 2009

L'ARGOMENTO DELLA SETTIMANA - 26 OTTOBRE - 1° NOVEMBRE 2009

Cari Amici,
Vi faccio le mie scuse, ma l'unico argomento che potrei approfondire questa settimana è l'influenza che mi ha colpito, e non credo che possa essere di vasto interesse.
L'evento, in sè irrilevante, mi ha però limitato nelle attività, con grande beneficio per l'informazione e la letteratura in genere.
Ma sono duro a morire; infatti ci risentiremo settimana prossima.
Grazie, e a tutti una buona settimana

lunedì 26 ottobre 2009

GLI ARGOMENTI DELLA SETTIMANA - 19 – 25 OTTOBRE 2009

SENECTUS IPSA MORBUS

L’immagine più naturale di Eugenio Scalfari è quella del Maestro del sapere col ditino indice alzato. La barba bianca ben curata e l’impeccabile abito danno all’insieme un qualcosa che potremmo definire a mezza strada tra il profetico e il benevolmente maestoso. Manca il fumetto, in questa immagine, ma sappiamo già che sta dicendo: “Siete tutti dei poveri pirla, ora vi spiego io”. Ci spiega cosa? Ma tutto, ovviamente, perché la fonte del Sapere inesauribile è onnisciente, per definizione. I suoi allievi stanno ad ascoltarlo estasiati, e più che le parole percepiscono il fluido di saggezza che emana. Le donne lo guardano languorose perché, nonostante l’età, lo trovano ancora di un indiscutibile fascino. E lui pontifica, spiega, sparge con generosità la sua saggezza su un mondo che per un inspiegabile caso è pur vissuto per millenni e millenni senza di lui. Ma forse Scalfari non è nella dimensione del Tempo, perché la Sapienza non soffre di queste terrene restrizioni.

Eppure io continuo a preferire Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Eh, sì, perché i due comici siciliani ci hanno alluvionato per anni le sale cinematografiche con film così scemi che più scemi non potevano essere. Ma loro facevano i buffoni, era esattamente ciò che volevano fare, e lo sapevano fare da maestri. E si rideva, si rideva tanto, mentre il grande Eugenio ha la pretesa di fare il saggio comportandosi da buffone. Parliamoci chiaro: ciò che dice Scalfari potrà far fremere di emozione i frequentatori di salotti radical-chic, quelli stessi che nel 68 invitavano alle loro serate Mario Capanna, perché faceva tanto ma tanto chic avere in casa il rivoluzionario full-time, con barba e sguardo profondo, gran bel giovanotto e consolatore di nobildonne milanesi un po’ sfatte. Ma Scalfari oggi, come Capanna allora, non dice che un sacco di banalità, tritando e ritritando sempre gli stessi quattro concetti. Ma, visto che ha un uditorio, e che il suo vuoto pneumatico lo sa vendere, fa ancora buoni affari.

Insomma, finora aveva dimostrato di essere un venditore di aria fritta, ma tutt’altro che uno stupido.

Ora dobbiamo constatare con sincera tristezza che il grande Eugenio ha preso la strada del declino, ed essendo la stessa in discesa, non potrà che andare sempre più giù, sempre più giù. Del resto, ottantacinque anni sono un bel fardello, e anche se non è obbligatorio a quell’età incominciare a perder colpi, è di certo molto facile che accada. E il nostro Eugenio ha dimostrato come e quanto ormai abbia poche idee, ma ben confuse. Infatti possiamo accettare che da anni pretenda di indicare la strada politica da seguire (è pagato per farlo, del resto), che voglia dire un po’ di stupidate in genere sulla vita e sulla morte (quelle nessuno le ascolta, ma fa tanto tuttologo, che potrebbe fare un duetto con Adriano Celentano). Ma lo Scalfari teologo, questa è una novità che ci prende di sorpresa, anche perché, a parte che gli studi di teologia sono lunghi e complessi, ci viene da chiederci che senso abbia che un ateo dichiarato voglia occuparsi di teologia, che è poi lo studio di ciò che per lui non esiste. Mah! Profonda coerenza dei sapienti. E lo Scalfari teologo è emerso nell’Espresso del 23 ottobre. Sulla storica rivista, il grande Eugenio ha dedicato un po’ della sua saggezza a giudicare i Papi che negli ultimi decenni hanno retto le sorti della cristianità. E fin qui, nulla di strano, ognuno ha diritto di dire (nei limiti della civiltà e della buona educazione) ciò che vuole, anche sul Papa. Ma il grande Eugenio è miseramente crollato laddove ha voluto esprimere il suo giudizio negativo su Benedetto XVI definendolo un “modesto teologo”. Dell’attuale Pontefice i suoi detrattori hanno detto di tutto e di più, e alcuni, col plauso della sinistra democratica e antifascista e nata dalla Resistenza hanno anche impedito al Papa stesso di entrare all’università La Sapienza. Ma nessuno lo ha finora voluto svalutare come teologo, sia perché tanti suoi nemici hanno almeno l’intelligenza di non volersi avventurare su un terreno difficilissimo come quello della teologia, sia perché in questa materia Benedetto XVI è sempre stato riconosciuto come un Maestro, anche dai suoi più fieri, ma colti e preparati, avversari.

Ora è arrivato Eugenio Scalfari, Maestro di tutto e quindi anche di teologia. Già, perché per denunciare come “modesto” un teologo che da tutto il mondo (anche non cristiano) è riconosciuto come un Maestro, bisogna avere una solida, ma solida, preparazione teologica.

Mi dispiace davvero, caro dott. Scalfari. Da quando “la sera vi trovavate in via Veneto”, Lei ne ha fatta di strada. Ha fondato un quotidiano che scrive valanghe di panzane, ma è senza dubbio ben fatto. È diventato ricco e onorato. È diventato la Voce della Sinistra. Insomma, ha saputo sempre tenersi a galla senza perdere un colpo.

Ma ora ha perso una cosa che fa parte necessaria del patrimonio di chi voglia ergersi a saggio: il senso del ridicolo.

IUDICE, CURA TE IPSUM !

Cosa dite? Che mi sono sbagliato e che il motto latino diceva “Medice, cura te ipsum”, per ammonire quei medici che non sapevano avere cura d sé stessi? No, no, volevo proprio scrivere quello che ho scritto. Già, perché sempre più mi sembra che i nostri giudici siano bisognosi di cure, ammesso e non concesso (non sono medico, non lo so) che esistano cure contro la più sfrenata megalomania.

Un tempo felice il giudice era colui che rendeva giustizia, sulla base delle leggi vigenti. Ora che tutto è in continua evoluzione (il che non vuol dire affatto che stia migliorando), il giudice è sempre più un personaggio che della legge si disinteressa, come si disinteressa di quelle tradizioni millenarie che fanno ormai testo. No, il giudice, essere superiore (più che altro perché non è mai chiamato a pagare se commette castronerie), crea la norma, crea le nuove definizioni di Società, famiglia, libertà, e così via. La chiamano “giustizia creativa”. Peccato che, ammazzando la certezza del diritto, ci faccia retrocedere a prima dell’editto di Rotari, il che è senza dubbio un bel progresso sulla strada della civiltà.

Veniamo al fatto specifico. Da sempre convinto che la famiglia sia l’unione spirituale e materiale di un uomo e una donna, unione per sua natura feconda, e che come tale goda di garanzie di legge, leggo e constato di non aver capito niente. Niente di niente, perché i giudici della 2° sezione penale della Corte di Cassazione hanno di recente dichiarato in una sentenza che la famiglia è “ogni consorzio di persone tra le quali, per strette relazioni e consuetudini di vita, siano sorti rapporti di assistenza e solidarietà per un apprezzabile periodo di tempo”. E, ci specificano i maestri del diritto, perché un siffatto consorzio possa ben definirsi famiglia è sufficiente una “certa stabilità del rapporto”.

Parlavamo di megalomania. Già, perché solo chi sia afflitto da questa patologia può pensare di ridefinire, oltretutto con una genericità e una confusione sconfortanti, un istituto come la famiglia, che nella sua tipicità di unione feconda e stabile tra un uomo e una donna, ha solo qualche millennio. Secondo la “nuova” definizione di famiglia che ci viene sfornata dai magistrati di Cassazione, anche una caserma è una famiglia. A questo punto viene un fiero dubbi: i militari ivi alloggiati devono chiamare il comandante ancora “signor colonnello” o “papà” ?

Ma se un gruppo, misto o meno, di studenti e/o studentesse condivide una abitazione per un certo numero di anni, quelli pari alla durata del corso di laurea, questo gruppo è una famiglia?

Se Tizio, scapolo impenitente, ha tuttavia in casa una governante che lo accudisce per anni e anni, forma così una famiglia?

E potremmo andare avanti con mille esempi. Casi di convivenza per le più svariate ragioni, ce ne sono a centinaia. E bene o male vengono a crearsi le “strette relazioni e consuetudini di vita”, perché la convivenza comporta sempre una suddivisione di compiti, dei turni per badare alla casa, e così via. Quando poi un periodo di tempo si possa definire “apprezzabile” è tutto da capire. Magari i protagonisti di quella ignobile scemenza che è il “Grande fratello” costituiscono, anche senza saperlo, una famiglia.

Banalità, potreste dire, una sentenza non fa testo. Certo, banalità. Ma a parte il fatto che una sentenza di Cassazione diventa sempre un “orientamento” per gli altri livelli di giudizio, è difficile non restare stupiti davanti a questi giudici che ormai la norma non la leggono più, forse neppure la sanno. Creano, improvvisano, scordandosi che il creatore della legge è il Parlamento, non il giudice. Quest’ultimo è tenuto solo e unicamente ad applicare la legge, niente di più e niente di meno.

Accennavamo prima a una cosuccia che si chiama “certezza del diritto”. Si tratta di quella faccenda per cui il cittadino sa già quali sono le norme, a cosa va incontro violandole. Almeno, dovrebbe saperlo, perché le leggi sono scritte e pubblicate, e infatti nessuno può invocare a propria scusante l’ignoranza della legge.

Se viene a mancare la certezza del diritto, si entra nel campo dell’arbitrio, della totale incertezza in cui si insinua chi, esercitando un certo potere, crea la norma ad hoc. Uccidendo la certezza del diritti si inizia a uccidere la libertà delle persone.

Esattamente ciò che fanno i giudici che applicano la “giustizia creativa”.

lunedì 19 ottobre 2009

L’ARGOMENTO DELLA SETTIMANA - 12 – 18 ottobre 2009

FOLLIA

Conobbi anni fa un tale che, reo di numerosi furti, era sdegnatissimo dal fatto che non pochi gli dessero del “ladro”, sicché minacciava a destra e a manca querele per diffamazione. Una cosa era certa: se non avesse mai rubato, nessuno lo avrebbe definito “ladro”.

Questo stravagante individuo mi tornava alla mente leggendo le prese di posizione dell’ANM -Associazione Nazionale Magistrati, sdegnatissima da un banale fatto. La nostra giustizia non funziona, siamo pieni di giudici “star”, l’indipendenza della magistratura sembra una barzelletta da collegio per down, eppure se qualche giornalista si azzarda a muovere critiche a un magistrato, o se il Governo si appresta a decidere sulla riforma del potere giudiziario, ecco che i signori magistrati si stracciano le vesti ed urlano all’attacco alla democrazia, all’indipendenza dei giudici e dichiarano di voler difendere a oltranza la Costituzione. Nientemeno.

Mai, ripeto mai, questi stessi signori, arcipagati impiegati dello Stato, coperti dalla più assoluta immunità de facto, si chiedono se per caso non vi sia qualche piccola responsabilità anche da parte loro in tutto ciò. No, non se lo chiedono, ormai vivono in auto contemplazione della propria infallibilità e intoccabilità e probabilmente anche della progressione automatica delle carriere e relativi stipendi.

Ora, siamo franchi e piantiamola di riempirci la bocca con frasi a cui non crede più nessuno. Solo un bambino scemo (ma scemo scemo) potrebbe credere al fatto che sentenze come quella che condanna Fininvest a pagare una somma spaziale a De Benedetti, per i danni subiti in una transazione da lui stesso sottoscritta oltre dieci anni fa, o come quella che dichiara incostituzionale il Lodo Alfano, siano sentenze nate dall’indiscutibile indipendenza dei magistrati che le hanno emesse, eccetera eccetera. Tanto più che, mostrando la sensibilità di un bisonte lanciato alla carica, il CSM ha promosso il giudice Mesiano proprio pochi giorni dopo che quest’ultimo aveva condannato la Fininvest a pagare una somma più che sufficiente per farla sparire. Ah, per chi fosse nato ieri l’altro, ricordiamo che la Fininvest fa capo a Berlusconi e che De Benedetti è il padrone del gruppo Espresso – Repubblica. Mere coincidenze, ovviamente. E la sentenza sul Lodo Alfano? La Corte Costituzionale contraddice sé stessa, in riferimento a una sentenza su materia analoga emessa nel 2004. ma non importa. È un organo giudiziario e di conseguenza non può sbagliare, è sacra e intoccabile. Pazzesco, soprattutto laddove si consideri che la Corte Costituzionale è, proprio per la sua composizione, un organo molto più politico che giudiziario e attualmente è decisamente pendente sulla sinistra. Ma non sta bene dirlo, come nel caso di quel tale che ricordavo. Aveva rubato, ma si offendevano se lo chiamavano ladro.

Comunque i nostri bravi magistrati hanno dichiarato che “è emergenza democratica”, che loro “difenderanno a tutti i costi la costituzione” e che la preannunciata riforma (di cui tra l’altro non si conoscono ancora i particolari) “attenta alla indipendenza della magistratura e quindi alla libertà del Paese”. Amen. Tutto ciò è molto bello, e ogni cittadino freme d’orgoglio sapendo di avere magistrati che difendono a spada tratta, dall’alto dei loro ricchi stipendi e della loro totale irresponsabilità e immunità, la democrazia e la libertà. Il cittadino medio chiede forse al giudice di rendergli giustizia, chiede forse che gli assassini restino in galera e non vengano fuori in pochi anni, chiede forse al magistrato di pagare quando sbaglia? Ma va! Questi sono discorsi da reazionari. Il popolo (che unito non sarà mai vinto – traduzione dallo spagnolo, perché non saprei come scriverlo), il popolo, dicevo, avvolto nelle bandiere della Pace (ah, per quanti non lo sapessero, quella bandierina a strisce colorate in origine era la bandiera degli omosessuali), nelle bandiere rosse e magari anche nei conti da pagare, marcia compatto coi suoi magistrati che difendono la Costituzione.

E se adesso vogliamo lasciare un attimo la clinica psichiatrica e tornare a terra, facciamo qualche piccola considerazione.

1) se qualcuno sta davvero attentando alla libertà, è dai magistrati che arriva, massiccio e greve, questo attacco. Questi signori sembrano scordare che il Parlamento è sovrano, che il Governo è dotato del potere di proporre disegni di legge, che il Parlamento sovrano approverà oppure no. È quindi inaccettabile che una categoria di impiegati dello Stato si arroghi il potere di censura preventiva su quanto il governo e il Parlamento intendono fare

2) compito del giudice è infatti, solo e unicamente, applicare le leggi vigenti. Se domani un Parlamento in vena di stravaganze punisse con l’ergastolo chi porta i calzini verdi, i giudici dovrebbero punire con l’ergastolo chi fosse sorpreso con calzini di tale colore.

3) Se i signori magistrati invece decidono che una legge fa loro schifo, oppure che fa loro schifo anche la maggioranza che guida il Paese (e che ha, lo ripetiamo, il potere di fare le leggi che vuole), hanno un’ottima soluzione: dare le dimissioni, togliere il disturbo e andare a cercarsi un altro mestiere. Tra l’altro, possono iscriversi senza esami all’Ordine degli Avvocati.

Ma se il “sindacato” dei magistrati pretende di dettare linee politiche, pretende di interferire nel lavoro delle autorità politiche, allora sì che si realizza l’attentato alla Costituzione, allora sì che la confusione di poteri fa temere per le sorti della libertà nel Paese.

Sia quel che sia, i magistrati hanno dichiarato lo “stato di agitazione”. Cosa voglia di preciso dire, non si sa. Forse entreranno nelle aule di giustizia agitatissimi, camminando a zig zag, oppure suonando nacchere e triccheballacche? Chi vivrà, vedrà.

E poi, hanno detto, potrebbero arrivare anche allo sciopero. In tal caso non sarebbe davvero un gran danno, perché almeno per qualche giorno non dovremmo assistere allo scempio della giustizia a cui assistiamo normalmente. E poi, tutti i lavoratori hanno diritto di sciopero. Dai metalmeccanici, ai chimici, ai bancari, agli addetti al commercio, eccetera eccetera. Quindi, perché non anche i magistrati? Sono lavoratori come gli altri, o no?

No: perché se mi perde il rubinetto, chiamo l’idraulico, quello viene, mi fa la riparazione che mi serve, e se combina un pasticcio non solo non lo pago, ma gli chiedo i danni.

Chi ha orecchi, intenda

lunedì 12 ottobre 2009

GLI ARGOMENTI DELLA SETTIMANA - 5 - 11 OTTOBRE 2009

A CASA NOSTRA (NON HO DETTO “COSA” NOSTRA)

Parlamentari dotati di cervello pensante cercasi. Urgente

Non desidero perdere (e far perdere ai lettori) più di qualche istante per parlare dello schifo a cui stiamo assistendo, con un attacco al Capo del governo di una violenza inaudita, portato con mezzi extraparlamentari e per nulla attinente alla politica del governo. L’attacco ha un solo scopo, isterico e ossessivo: eliminare Berlusconi, azzerarlo, farlo sparire. Se possibile, alcuni vorrebbero farlo sparire anche dal passato. Se non altro, si scoprono via via le posizioni, e se per il futuro qualcuno avrà ancora l’ipocrisia di parlare di organi di “garanzia” in questo Paese che è totalmente da rifondare, vorrà dire che è scemo o, appunto, ipocrita. Corte Costituzionale e Quirinale fanno parte delle danze, partecipano in pieno a questo balletto preagonico della democrazia, in cui si sta tentando di tutto per spingere Berlusconi alle dimissioni, non tenendo nel minimo conto il fatto che il centrodestra, di cui Berlusconi resta il leader indiscusso, è al Governo per una precisa, inequivocabile decisione di quel popolo sovrano, che peraltro alla nostra sinistra, elitaria e rabbiosamente conservatrice, fa un pochetto ribrezzo. Adesso, eliminato il Lodo Alfano, ricomincerà il balletto dei processi contro Berlusconi. In attesa che qualche solerte PM avvii un procedimento per abigeato e un altro un procedimento per violazioni sull’uso dei marchi DOC nei vini della Calabria (cosa? Sono accuse assurde? E che c’entra? Importante è accusare), in tale attesa notiamo solo che i signori della sinistra salottiera che hanno deciso la morte di Berlusconi stanno tirando troppo la corda. È vero che il popolo italiano non ha gran tradizioni rivoluzionarie, però qui c’è il serio rischio che la gente, a furia di vedere quanto i politicanti di mestiere se ne strafreghino del loro voto, incominci a incazzarsi sul serio. Sarà bene che i signori sinistri riflettano. Ogni corda si tira, si tira, finché non si rompe…

MA C’E’ UN ARGOMENTO ANCORA PIU’ IMPORTANTE, e cioè…

La difesa degli invertiti sembra essere diventato uno dei problemi centrali della vita umana. E vabbè. È una pura idiozia, perché nessuna persona di buon senso li vuole perseguitare, così come nessuna persona di buon senso arriva a dire la corbelleria suprema, che vuole l’omosessualità come “assolutamente normale” e parificata alla eterosessualità. Ma finché si tratta di lasciar spazio per lo sfogo di quattro isterici e di quattro cretini che vogliono mostrarsi alla moda, transeat. Non sarà cero un gay pride in più o in meno a cambiare la Storia. Al più, cambierà il buon gusto e sancirà la perdita di senso del ridicolo.

Ma qui sta bollendo in pentola qualcosa di ben più grave, di estremamente insidioso. La proposta di legge proveniente dal coso, dal PD, ma con l’appoggio (duole davvero dirlo) di parte del centrodestra, contro la c.d. omofobia è apparentemente una congerie di luoghi comuni che si pongono a difesa del povero omosessuale, che è come il “meschino calunniato, avvilito, calpestato” della romanza “la calunnia è un venticello” di rossiniana memoria. E fin qui, nulla di grave. Ma andiamo nel gravissimo laddove vediamo che l’iniziativa recepisce una risoluzione del Parlamento Europeo del 18 gennaio 2006 in cui l’omofobia è definita «una paura e un’avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità e di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (GLBT), basata sul pregiudizio». Come “pregiudizio” si intende ogni giudizio morale contrario all’omosessualità e alle deviazioni in campo sessuale. Quando esso si esprime in scritti o discorsi pubblici che non pongano su un piano di assoluta eguaglianza ogni tendenza e orientamento sessuale, può essere considerato come contrario al rispetto dei diritti dell’uomo ed essere oggetto di sanzioni penali. Lo stesso principio è enunciato dall’art. 21 della Carta fondamentale dei Diritti del cittadino di Nizza, resa giuridicamente vincolante dal Trattato europeo di Lisbona.

Se queste norme verranno approvate, sarà impossibile per la Chiesa l’insegnamento dei più elementari principi morali (che altro non sono che i principi naturali) e addirittura ogni prete dovrà stare attento a ciò che dice nella predica. La posizione che da sempre la Chiesa mantiene nei confronti dell’omosessualità, definita senza mezzi termini “abominevole” e comunque stato di “gravissimo disordine morale” non potrà più essere espressa, senza il rischio di sanzioni penali. Né tanto meno la disapprovazione per i “matrimoni” tra persone dello stesso sesso, e l’adozione da parte di queste anomale coppie, che a tutti gli effetti dovranno invece essere considerate come “famiglia”.

Ma qui non ci troviamo solo di fronte all’ennesimo attacco alla Chiesa, alle tradizioni cristiane, al modello, cristiano e naturale, di famiglia. Ci troviamo di fronte a un fatto gravissimo che colpisce tutti, cristiani e atei, miscredenti, agnostici e quello che volete voi. Ci troviamo di fronte alla reintroduzione nelle nostre norme penali del REATO DI OPINIONE. Infatti, badate bene, non è punita solo la discriminazione operata in base alle tendenze sessuali, seppur anch’essa sarebbe più che giustificabile in tanti casi. No, signori: è punito anche ogni giudizio morale contrario all’omosessualità e alle deviazioni in campo sessuale.

E qui cadiamo in un pericolo gravissimo, perché se passa un principio di questo tipo, vuole dire che già siamo in regime dittatoriale. Tutti le dittature puniscono la libertà di pensiero e di espressione. Se un regime democratico inizia a individuare negli omosessuali una specie di categoria privilegiata, verso la quale non si possono neppure opporre critiche, allora la democrazia e la libertà sono morte, assassinate da un concetto di libertà che è sempre più vicino alla follia.

E per questo nel titolo ci permettiamo di ricercare “parlamentari dotati di cervello pensante”. Qui non è più questione di destra o sinistra, di cattolici o di non cattolici. Questa è una questione che interessa tutti, dico TUTTI i cittadini, compresi i signori invertiti, che dovrebbero considerare che una legge di questo tipo, reprimendo la libertà di pensiero e di espressione potrebbe in un domani trasformarsi in un boomerang anche contro di loro. Se infatti instauriamo il principio per cui è possibile punire la libertà di parola, la libertà di critica, questo potrà accadere in un domani per tante altre situazioni, per tutte quelle che danno fastidio al gruppo in quel momento dominante. Ora, siamo propensi a credere che, purtroppo, gran parte dei parlamentari (i cosiddetti peones) siano abituati semplicemente a votare secondo le direttive di partito. In questo caso facciano uno sforzo, leggano ciò che stanno per votare, e riflettano.

Questa legge è pericolosissima non tanto per la difesa degli omosessuali (per questo aspetto è solo ridicolmente conformista), ma piuttosto perché ammazza in Italia la possibilità di esprimersi,con lo scritto e le parole, di criticare, di dare le proprie valutazioni, oltretutto in un campo come quello morale in cui proprio i signori relativisti dovrebbero essere i primi a difendere la libertà di espressione, visto che secondo loro non esiste una Verità, ma tante verità da scoprire.

Quindi, signori parlamentari cattolici e signori parlamentari non cattolici ma ancora non accecati dall’ideologia, APRITE GLI OCCHI, FATE LAVORARE IL CERVELLO. IL REATO DI OPINIONE E’ IL PRIMO PASSO VERSO LA PERDITA DELLA LIBERTA’, VERSO LA DITTATURA.

A conclusione, a tutti consigliamo, tratto da ZENIT, un articolo dell’ottimo Antonio Gaspari: http://www.zenit.org/article-19853?l=italian

E ORA GUARDIAMO UN ATTIMO IN CASA D’ALTRI. Buone notizie dall’America…

Come è noto, il presidente americano Obama si è visto assegnare il Premio nobel per la Pace. Non si sa se ci sia da ridere o da piangere, perché il buon giovane Obama non ha fatto altro che proseguire nella politica estera di Bush. Anzi, sta facendo di più perché di recente ha chiesto al Congresso l’autorizzazione a inviare in Afganistan altri 40.000 uomini. Insomma, sta facendo la guerra, e non potrebbe non farla, perché una minaccia per il mondo come il terrorismo va combattuta non a dibattiti ma a cannonate.

Ma allora, scusate tanto, che c’entra il Premio Nobel per la pace? E perché allora non assegnarlo a Bush, che ha iniziato il lavoro che l’Obama sta continuando? Penoso. Non sappiamo se i signori accademici di Oslo che hanno deciso questa buffonata siano tutti alcolizzati, ma ci pare che almeno statisticamente sia impossibile. E se la decisione è stata presa a mente lucida (si fa per dire), allora non viene che a confermare che anche la Fondazione Nobel è caduta nella spirale di ridicolo conformismo in cui sta naufragando la nostra cosiddetta civiltà. Del resto, dopo i Nobel assegnati a personaggi come Dario Fo o Al Gore, perché stupirci del Nobel a Obama? Perché il prossimo anno non dare il Nobel per la medicina a Beppino Englaro, che ha scoperto un nuovo metodo per risolvere le problematiche dei pazienti in stato di coma?

In questi casi però l’ipocrisia internazionale vuole che i vari capi di Stato o di governo facciano congratulazioni e felicitazioni. Presumiamo che Obama avrà ricevuto anche le congratulazioni da parte delle varie organizzazioni di invertiti americane, visto che proprio ieri ha deciso l’abolizione di ogni ostacolo all’arruolamento di finocchietti nelle Forze Armate americane…

C’è un gruppo abbastanza consistente di persone che non potrà congratularsi con Obama. Sono le migliaia e migliaia di bambini ammazzati grazie alla ripresa dei finanziamenti alle varie associazioni che operano per la difesa e la diffusione dell’aborto, e alle quali Obama, appena eletto, si era affrettato a sbloccare i finanziamenti, non conferiti dalle precedenti amministrazioni.

Auguri e complimenti, signor Presidente. E pensi quanti da lassù la guardano e La seguono. Vivissime felicitazioni.

domenica 27 settembre 2009

L'ARGOMENTO DELLA SETTIMANA - 21 - 27 SETTEMBRE 2009

DEMOCRAZIA IN PERICOLO - ma chi realmente la sta minacciando?

E' vero, assolutamente vero, e chi mi segue sa che lo sto dicendo da tempo. In Italia la democrazia è in pericolo.
Ma chi realmente la sta mettendo in pericolo, chi realmente vuole trattare il popolo (che sarebbe sovrano...) come un'accolita di deficienti?

Riassumiamo alcune banali verità, che sembra vengano regolarmente (e maliziosamente) dimenticate.

Il popolo sovrano, con le elezioni dell'aprile dello scorso anno, ha mandato a casa la maggioranza di sinistra (maggioranza per la quale peraltro non si era mai fatto il richiesto controllo delle schede elettorali) e ha largamente votato per il centrodestra, portando così a Palazzo Chigi Silvio Berlusconi, leader del PdL. Berlusconi ha formato velocemente un governo e si è messo al lavoro per il Paese.

Ma il popolo sovrano, come di recente ci ha spiegato l'ex fervente fascista, pentito al momento giusto, Giorgio Bocca, se vota per la sinistra è maturo e intelligente, se vota per la destra è scemo. Ergo, i santoni che si sono da decenni attribuiti il monopolio della verità, devono intervenire per salvare il popolo scemo dai danni che questi si fa da solo.
Per mesi ci tentano andando a frugare nelle lenzuola di Berlusconi, ma in tutto questo casino una sola persona ne trae vantaggio, ossia tale signora D'Addario che, esercente il più antico mestiere del mondo, si trova a un tratto nelle insolite vesti di fonte della Verità e di star.
A un certo punto la sinistra si rende conto (qualcuno non del tutto decerebrato c'è anche tra loro) che il giochetto non serve a molto, e anzi decide che non serve più da quando un uomo di crudeltà spaventosa, tale Vittorio Feltri, direttore del Giornale, non pubblica alcune notizie riservate sull'attività amatoria di un tale signor Boffo, attività che pare sia diretta verso la sponda opposta rispetto a quella altamente pubblicizzata del Presidente del Consiglio. Orrore e sdegno democratico. Si scopre così che la "privacy" è sacra, e il tutto, detto da chi sulla privacy ci ha sputato sopra fino al giorno prima, ha un inevitabile connotazione umoristica.
Ma, tant'è.

Ora accade un altro fatto terribile, spaventoso. Berlusconi, stanco del fatto che Repubblica e Unità scrivano su di lui un sacco di fregnacce, esercita il proprio diritto, come qualsiasi altro cittadino, di querelare i due giornali, ossa di chiedere al giudice che gli estensori di fregnacce siano puniti e condannati a congruo risarcimento. Tra l'altro, così facendo, il Berlusca assume su di sè il rischio che il giudice dia ragione ai due sunnominati giornali. Insomma, il Presidente del Consiglio fa ciò che chiunque può fare: eccepisce che la sua onorabilità sia stata offesa, e chiede al giudice di condannare chi ha commesso questo fatto.

A questo punto l'orrore e lo sdegno democratico si elevano alla massima potenza: Berlusconi cerca di mettere un bavaglio alla stampa!

E allora, con tutta franchezza, ai vari Di Pietro, Santoro, Franceschini, Scalfari, tanto per fare i primi nomi che mi vengono in mente, sorge spontaneo fare una domanda: signori, siete realmente scemi o avete solo voglia di scherzare? La domanda è legittima perchè su questa orribile minaccia per la libertà di informazione si organizza anche una manifestazione (alla quale, con eccellente dimostrazione di tante cose che non sta bene dire, si associa anche Avvenire). Probabilmente a sinistra ci si è scordati delle querele fatte da D'Alema, dal Mortadella e da tanti altri. Nessuno si mise a strillare contro l'attentato alla libertà di informazione.

Se invece la querela la fa il Berlusca, allora il pianto democratico e antifascista si coalizza in un singhiozzo disperato a difesa della democrazia.

E allora torno alla domanda del titolo: Chi realmente sta minacciando la democrazia ? La sta minacciando chi cerca disperatamente, da mesi e mesi, di sovvertire un risultato elettorale chiaro, netto , indiscutibile. Berlusconi deve andarsene. Questa è l'unica ossessione di una sinistra che non ha più alcuna proposta politica, tant'è vero che prende sempre più piede un esagitato urlacchiatore come Di Pietro, ma che ormai vive in una monomania.

In Italia non esiste più una dialettica parlamentare maggioranza - opposizione, un esame vero, ponderato, dei provvedimenti governativi, per fare, ove necessario, obiezioni e proposte. In Italia esiste solo una ex opposizione che ormai ha perso, insieme al senno, anche il senso del ridicolo.

Se ben guardiamo, per la sinistra Berlusconi ha una colpa fondamentale, irreparabile per definizione: esiste.

E quindi si può tranquillamente fare di tutto e di più (sulle idiozie di un Di Pietro che paragona Berlusconi a Hitler e a Saddam, non mi fermo, non avendo studiato psichiatria), nel disperato tentativo di spingere il Capo del governo a presentare le dimissioni.

Questo, amici, ha un solo nome: Colpo di Stato.

E allora, insisto, da dove vengono le minacce per la democrazia?

domenica 20 settembre 2009

L'ARGOMENTO DELLA SETTIMANA - 14 - 20 SETTEMBRE 2009

A KABUL SI MUORE, IN ITALIA SI VOMITA ODIO


Mi pare che in questa settimana appena trascorsa ci sia una sola cosa di cui parlare: la morte dei nostri sei soldati a Kabul. Certo, anche questa settimana è stata piena di pagliacciate fornite da quella sub-palude dell’intelligenza che è ormai la politica dei parolai sinistrati. Ma non ce ne frega niente, tanto moriranno da soli, soffocati dalla propria inconsistenza.

Mi interessa invece, da questa modesta tribuna, invitare alla preghiera per quei sei militari, per il loro sacrificio e per lo strazio dei loro familiari e amici.

Mi interessa che si parli di loro, perché questo squinternato Paese è ancora capace di produrre uomini che non cercano lo sballo, non vogliono scorciatoie per un impiego sicuro e ben remunerato, non ciondolano dal lunedì al venerdì per fare gli imbecilli al sabato e alla domenica.

No, grazie al Cielo in questo nostro squinternato Paese c’è anche chi sceglie la carriera delle armi, e si trova a migliaia di chilometri da casa, dagli affetti, da madri e fidanzate e mogli, perché il dovere lo ha chiamato lì. E non mi si dica, per favore, la balla che i nostri soldati vanno in quei posti perché attratti dalla lauta paga. Quando c’è di mezzo la pelle, i soldi contano poco. Nei Paesi ancora martoriati dal demone dell’odio,la morte può uscire improvvisa da ogni angolo. E lo si è visto, purtroppo.

L’offensiva islamica al mondo libero (culminata con l’attentato alle Due Torri, ma iniziata ben da prima) ha richiamato all’improvviso l’occidente obeso e appannato alla realtà dura dei fatti. Siamo in guerra. In una guerra spietata, guidata dal fanatismo che non si ferma finché non vede la morte dell’ultimo nemico. O che si fermerà se il nemico verrà, come si dice in gergo militare, “neutralizzato”. In guerra si va per fare la guerra, è forse brutto ricordarlo, ma è così. Ed è altrettanto vero che ci sono guerre ingiuste e guerre giuste, addirittura necessarie.

I pacifisti scatenati, questi piccoli evirati mentali, ricordano molto i tremebondi governi europei che stavano a guardare Hitler che si pappava l’Europa. Ricordate la famosa frase: “Morire per Danzica? Mai!”.

Ora i nuovi nazisti, accecati dall’odio per tutto ciò che è umano, civile, cristiano, si sono scatenati nel loro delirio di morte. Il loro vagheggiato califfato universale sarà coperto da un tappeto di morti ammazzati, in nome della Santa Guerra per Allah.

E allora possiamo dire: “Morire per Kabul? Sì. È doloroso, è sciagurato, ma può essere inevitabilmente necessario. Perché i soldati che sono in quei Paesi (né mi riferisco solo ai nostri. Pensiamo allo sterminato numero di vittime tra i soldati americani. E anche altri Paesi partecipano alle operazioni) hanno un compito ben preciso: distruggere i terroristi e ridare così pace non solo ai Paesi infestati, ma al mondo.

In nostri sei soldati, come gli altri che li hanno preceduti Lassù, sono morti per noi. Purtroppo ci ricordiamo della loro opera instancabile solo quando qualcuno ci lascia la pelle. Ma ricordiamoci almeno che “nessuno è così grande come chi da la vita per i suoi amici”. E rivolgiamo una preghiera al Signore, che li accolga nel Suo Regno, alla Madonna, che, Madre Misericordiosa, li consoli e consoli il dolore di quelle mamme, spose, bimbi, che all’improvviso si sono trovati con una lama gelida nel cuore.

Pace e gloria ai caduti di Kabul.

Ma è inevitabile una piccola coda, perché come cristiani avremmo un certo diritto ad avere dei Pastori ( e non degli sciagurati) e dei Vescovi che sappiano frenare il delirio degli sciagurati, quando questo reca davvero scandalo.

Non meritano una parola i quattro imbecilli che hanno imbrattato i muri con scritte oltraggiose, tipo “-6”. Avrei solo piacere che venissero rinchiusi per cinque minuti, solo cinque minuti, in una stanza, in compagnia dei commilitoni dei caduti. Perderebbero tante cattive abitudini…

Ma merita una parola invece uno sciagurato incosciente che risponde al nome di Don Giorgio De Capitani, parroco di un paesino nel lecchese. Andate a leggere il suo sito: http://www.dongiorgio.it/

E lo troverete ricco di insulti per i nostri caduti, definiti mercenari, e maschioni fascistoidi. E poi, la solita sbrodolata retorica sul fatto che si parla poco degli operai morti (dei quali invece, giustamente, si è sempre parlato), e altre amenità sinistrorse del genere. Ho girato un po’ il suo sito (l’ho fatto prima di pranzo, così non ho vomitato) e, salvo errore, non ho letto tanto sacro furore contro gli abortisti. Lo sa, caro Giorgio (il “Don” mi pare eccessivo) quanti bambini vengono assassinati ogni anno in Italia, in nome del “diritto” ad abortire?

Ma fin qui, tutto può accadere. Può essere che quel Giorgio De Capitani sia semplicemente fuori di zucca. Non sarebbe né il primo né l’ultimo. Del resto, si è già esibito nel dare del “porco” al Presidente del consiglio e ovviamente il suo sito è linkato con quello del profeta genovese, presunto prete che a suo tempo si autonominò padre spirituale dei forsennati che devastarono Genova in occasione del G8.

OK, il Giorgio è fuori di zucca, quindi interviene il suo Vescovo e prende i provvedimenti necessari. Ma il suo Vescovo è poi un Arcivescovo, visto che si parla dell’Arcidiocesi ambrosiana. Si tratta di Sua Eminenza, Cardinale Dionigi Tettamanzi. Che fa S. Em. per frenare il suo prete (si fa per dire) suonato? Nulla, assolutamente nulla, clamorosamente nulla, e il Giorgio può andare avanti imperterrito a vomitare il suo messaggio di odio.

Del resto, a giustificazione di S.Em., dobbiamo ricordare che è molto preso dal dialogo interreligioso. Ha appena incassato il plauso della comunità islamica di Milano per il suo invito a costruire moschee in ogni quartiere (magari scordandosi che in diversi quartieri manca una Chiesa cattolica…). Ha tanto da fare, come quel giorno in cui non ebbe il tempo di dir nulla, dopo che centinaia di culi islamici all’aria avevano profanato il sagrato della Chiesa più cara ai milanesi.

Stasera abbiamo un’altra preghiera da idre, oltre a quella per i nostri soldati caduti, vittime del dovere, a Kabul. Dobbiamo dire una preghiera per la Santa Chiesa, minata nel suo interno dalla confusione. Ricordate chi è il padre della confusione e della menzogna?

lunedì 14 settembre 2009

CHI SI RIVEDE ! ORA IL BEPPINO ENGLARO SI SENTE VITTIMA E SPORGE DENUNCIA PER DIFFAMAZIONE

Mi è capitato di leggere che il Beppino Englaro, ormai in parossismo narcisistico, ha denuciato per diffamazione una trentina di siti web, in cui il suo atto è stato chiamato per nome: "omicidio" o equivalenti.
Poichè sono orgoglioso di essere stato, assieme ad altri valorosi amici, tra quelli che di più si sono battuti per salvare la vita dell'indifesa Eluana Englaro, mi dispacerebbe ora restare tagliato fuori da questa bella festa dell'ipocrisia nazionale. Ho quinidi scritto la seguente mail alla procura della Repubblica presso il Tribunale di Lecco:


Alla cortese attenzione dell'egregio dott. PAOLO DEL GROSSO, PM presso la Procura della Repubblica di Lecco
Egregio dott. Del Grosso,
poiché apprendo dalla stampa che il Suo ufficio avrebbe in corso indagini su circa trenta siti web, indagini derivate dalla denuncia per diffamazione presentata tramite l'avv. Giuseppe Campeis di Udine da ENGLARO Beppino, desidero farle presente quanto segue:
- nel forum collegato col sito di Storia Libera,( www.storialibera.it , cliccare poi su forum, e successivamente su epoca contemporanea, ideologia, ideologia ed eutanasia) mi sono occupato lungamente del caso di Eluana Englaro e sovente ho definito come "assassinio" o "omicidio" quanto si stava consumando nei confronti di questa povera indifesa donna
- conseguentemente ho sovente definito come "assassino" ( o termini equivalenti) il padre ENGLARO Beppino, essendo quest'ultimo da anni impegnato a ottenere la morte della figlia per sete e fame, facendo cessare l'alimentazione e idratazione.
La stessa terminologia ho sovente usato nel mio blog, il cui indirizzo trova in calce alla presente.
Ho usato tale terminologia perchè chi causa la morte di un innocente, fuori dai casi di non punibilità previsti dalla legge, commette appunto un "omicidio" o "assassinio". Nè rientra in alcun modo tra i casi di non punibilità un'ordinanza assolutamente anomala emessa da un organo giudiziario sulla base di nessuna legge. A tale proposito è anche necessario ricordare che la legge penale vieta espressamente l'uso della consuetudine o dell'analogia come fonti del diritto.
Aggiungo che in ogni sede sarei pronto a ribadire queste valutazioni, che nascono non solo da giudizi morali, ma anche dall'abitudine di dare alle cose il nome giusto.
Ho sempre scritto senza uso di soprannomi o "nickname". Mi firmo sempre con nome e cognome, Paolo Deotto.
Quanto sopra ho voluto farle presente, per facilitare, almeno in parte, il Suo lavoro.
Riceva i miei migliori saluti
Paolo Deotto

(seguono indirizzo, numeri telefonici e indirizzo mail)


L'ARGOMENTO DELLA SETTIMANA - 7-13 SETTEMBRE 2009

PIERFERDINANDO... CASINI


Lo scorso anno, quando dalle pagine dei forum di Storia Libera lanciammo l’appello elettorale per le consultazioni di aprile, sconsigliavamo caldamente di votare per quel “centro” vero o presunto, che piuttosto sembrava aspirare a diventare l’ago della bilancia, per potersi assicurare posti di governo a destra o a sinistra, visto anche che le previsioni (rivelatesi poi clamorosamente sballate), davano un probabile sostanziale pareggio.

In quell’occasione presi un discreto numero di insulti, anche da amici cattolici, che continuavano a parlare (o vaneggiare?) di “partito cattolico”, non capendo che questo non esisteva più, ammesso e non concesso che mai fosse esistito.

Poi le elezioni sono andate come sappiamo, con una trionfale affermazione del duetto PdL – Lega, che alla Camera e al Senato si è assicurato una robusta maggioranza, garanzia di governabilità e di governabilità per una legislatura. Il carisma eccezionale, piaccia o meno, di Berlusconi, e il grande seguito che ha Bossi in alcuni settori e in alcune regioni, avevano dato il loro risultato. Quanto all’UDC, poverina, alla Camera conquistò il 5,7% dei seggi e al Senato appena lo 0,95%. Come fiasco niente male, che dimostrò anche come moltissima parte dell’elettorato cattolico (che per fortuna non è così esiguo) avesse dato la fiducia al centrodestra.

Il Pierferdinando Casini mi veniva descritto, da persona di grande affidabilità e intelligenza, come una brava persona, un onesto. Non ho motivo di dubitarne. Ho motivo però di dubitare un tantino della sua intelligenza, perché ai recenti “stati generali” (ma una volta non si diceva “congresso”?) dell’UDC si è abbandonato a una serie di stravaganti affermazioni che lasciano perplessi, non foss’altro per il loro scarso (o nullo) collegamento con la realtà.

Ora, è sempre bello pensare che ciò che si spera sia vero, ma è anche necessario, terminato il momento di relax cerebrale favorito dagli svolazzi della fantasia, mettere i piedi per terra.

Come può un uomo che rappresenta meno del 6% dell’elettorato pretendere di diventare l’ago della bilancia della politica italiana? Come può dire che la loro proposta politica è l’unica vera novità? (Già, ma la proposta politica dell’UDC, chi l’ha capita?). Perché scimmiotta il segretario del coso, del PD, dicendo che l’era di Berlusconi è finita? E con che faccia dichiara la sua disponibilità ad alleanze locali con tutti, a seconda della convenienza?

Qui smetto coi punti interrogativi, perché non vorrei farmi contagiare dalla nuova e cretina moda giornalistica di porre lunghi elenchi di domande, più che altro a Berlusconi, domande che poi ne sottendono una sola, fondamentale, angosciante: perché hai vinto?

L’unica collocazione logica per l’UDC sarebbe all’interno del PdL. Ma questo vorrebbe dire accettare che il PdL sarà diretto da Berlusconi, finché Berlusconi lo vorrà fare o sarà in grado di farlo. Se invece l'UDC vuole fare opposizione, la faccia in modo serio, non alla Scalfari - Mauro, ormai patologicamente afflitti (e con loro tanti sinistrati, che al posto del Vangelo leggono Repubblica) dal desiderio di uccidere Berlusconi. Bossi, fedele alleato di Berlusconi, ha invece il vizio (o la tattica?) di spararle ogni tanto grosse, sicché subito ci si getta a parlare di “crisi” della compagnie governativa.

E si è arrivati alla cretineria (come tale bollata da Calderoli) di parlare di elezioni anticipate, col governo che ha alle Camere una maggioranza sicura come pochissimi altri nel dopoguerra. Certo, la Lega fa il suo mestiere facendo pressioni all’interno del governo per arrivare a quella realizzazione totale del federalismo, che è nei suoi programmi.

Ma da qui a dire che la Lega sta per abbandonare il Governo, ce ne corre. Bossi è troppo intelligente per fare un passo del genere, ben sapendo che la Lega e il PdL ormai hanno stretto un accordo d’acciaio, e che la Lega, da sola, dovrebbe ritrovarsi alleata con una sinistra alla deriva, che comunque ha dato una orrenda prova di sé nei venti sciagurati mesi del governo Mortadella

E da qui a offrirsi come prossimi alleati, non importa di chi, ma alleati (che vuol dire anche spartizione di poltrone…)ci corre la differenza tra sogni e capacità di leggere la realtà.

Casini non spiega perché l’era di Berlusconi sarebbe finita, non spiega perché l’era del bipolarismo sarebbe finita. Non spiega, afferma. Il che può anche essere una buona tattica, ma diventa un po’ suicida quando sei, elettoralmente parlando, un nanetto.

E poi il Casini termina il suo intervento con una frase tanto bella, tanto suggestiva, ma della quale non si capisce niente. Se ce la spiegherà, gli saremo infinitamente grati. Dice infatti questo Titano della politica: “L’alleanza contro Berlusconi è il miglior regalo che possiamo fare a Berlusconi stesso”. Che vuol dire? Boh! NB: come alleati, vanno bene tutti…

Nel frattempo, alla festa della Lega, Bossi rilancia la Padania libera, ma riconferma l’alleanza col PdL.

Casini lancia il “grande centro”. Contento lui. Nei giorni scorsi si è incontrato anche con Rutelli e con Fini, con tutti questi personaggi in cerca d’autore, questi fantasmi che da troppo tempo infestano una politica che continua comunque a svelare il suo lato peggiore, che è poi l’aspetto peggiore dell’eredità dei due vecchi “partiti di massa”, DC e PCI. Ci riferiamo al totale disprezzo per l’elettorato, per le sue scelte, e al totale disprezzo per il bene del Paese.

Cosa ha scelto l’elettorato l’aprile dello scorso anno, lo capirebbe anche un bambino un po’ scemo. Rispetto e lealtà vorrebbero che l’opposizione, facendo il suo mestiere, offra un’alternativa politica. Ma non avendola, va a scavare nelle lenzuola del Capo del governo. Questo governo lavora, è guidato da un uomo che, piaccia o meno, è estremamente popolare (anche perché ha dimostrato di saper “fare”), e allora rompe gli antichi schemi. Morte a Berlusconi. Questo è il solo messaggio che la sinistra sa dare.

Dall’UDC ci aspettavamo qualcosa di meglio, ma è stata una pia illusione. Certo, Casini non va a intervistare puttane per diffamare il Capo del governo. Ma si dichiara disponibile ad ogni alleanza, proclama che solo loro sono la vera novità in politica e lancia il “grande centro”. E addirittura parla di elezioni anticipate come di una cosa seria e alle porte.

Questi sono gli effetti nefasti che l’invidia fa su alcune persone. Con Berlusconi al governo, tanti devono rassegnarsi a star fuori dalla porta. Sono passati i tempi in cui i governi si facevano e disfacevano nei corridoi di via Del Gesù o di Botteghe Oscure, e si poteva fare una bella danza di poltrone per soddisfare un po’ tutti.

Qui abbiamo un governo che governa, un Capo del governo che continua ricoprire il suo ruolo, e lo fa perché l’elettorato (quel tale popolo sovrano che a troppi da un immenso fastidio) ha deciso così. Si rassegni, onorevole Casini, farà una figura migliore. E poi, vorremmo darle un consiglio davvero rivoluzionario (quantomeno per un vecchio prodotto della DC come è Lei): provi a interessarsi un po’ di più del bene del Paese e meno della bottega. Magari così capirà meglio il successo di questi “parvenu” tanto disprezzati, Bossi e Berlusconi.