TRUFFATORE IN PRIGIONE IN AMERICA
Settimana densa di avvenimenti. Qui in Italia tutto bene e meglio ancora a New York, dove il finanziere Bernard Madoff si è dichiarato colpevole della truffetta che portava avanti da una trentina d’anni. A ben guardare il signor Madoff si è sempre comportato in modo democratico, perché ha truffato tutti, poveri e ricchi, privati e istituzioni, compresi gli enti benefici che sovvenzionava e che poi gli affidavano la liquidità da gestire. Tutta la vicenda ha comportato un giro di circa cinquanta miliardi di dollari, cifra che più che da capogiro è da svenimento vero e proprio, tanto più laddove si consideri che secondo l’accusa i miliardi sarebbero invece sessantacinque. Apprendiamo così che per le leggi dello Stato di New York il vivace finanziere, al quale il giudice ha revocato gli arresti domiciliari, spedendolo in carcere a meditare, potrebbe beccarsi un condanna a centocinquanta anni di carcere. La notizia di non rischiare l’ergastolo avrà certamente giovato al morale di Madoff.
E IN ITALIA ?
Grande America ! Un tizio truffa tutti quanti per anni e anni, ma alla fine finisce in gattabuia. Qui da noi è un po’ diverso. Proprio ieri è riapparso quel tale signor Prodi Romano, già Presidente del Consiglio un paio di volte, già Presidente dell’IRI e di un altro po’ di roba, vero concorrente di Attila, laddove si consideri che dove passava il famoso condottiero “non cresceva più l’erba”. Il Prodi aveva dichiarato, dopo l’ultimo fallimento (quello del suo – chiamiamolo così – governo) che si sarebbe ritirato a vita privata, a fare il nonno. E invece eccolo ricomparire in pubblico, per rinnovare la tessera del coso, del PD, quello che adesso il Franceschini Dario dice di esserne il segretario. Mi accorgo ora che ho costruito una frase che massacra la sintassi, ma chiedo comprensione, perché l’emozione mi ha tradito. In compenso siamo in grado di fornirvi la foto dell’avvenimento: Franceschini e Prodi ritratti assieme.
In compenso il Franceschini, volendo far vedere che anche lui, al di là di ciò che dicono alcuni maligni, è in grado di verbalizzare un pensiero completo, ha lanciato una proposta nuovissima: tassare i ricchi per dare ai poveri. Sagace e giustiziere al medesimo tempo. Con questa proposta dirompente il Dario voleva rilanciare un poco il coso, il PD, anche perché le europee sono vicine e in attesa di capire se il coso, il PD esista (e magari anche capire a cosa serva) è bene rilanciarne l’immagine. Orbene, la tassa proposta da Franceschini è chiamata “Robin Tax” poiché, come tutti sanno, Robin Hood rubava ai ricchi per dare ai poveri; non ci risulta però che Robin Hood sia mai stato preso a schiaffoni dai poveri, che legittimamente si fossero sentiti presi per il naso (per non dire altro). E vediamo di spiegarci. Il prode Dario ha proposto di imporre un “contributo di solidarietà” a quanti guadagnano oltre 120mila euro all’anno, e poi distribuire questo contributo alle famiglie con redditi bassi. Però un paio di giornalisti maliziosi, armatisi di una piccola calcolatrice da tasca, hanno dimostrato che il risultato (considerando la fascia di redito da colpire e quella da beneficare) sarebbe quello di distribuire alle famiglie meno abbienti la formidabile cifra di euro 4,40 al mese. Però si sa che queste proposte hanno sempre un loro fascino e quindi il Dario è convinto, grazie a un sondaggio subito commissionato a una società specializzata, che il coso, il PD, otterrà una grossa affermazione alle prossime consultazioni europee. Non è dato sapere se la società incaricata del sondaggio sia la medesima che lo scorso anno elaborava degli “exit pool” dai quali, almeno nei primi venti minuti, risultava che il coso, il PD e il PdL erano in parità…
I CONSERVATORI IMPERVERSANO
Insomma, in politica è difficile trovare del nuovo, soprattutto quando si ha a che fare coi conservatori. Ad esempio, a Milano i membri (in tutti i sensi) di uno dei soliti “centri sociali” hanno dedicato, in via Conte Rosso, una targa ricordo alla “Volante Rossa”, che era una banda di vivaci giovanottelli che, negli anni tra il 1945 e il 1949, forse non informati sulla fine della guerra, avevano commesso un pochino di omicidi, rapine, sequestri di persona e altre piacevolezze. Il tutto si era concluso con 27 condanne, di cui quattro all’ergastolo. Inutile dire che quasi nessuno pagò il conto, perché l’ospitale Cecoslovacchia accolse a braccia aperte questi compagni così briosi. Comunque, roba di oltre sessant’anni fa, e in questo senso appaiono molto più attuali quei bravi figlioli che, a Milano come a Torino, hanno pensato bene di dare l’assalto ai banchetti allestiti da Azione Universitaria, associazione studentesca di AN, che partecipa alle elezioni universitarie. I giovani democratici, volendo far rivivere le glorie ultraquarantennali dei loro babbi e nonni (oggi per lo più dirigenti d’azienda, professionisti o parlamentari) hanno pensato che il modo migliore per manifestare il loro dissenso fosse quello di prendere a legnate gli avversari.

Insomma, se i politici che si definiscono progressisti ci ammaniscono roba di decenni fa, perché dovremmo stupirci della lite scoppiata in casa Savoia su un tema di palpitante attualità: a chi spetta il titolo di Principe del Piemonte, ossia pur’anche quello di erede al trono d’Italia? Al piccolo Umberto, nipotino di Amedeo d’Aosta, o all’Emanuele Filiberto, quello che, non contento di quanto già suo padre aveva fatto per demolire il nome dei Savoia, si è messo pure a fare il ballerino in televisione? Di fronte a questi temi è difficile non sentirsi interiormente coinvolti, dove “interiormente” sta per “attinente alle interiora”.
E ALLORA, CONCLUDENDO...
E quindi, di fronte a tutto questo casino, tra Principi che litigano, rivoluzionari da naftalina, comici che non fanno più ridire nessuno, segretari di partito che hanno poche idee ma ben confuse, ci rallegriamo per una delle poche notizie veramente interessanti che abbiamo letto questa settimana: a Castelletto d’Orba, paesino di duemila anime in provincia di Alessandria, si candida per la carica di sindaco la signora Amelia Montobbio, in lista con la Lega. La signora candidata ha la bella età di 99, dicasi novantanove, anni. Le auguriamo di cuore di vincere e di fare almeno due mandati. Di sicuro avrà, data la non più giovanissima età, quel buonsenso che in politica sembra far difetto a molti.
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