lunedì 20 aprile 2009

25 APRILE: E SE LA PIANTASSIMO ?

Scrivo queste righe la sera di lunedì 20 aprile 2009. Fra pochi giorni assisteremo alla consueta orgia celebrativa, e quest’anno si aggiunge una nota in più molto interessante. Silvio Berlusconi, che è il Capo del Governo, carica alla quale è arrivato con regolari elezioni e con una maggioranza indiscutibile, ha espresso la volontà di partecipare alle manifestazioni che si terranno a Milano. Il 25 aprile, si badi bene, è festa nazionale italiana. Berlusconi guida il Governo italiano. Orbene, è stato addirittura “diffidato”, dai soliti comunisti in s.p.e., a partecipare ad alcunché. Questo dovrebbe farci riflettere anzitutto su un paio di cosette: se ci sono italiani che vogliono impedire al Capo del Governi italiano di partecipare a una festa nazionale italiana, vuol dire che c’è già qualcosina che non quadra. In secundis dovrebbe farci riflettere sulla sostanziale cretineria di questo atteggiamento intimidatorio da mafiosi (ANPI e altre frattaglie comuniste) perché Berlusconi, per ragioni anagrafiche, difficilmente può aver avuto parte attiva nel regime fascista.

Ma torniamo a noi. Cosa si festeggia il 25 aprile? La “Liberazione”. Ora, che l’Italia è stata liberata dai tedeschi è verissimo, e allora se si volesse festeggiare questo sarebbe doveroso invitare rappresentanze di quelle nazioni, dagli Stati Uniti alla Polonia, dal Marocco, all’Inghilterra, all’Australia, che lasciarono sul nostro suolo, per la nostra libertà, migliaia e migliaia di caduti. Ma purtroppo non si festeggia solo questo, e oltretutto di quanti diedero la loro vita per il nostro Paese, ce ne freghiamo. Si festeggia anche la fine di una guerra civile, una spietata macelleria fra italiani, che peraltro non finì affatto il 25 aprile, perché ebbe, lo vedremo tra poco, lunghi strascichi.
In questo siamo davvero un Paese unico, ma non certo in senso positivo. Si vuole scordare una banale realtà. Dalla seconda guerra mondiale l’Italia uscì sconfitta, e duramente. Purtroppo i governanti dell’epoca, il Maresciallo Badoglio e la sua corte, non ebbero neanche la dignità di comportarsi da sconfitti. Dopo aver tradito l’alleato tedesco (piaccia o meno, così fu; non per questo giustifichiamo ciò che combinò la Germania nell’ultimo conflitto), vollero servilmente buttare altre vite nel carnaio, con quella qualifica bislacca di “cobelligeranti” con gli Alleati ex-nemici, che servì soprattutto ai politici riemergenti per farsi una verginità antifascista.
Ma se già questa vergogna sarebbe più che sufficiente per farci tacere per decenni, in più l’Italia fu anche teatro di una crudelissima guerra civile, con italiani che si ammazzarono tra di loro. La parte più importante della Resistenza fu costituita dai primi nuclei di militari, sbandati dopo l’8 settembre e riorganizzati da ufficiali che si consideravano ancora vincolati dal giuramento al Re. Ma di questi si parla poco o nulla. La Resistenza nella “vulgata” divenne presto monopolio della parte più sanguinaria, che non esitò ad ammazzare non solo tedeschi, non solo fascisti, ma anche gli antifascisti anticomunisti. Il partito comunista giocò le sue carte, condusse la sua propria guerra che era, peraltro dichiaratamente, una guerra per realizzare la folle utopia marxista, per asservire l’Italia al giogo di Mosca. 

Il 25 aprile entrò a Milano un animoso comandante partigiano, l’avvocato Sandro Pertini, alla testa di una colonna di valorosi. Venivano a liberare Milano, ma da uomini saggi avevano giustamente atteso che Milano fosse liberata dagli americani, che il Duce fosse scappato, che i tedeschi, ancora asserragliati all’Hotel Regina, avessero fatto con gli americani patti ben precisi per tornarsene a casa loro. E quindi divenne facile poi fare gli eroi contro i fascisti sbandati.
Bande di sconfitti, animati solo dal loro odio fazioso, sfogavano livori antichi e potevano ammazzare senza più correr rischi. I comunisti, che già nel periodo bellico, con il terrorismo dei GAP avevano provocato infinite sofferenze alla popolazione (bersaglio delle inevitabili rappresaglie tedesche, inevitabili anche perché i vigliacchi “gappisti” si tenevano ben nascosti…) furono lesti nell’organizzare “Tribunali del Popolo”, che in poco più di un mese fucilarono, dopo processi farsa, senza difesa e senza appello, un enorme numero di fascisti, o anche di semplici avversari. Si parla di cifre che oscillano tra i cinquemila e i quindicimila morti. Piazza Loreto a Milano ebbe l’osceno spettacolo del Duce appeso a testa in giù, insieme ad altri gerarchi e alla sua amante, Claretta Petacci, tutti ammazzati dopo la loro cattura a Dongo. 
Per inciso: motivi per ammazzare Mussolini, ce n’erano tanti. Uno dei principali senza dubbio era costituito dal fatto che nella colonna di fascisti in fuga si trovava anche il tesoro della Repubblica Sociale. I morti non parlano, così come non parlarono un’altra decina di persone che sul c.d. “oro di Dongo” la sapevano lunga. Il PCI poté acquistarsi il palazzo di via Botteghe Oscure a Roma.
Ma la furia omicida dei comunisti non si era esaurita il 25 aprile. Sicuri ormai dell’impunità, i comunisti andarono avanti per anni a regolar conti con gli oppositori che consideravano più pericolosi. Chi non ricorda la strage di Schio? Chi non ricorda la famigerata Volante Rossa? Chi non ricorda la strage di preti, andata avanti fino al1951?

Ora gli ultimi sopravvissuti di questa parte delinquenziale della Resistenza hanno ancora la spudoratezza di volersi ergere a monopolisti della conquista della libertà. Sono ormai vecchie cariatidi, seguiti da gruppetti di giovani stupidi e ignoranti, pronti a gridare il loro “no al fascismo” senza probabilmente aver mai studiato cosa fu il fascismo, come finì (per mano fascista, il 25 luglio del 1943), ma allevati all’odio da queste cariatidi, che di odio sono vissute e sull’odio hanno costruito le proprie fortune politiche ed economiche. Non scordiamoci che il terrorismo degli anni 70 si ispirava esplicitamente ai gloriosi gappisti, ai gloriosi partigiani comunisti, e così via. Sangue, odio, cieco fanatismo. Davvero un bel bagaglio per costruire un Paese nuovo e libero.

E allora, per amor di Patria, non potremmo piantarla di festeggiare questa sconfitta? Ripeto: sconfitta. Perché l’Italia perse la guerra, e perché una guerra civile è sempre e solo una sconfitta per tutte le parti in conflitto, perché scava solchi di odio tra quanti dovrebbero essere invece affratellati dall’amor di Patria. Se le vecchie cariatidi vogliono riunirsi, fasciarsi di bandiere rosse e gridare “no al fascismo” (sempre che non gli caschi la dentiera), lasciamoli fare. Che male fanno? Ma perché un grande Paese come l’Italia deve, una volta l’anno, assistere a queste manifestazioni che stanno tra il tragico e il grottesco, con selve di bandiere rosse, da sempre simbolo di morte e di sangue? Perché ogni anno dobbiamo fare “festa nazionale” quando questa viene monopolizzata dai rappresentanti della più grande associazione per delinquere che abbia mai afflitto il mondo, il partito comunista?

Piantiamola, per favore, cerchiamo di essere seri e finalmente, realmente, uniti almeno dall'amore comune per il nostro Paese. Il giudizio sul fascismo lo ha dato e lo darà la Storia, il giudizio sull’odio può essere sempre e solo negativo.

E Lei, presidente Berlusconi, perché deve venire a Milano? Per farsi fischiare da quattro scalzacani? Sono morti in piedi, ormai, e il Paese è, nella sua grandissima maggioranza, con Lei. Ma piantiamola con la “festa nazionale”. Abolire il 25 aprile come giorno di festa potrebbe essere finalmente il primo serio passo verso una vera concordia nazionale.


PS: un interessante memoria storica. In periodo fascista fu reintrodotta la pena di morte, prevista per alcuni reati, tra cui l’attentato alle persone del Re o del Capo del Governo. Per applicare queste leggi eccezionali fu costituito un organo “ad hoc”, il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, che non era costituito da magistrati, bensì da ufficiali dell’Esercito e della Milizia. Tale tribunale pronunciò, nei suoi diciassette anni di attività, 42 condanne a morte, di cui 31 vennero eseguite. Dopo la caduta del fascismo (25 luglio 1943) la pena di morte fu abolita, e poi reintrodotta, dopo la Liberazione, con il DL 10.5.45 num. 234, che istituiva anche le Corti d’Assise straordinarie. La pena di morte era prevista per i più gravi reati, alo scopo di arginare la criminalità del dopoguerra, nonché per il reato di collaborazionismo. In ventidue mesi di intensa attività (fino al 5 marzo 1947) questo Corti straordinarie mandarono al muro 88 persone, quasi tutte per il reato di collaborazionismo. Insomma, furono molto più efficienti del Tribunale fascista…

PPS: provate a chiedere a qualche cariatide rossa che biascica di "resistenza" chi fu Alfredo Pizzoni. Fatemi sapere. Ricchi premi a chi sa rispondere


3 commenti:

motoya ha detto...

si avvera un incubo!

mia madre era una partigiana combattente, e mio padre, prima un militare pluridecorato, e dopo partigiano, mi hanno inseegnato a non dimenticare ed a guardarmi da chi vuole riscrivere la storia come lei

motoya ha detto...

si avvera un incubo!

mia madre è stata una partigiana combattente e mio padre prima militare pluridecorato e poi partigiano, mi insegnato a diffidare da chi vuole riscrivere la storia e da chi sputa sul sangue dei caduti dei nazifascisti

Paolo Deotto ha detto...

Caro Amico, io invece diffido di chi NON vuole mai riscrivere la Storia e si accontenta delle verità preconfezionate. Ciò detto, dove "sputo" sul sangue? Se Lei si sforza non solo di leggere, ma anche di capire cosa ho scritto, forse vedrà che io faccio una distinzione tra combattenti per la libertà e comunisti, che non combatterono per la libertà d'Italia, ma, come da loro stesso dichiarato, per affermare la rivoluzione marxista. Come già ho scritto, due piccoli nomi, Porzus e Schio, Le dicono niente? In secundis: Lei mi sa dire chi era Pizzoni?
Cordialità. Paolo Deotto