domenica 20 settembre 2009

L'ARGOMENTO DELLA SETTIMANA - 14 - 20 SETTEMBRE 2009

A KABUL SI MUORE, IN ITALIA SI VOMITA ODIO


Mi pare che in questa settimana appena trascorsa ci sia una sola cosa di cui parlare: la morte dei nostri sei soldati a Kabul. Certo, anche questa settimana è stata piena di pagliacciate fornite da quella sub-palude dell’intelligenza che è ormai la politica dei parolai sinistrati. Ma non ce ne frega niente, tanto moriranno da soli, soffocati dalla propria inconsistenza.

Mi interessa invece, da questa modesta tribuna, invitare alla preghiera per quei sei militari, per il loro sacrificio e per lo strazio dei loro familiari e amici.

Mi interessa che si parli di loro, perché questo squinternato Paese è ancora capace di produrre uomini che non cercano lo sballo, non vogliono scorciatoie per un impiego sicuro e ben remunerato, non ciondolano dal lunedì al venerdì per fare gli imbecilli al sabato e alla domenica.

No, grazie al Cielo in questo nostro squinternato Paese c’è anche chi sceglie la carriera delle armi, e si trova a migliaia di chilometri da casa, dagli affetti, da madri e fidanzate e mogli, perché il dovere lo ha chiamato lì. E non mi si dica, per favore, la balla che i nostri soldati vanno in quei posti perché attratti dalla lauta paga. Quando c’è di mezzo la pelle, i soldi contano poco. Nei Paesi ancora martoriati dal demone dell’odio,la morte può uscire improvvisa da ogni angolo. E lo si è visto, purtroppo.

L’offensiva islamica al mondo libero (culminata con l’attentato alle Due Torri, ma iniziata ben da prima) ha richiamato all’improvviso l’occidente obeso e appannato alla realtà dura dei fatti. Siamo in guerra. In una guerra spietata, guidata dal fanatismo che non si ferma finché non vede la morte dell’ultimo nemico. O che si fermerà se il nemico verrà, come si dice in gergo militare, “neutralizzato”. In guerra si va per fare la guerra, è forse brutto ricordarlo, ma è così. Ed è altrettanto vero che ci sono guerre ingiuste e guerre giuste, addirittura necessarie.

I pacifisti scatenati, questi piccoli evirati mentali, ricordano molto i tremebondi governi europei che stavano a guardare Hitler che si pappava l’Europa. Ricordate la famosa frase: “Morire per Danzica? Mai!”.

Ora i nuovi nazisti, accecati dall’odio per tutto ciò che è umano, civile, cristiano, si sono scatenati nel loro delirio di morte. Il loro vagheggiato califfato universale sarà coperto da un tappeto di morti ammazzati, in nome della Santa Guerra per Allah.

E allora possiamo dire: “Morire per Kabul? Sì. È doloroso, è sciagurato, ma può essere inevitabilmente necessario. Perché i soldati che sono in quei Paesi (né mi riferisco solo ai nostri. Pensiamo allo sterminato numero di vittime tra i soldati americani. E anche altri Paesi partecipano alle operazioni) hanno un compito ben preciso: distruggere i terroristi e ridare così pace non solo ai Paesi infestati, ma al mondo.

In nostri sei soldati, come gli altri che li hanno preceduti Lassù, sono morti per noi. Purtroppo ci ricordiamo della loro opera instancabile solo quando qualcuno ci lascia la pelle. Ma ricordiamoci almeno che “nessuno è così grande come chi da la vita per i suoi amici”. E rivolgiamo una preghiera al Signore, che li accolga nel Suo Regno, alla Madonna, che, Madre Misericordiosa, li consoli e consoli il dolore di quelle mamme, spose, bimbi, che all’improvviso si sono trovati con una lama gelida nel cuore.

Pace e gloria ai caduti di Kabul.

Ma è inevitabile una piccola coda, perché come cristiani avremmo un certo diritto ad avere dei Pastori ( e non degli sciagurati) e dei Vescovi che sappiano frenare il delirio degli sciagurati, quando questo reca davvero scandalo.

Non meritano una parola i quattro imbecilli che hanno imbrattato i muri con scritte oltraggiose, tipo “-6”. Avrei solo piacere che venissero rinchiusi per cinque minuti, solo cinque minuti, in una stanza, in compagnia dei commilitoni dei caduti. Perderebbero tante cattive abitudini…

Ma merita una parola invece uno sciagurato incosciente che risponde al nome di Don Giorgio De Capitani, parroco di un paesino nel lecchese. Andate a leggere il suo sito: http://www.dongiorgio.it/

E lo troverete ricco di insulti per i nostri caduti, definiti mercenari, e maschioni fascistoidi. E poi, la solita sbrodolata retorica sul fatto che si parla poco degli operai morti (dei quali invece, giustamente, si è sempre parlato), e altre amenità sinistrorse del genere. Ho girato un po’ il suo sito (l’ho fatto prima di pranzo, così non ho vomitato) e, salvo errore, non ho letto tanto sacro furore contro gli abortisti. Lo sa, caro Giorgio (il “Don” mi pare eccessivo) quanti bambini vengono assassinati ogni anno in Italia, in nome del “diritto” ad abortire?

Ma fin qui, tutto può accadere. Può essere che quel Giorgio De Capitani sia semplicemente fuori di zucca. Non sarebbe né il primo né l’ultimo. Del resto, si è già esibito nel dare del “porco” al Presidente del consiglio e ovviamente il suo sito è linkato con quello del profeta genovese, presunto prete che a suo tempo si autonominò padre spirituale dei forsennati che devastarono Genova in occasione del G8.

OK, il Giorgio è fuori di zucca, quindi interviene il suo Vescovo e prende i provvedimenti necessari. Ma il suo Vescovo è poi un Arcivescovo, visto che si parla dell’Arcidiocesi ambrosiana. Si tratta di Sua Eminenza, Cardinale Dionigi Tettamanzi. Che fa S. Em. per frenare il suo prete (si fa per dire) suonato? Nulla, assolutamente nulla, clamorosamente nulla, e il Giorgio può andare avanti imperterrito a vomitare il suo messaggio di odio.

Del resto, a giustificazione di S.Em., dobbiamo ricordare che è molto preso dal dialogo interreligioso. Ha appena incassato il plauso della comunità islamica di Milano per il suo invito a costruire moschee in ogni quartiere (magari scordandosi che in diversi quartieri manca una Chiesa cattolica…). Ha tanto da fare, come quel giorno in cui non ebbe il tempo di dir nulla, dopo che centinaia di culi islamici all’aria avevano profanato il sagrato della Chiesa più cara ai milanesi.

Stasera abbiamo un’altra preghiera da idre, oltre a quella per i nostri soldati caduti, vittime del dovere, a Kabul. Dobbiamo dire una preghiera per la Santa Chiesa, minata nel suo interno dalla confusione. Ricordate chi è il padre della confusione e della menzogna?

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