lunedì 17 agosto 2009

L’ARGOMENTO DELLA SETTIMANA - 10 - 16 AGOSTO 2009

INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA E TAR DEL LAZIO. IGNORANZA, FAZIOSITA’, CONFORMISMO E MILLE ALTRE PIACEVOLEZZE.

Arrivati alle giornate ferragostane, col rilassante spettacolo di Milano che sembra quasi una città vivibile, anche chi (come il sottoscritto) in agosto lavora, ha un po’ di piacevole sensazione di vacanza. I ritmi si allentano, il lavoro cala, tutto è un po’ sfumato, rilassante.

Rilassante? Non sia mai! C’è una categoria che ti fa stare sempre all’erta, perché può sparare i suoi colpi nei momenti più impensati. Mi riferisco ai cretini laicisti, e chi vuole mi dia pure del fazioso per l’unione che faccio tra l’aggettivo e il sostantivo. (per i lettori abituali di Repubblica: “cretini” è l’aggettivo; “laicisti” il sostantivo). Sono infaticabili

Già, perché in questa vicenda della sentenza del TAR del Lazio, secondo la quale l’insegnamento della religione cattolica non può costituire credito formativo, e gli insegnanti della stessa non possono partecipare “a pieno titolo” agli scrutini, ci giocano, oltre a un indiscutibile rabbioso laicismo, anche una sostanziale stupidità, figlia di una madornale ignoranza. Trattasi di due streghe cattive che amano lavorare aiutandosi a vicenda.

Nella nostra magistratura, amministrativa o ordinaria che sia, è molto difficile ormai trovare qualcosa di buono. Ma col passare del tempo si sta evidenziando un ulteriore fattore di peggioramento (come se ce ne fosse bisogno…): l’ignoranza. E mi spiego subito. I giudici del TAR del Lazio erano sicuri, con la loro mirabile sentenza num. 7076, di far parlare di sé (e questa pare la prima preoccupazione del magistrato italiano); e poi facevano parlare di sé sciacquandosi la bocca con paroloni come “la libertà di espressione”, la “pari dignità di tutte le religioni”. Insomma, roba grossa e politicamente molto ma molto corretta, tanto che hanno subito incassato il plauso di un campione del conformismo più noioso, quale è il sig. Marco Pannella, digiunatore in servizio permanente effettivo, diffusore di spinelli, aborti, eutanasie ecc.

Ma se il Pannella è perdonabile, perché ormai da tempo cotto nel cervello, non sono perdonabili dei giudici che ignorano le leggi in vigore. E l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole è regolato dalla legge 25/3/1985 num. 121, che ratifica la revisione del Concordato tra Italia e Santa Sede, dove tra l’altro si legge che “La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado” . Quindi, al più, se i giudici del TAR erano turbati dal dubbio che ci fosse una violazione costituzionale, dovevano sospendere il giudizio ed inviare gli atti alla Corte Costituzionale

Come dicevo, se a chiunque si può perdonare l’ignoranza delle leggi, tanto più considerando che ne abbiamo fin troppe, non sono però perdonabili quanti devono per la loro professione applicare le leggi. Magistrati, poliziotti, eccetera. Altrimenti, accettiamo anche che il medico possa ignorare qualche parte della medicina, o che l’ingegnere possa avere le idee un po’ confuse su come si costruisce un palazzo. E così via.

Ergo, i nostri valorosi magistrati hanno soddisfatto la loro libidine di notorietà, ma hanno anche fatto una misera figura. A che titolo infatti possano discriminare gli insegnanti di una materia il cui insegnamento nella scuola pubblica è previsto dalla legge, è un mistero. E le risposte possono essere solo due. O sono dei grandi ignoranti o sono dei grandi faziosi, che intanto fanno il possibile per usare del loro potere con fini partigiani, ben sapendo che nessuno mai li sanzionerà.

Non è certo la prima volta che troviamo dei magistrati che, anziché applicare la legge (UNICO compito al quale sono deputati), la “creano”. Si pensi ad esempio all’assassinio di Eluana Englaro, “autorizzato” sulla base di nessuna legge da giudici che peraltro nessuno mai condannerà, visto che a giudicarli dovrebbero essere altri giudici…

Quindi, anzitutto, i giudici del TAR del Lazio non hanno fatto il loro dovere, e se l’Italia fosse un Paese dove fosse ancora possibile avere fiducia nella giustizia, e se il CSM non fosse un ridicolo organo corporativo di protezione aprioristica, giudici di tal fatta sarebbero invitati a trovarsi un altro mestiere.

Ma ammettiamo che non fossero tutti ignoranti. E allora non si può dire altro che sono faziosi, e che la loro faziosità non nasce nemmeno da convinzioni ideologiche, bensì dall’antico modus vivendi italico alla Don Abbondio, sempre pronto a prendere la parte del più forte. Attualmente colpire il cattolicesimo è come sparare sulla Croce Rossa. È sicuro che non arriverà mai un colpo in legittima difesa. Ed è estremamente “in”. Chi colpisce la Chiesa Cattolica è sicuro di essere ben accetto a quella parte di Paese (minoritaria, ma per NOSTRA colpa molto più chiassosa della maggioranza) che si riconosce negli sproloqui domenicali di Monsignor Scalfari, o nel cattolicesimo riscritto a proprio uso e consumo da deviati mentali stile Bindi o Prodi.

Non scordiamoci che questo è il Paese che ha visto la vergogna di una Università nella quale si è impedito al Papa di parlare, o ricordiamoci che lo stesso Pontefice fu rappresentato (da qualche “artista” molto alla moda) come un vecchietto alquanto ripugnante e pervertito, in una mostra a Milano. E tale insulto restò esposto per diversi giorni, prima che il sindaco in persona se ne accorgesse e lo facesse rimuovere. Non scordiamoci che il nostro è il Paese in cui un padre omicida, Beppino Englaro, è andato in giro per le scuole a spiegare ai giovani quanto è bella la sua perversione morale. Né sono mancate Università che hanno chiamato a far lezione ex terroristi. In questo guazzabuglio, c’è spazio per tutti.

Mi viene in mente una frase di Giorgio Pisanò, e siete liberi di scandalizzarvi se la trovate troppo volgare: “In Italia ogni coglione che abbia da dire due o tre idiozie trova un uditorio”.

Ma vogliamo anche fare un’ipotesi assurda per salvare i miserrimi magistrati? Facciamola. L’Italia è in effetti sull’orlo di un tremendo abisso, la dittatura clericale ormai è alle porte, liberi pensatori e quanti non professano la religione cattolica vengono deportati in luoghi segreti, dove vengono condannati ai lavori forzati. Ecco che alcuni giudici valorosi, con sprezzo del pericolo, decidono di bloccare almeno nelle scuole l’avanzata del tremendo rullo compressore clerico-fascista.

E così fanno la figura dei fessi. Già, perché non conoscono più la distinzione fra catechesi e insegnamento della religione. Infatti lo scopo preciso della catechesi è la formazione del credente, e questa si fa nelle Parrocchie con le lezioni di catechismo, alle quali i genitori sono liberissimi di scegliere se mandare o no i propri figli.

L’insegnamento della religione cattolica è invece (lo dice la stessa parola) l’insegnamento di una tradizione religiosa che è parte fondante e non certo secondaria della nostra cultura, e che ha influenzato letteratura, arte, architettura, diritto e molte altre materie. L’insegnamento della religione cattolica non ha affatto lo scopo di convertire lo studente non credente, bensì di rendere edotti, credenti e non credenti, su una serie di valori religiosi e culturali che sono gli stessi che, nel VII secolo, permisero all’Europa, che era ormai ricaduta nella barbarie con la fine dell’Impero Romano d’Occidente, di rinascere e di ritrovare forme di convivenza civile, sulla spinta di quel formidabile movimento non solo religioso, ma anche sociale e culturale, che fu il monachesimo.

Liberissimo lo studente di restare ateo tutta la vita. Ma senza dubbio sarà meno preparato dal punto di vista culturale chi non conosce la religione cattolica che, tutt’oggi, senza che più ce ne rendiamo conto, influenza la nostra vita anche nei rapporti civili. Chi non la conosce capirà molto di meno ampi periodi della letteratura, della filosofia, che sia in positivo, sia in negativo, trovarono la loro fonte nella religione cattolica.

Qualcuno si chieda perché anche nel più sperduto paesino vediamo svettare un campanile, perché facciamo festa la domenica, e a Natale e a Pasqua, perché viviamo proprio nel 2009 e non in qualche altro anno. Lo so che sto dicendo banalità, ma qui ormai si scorda anche il banale buon senso, che ci dice che la nostra è una civiltà cristiana, sviluppata attraverso la Chiesa cattolica, e che da essa ha sempre attinto, fino a pochi anni fa, anche le proprie basi morali.

È una civiltà cristiana nella quale a nessuno è stato imposto di essere cristiano. E anche questo dovrebbe suggerire qualche riflessione ai nostri rabbiosi laicisti.

Ora, è semplicemente ridicolo voler togliere valore all’insegnamento della religione cattolica (che tra l’altro, ricordiamolo, è facoltativo), perché allora tanto vale togliere valore anche alla Divina Commedia, a qualche migliaio di opere d’arte, tra Chiese e monumenti e pitture, o a tutta la Storia di fenomeni sociali di eccezionale portata quali (tanto per fare un esempio) il movimento cooperativistico, o le istituzioni ospedaliere.

In una scuola in cui un corso di danze caraibiche vale come “credito formativo”, un pugno di giudici in cerca di notorietà decreta che l’insegnamento della religione cattolica non può avere valore.

Sono stupidi o in malafede? Torno alla domanda di prima e non pretendo di dare una risposta.

Di certo però c’è una considerazione da fare. Certamente l’assurda sentenza del TAR del Lazio verrà annullata dal Consiglio di Stato, dove si spera siedano dei giudici con un po’ meno segatura al posto del cervello. Però intanto qualcosa si è fatto, e magari qualche altro TAR, qua e là, potrà emettere sentenze analoghe. Qualcosa si è fatto, e precisamente si è ottenuto lo scopo di gettare un po’ di confusione e di disorientamento tra gli studenti e le loro famiglie. Sicché non sarebbe davvero strano se meno studenti, nel dubbio, scegliessero di frequentare l’ora di religione, optando per corsi alternativi, dalla gastronomia uzbeka, allo studio degli animali nel deserto del Sahara. Perché di sicuro nessuno metterà mai in dubbio la validità, come crediti formativi, di corsi di tutti i generi, magari anche i più strampalati.

E così avremo sempre più giovani totalmente ignoranti circa la Chiesa cattolica e la sua tradizione. E sarà molto ma molto più facile continuare nel tentativo di demolizione e di diffamazione della Chiesa stessa.

Del resto, qualcuno deve pur portare a compimento uno dei grandi sogni di Hitler: la distruzione della Chiesa cattolica.

PS: la “laicizzazione” non è certo una novità e colpisce tutti i settori. Né è iniziata da oggi. Due esempi significativi: il cartone animato della Walt Disney, “Dumbo” e il film di Stanlio e Ollio, “Fra Diavolo”. Due piccoli capolavori nel loro genere, che divertono tutt’oggi, a decenni dalla loro produzione.

Ebbene, nel cartone animato “Dumbo”, il piccolo elefante viene portato ovviamente da una cicogna alla mamma elefantessa, che lo attende con ansia. La cicogna, in abito da postino, al momento di consegnare il fagotto che contiene il piccolo, dice “un regalo da Gesù, per amarlo sempre più”. Questo nella versione originale. A partire dai primi anni ottanta nelle videocassette di questo cartone animato la parola “Gesù” è scrupolosamente tolta, e la cicogna si limita a dire alla mamma elefantessa di firmare il bollettino per ricevuta.

Nel film “Fra Diavolo”, insieme alla vicenda principale, che vede gli spassosi pasticci combinati da Stanlio e Ollio, divenuti loro malgrado servitori del famoso bandito, c’è anche una storia d’amore. La figlia dell’oste è innamorata di un giovane ufficiale, ovviamente povero, ma il padre le impone le nozze con un giovane tanto ricco quanto antipatico e vanesio. Arriva il giorno delle indesiderate nozze e verso l’osteria che è il luogo della vicenda si avvicina il corteo che accompagna lo sposo. Ci sono giovanette che danzano e gettano fiori, ci sono giovanotti che cantano e c’è un frate che procede in silenzio. Chiaramente si tratta del celebrante. Anche in “Fra Diavolo” le successive versioni in videocassetta hanno visto il taglio della censura laicista: il corteo è sempre lo stesso, ma è stato eliminata la figura del frate. Non si sa bene chi celebrerà il matrimonio, ma non sia mai che si tratti matrimonio religioso…

Non vi ho dato che due esempi di quanto dicevo in apertura: i cretini laicisti sono infaticabili.

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