domenica 28 settembre 2008

IL GIRO DELLA SETTIMANA 22-28 SETTEMBRE 2008

TORNA, IN GRAN FORMA, FAMIGLIA CRISTIANA

Settimana densa di avvenimenti. Qui in Italia tutto bene, compresa Famiglia Cristiana, che ci aveva lasciato un po' preoccupati, perché in tutto un numero non aveva parlato mai male del governo. Grazie al cielo possiamo smentire le notizie di malattie o infortuni occorsi a Beppe Del Colle o a don Sciortino. I due stavano solo riprendendo fiato, e infatti sul numero 39 danno di nuovo il meglio di loro stessi. Beppe Del Colle fa un'acuta analisi dei motivi per cui è fallita la trattativa per Alitalia, e li pubblica a trattativa conclusa, stavincendo così il premio “Gran Cioccolataio”, che non era ancora stato assegnato per il 2008. Ben più profondi sono invece i temi trattati nell'editoriale non firmato e quindi, si suppone, di sciortiniana fattura. Qui veniamo infatti, per l'ennesima volta, messi sull'avviso: in Italia la democrazia vacilla, il pericolo della dittatura è alle porte! Urca! Ci stiamo avviando sulla strada della Russia di Putin e del Venezuela di Chavez (almeno così ci dice il fantascientifico settimanale). Una dimostrazione? Ma è lapalissiano! Il Capo del governo, B.B. (Belzebù Berlusconi) “non riconosce il ruolo dell'opposizione”. E' infatti così carogna da aver definito il Veltroni, leader del PD (quel partito per cui è aperto un grande concorso, con ricchi premi, per capire che diavolo sia e a cosa serva) “inesistente”. E poi il carogna ha anche il “controllo dei media”. Infatti anche un bimbo se legge i due principali quotidiani nazionali, Repubblica e Corriere, si rende conto che grondano rivoltante servilismo verso il despota di Arcore. Quanto al fatto che Berlusconi ha definito Veltroni come “inesistente”, beh, una tiratina d'orecchi se la merita. Infatti il Veltroni esiste, alle volte emette anche dei fonemi modulati. Il vero problema del Veltroni non è l'esistere o meno ma, l'abbiamo detto più volte, capire dove sia il partito di cui è segretario e, una volta individuato il partito, capire cosa sia di preciso. Veltroni merita tutta la nostra solidarietà perché è un caso umano più unico che raro. È infatti così grande la sua angoscia che di recente si deve essere dato all'alcol. Infatti ha proclamato che la vertenza di Alitalia si è chiusa per merito suo. Ma la bevuta deve essere stata collettiva, roba da far scoppiare un etilometro. Infatti anche Epifani ha detto che il merito è suo, e lo ha detto anche quel signore, il comandante Berti, presidente dell'Anpac, un'associazione di poveracci sottopagati.

IL DRAMMA DEI DIPENDENTI ALITALIA

Tutti contenti, insomma, anche se forse la gente, che, come ci avverte Scalfari, è del tutto rinscemita (come è dimostrato dal fatto che ha portato al governo Berlusconi), non ha compreso fino in fondo l'intimo dramma vissuto dai dipendenti Alitalia. Un esempio? Presto fatto! Una hostess, una di quelle graziose signore che assicurano conforto ai passeggeri, vive una situazione di quasi – schiavismo, con paghe non solo da fame, ma anche da sete. Essa infatti percepisce circa euro 2.500 al mese, con un ritmo lavorativo folle, fino a 94 ore mensili! Ora la sanguinaria cordata di imprenditori pretende che le ore lavorative in un mese arrivino a 100 (sì, cento!),  a parità di paga. Quante hostess moriranno di stenti nelle oscure stanzette che occupano in malsani solai, inumiditi dalle lacrime disperate di bimbi ridotti alla fame, non è dato sapere. Infatti Berlusconi, come ci avvisa Don Sciortino, ha il monopolio dei media!

In questo bailamme, chi dimostra veramente di essere dalla parte dei lavoratori è l'eurodeputato Marco Rizzo, che accusa Epifani di aver “calato le braghe” con Colaninno. Il gentleman ultra sinistro ci spiega infatti che se la CGIL rinuncia al conflitto di classe non ha più ragione di esistere, e che il PCI era con i lavoratori, mentre il PD sta coi padroni. In fondo, non ha tutti i torti. Se infatti la CGIL manteneva la linea del “no”, riusciva a mandare a casa ventimila lavoratori, e a questo punto ci sarebbe stato molto più tempo per stare con loro, visto che non avrebbero avuto un tubo da fare. 

MA EPIFANI TIENE DURO...

Ma Epifani non è uomo da arrendersi. Se in Alitalia è andata come è andata, in Italia c'è ancora tanta roba da sfasciare, e lui è un instancabile. Così ieri ha convocato sulle piazze il personale scolastico, e poi ha un'agenda fitta di altri scioperi, scioperini e scioperoni. Si è un po' risentito Bonanni, segretario della CISL, ma probabilmente agente CIA, al soldo di Berlusconi, La Russa, Bush, della zia di Maroni e di McCain, che non solo ha notato che la CGIL fa i comodacci suoi, e se ne frega un po' dell'unità sindacale, ma è arrivato anche a dire che è interesse dei lavoratori non mandare le aziende a gambe all'aria. Scandaloso. Di questo passo c'è il rischio che si arrivi a usare il buon senso e che quindi tanti sindacalisti restino disoccupati. Ma i sindacalisti disoccupati troveranno i sindacalisti che lotteranno per fargli trovare lavoro? Mah. L'avvenire è oscuro.

Insomma, a ben vedere, ci sono un sacco di problemi. Anche il povero Di Pietro, che con tempismo eccezionale aveva proclamato venerdì di aver trovato una nuova cordata per Alitalia (poi sabato si è risolto tutto...) ha i suoi guai. Sta infatti collezionando citazioni in giudizio da vari personaggi politici, un po' seccati perché il Di Pietro pare abbia un vizio incurabile.

E ANCHE DI PIETRO NON MOLLA (I SOLDI)

Fonda un'associazione tra la sua Italia dei Valori e un altro gruppo, gruppetto, partitino, o che diavolo sia. Poi va a fare una qualche competizione elettorale (in Italia, tra politiche, amministrative, europee, se ne trova sempre qualcuna in giro) e alla fine si intasca solo lui il rimborso elettorale, facendo marameo agli ormai ex compagni di competizione. Se non altro si sta chiarendo a quali “valori” si riferisca nel nome del suo partito. Però qualcuno si è seccato della faccenda, e l'ultimo in ordine di tempo è Giuseppe Pierino, già parlamentare del PCI, che aveva partecipato in società con Di Pietro e con un altro gruppo, alle regionali calabresi del 2005. Poi, il rimborso elettorale di euro 85.000, da dividersi in tre, è rimasto ostinatamente appiccicato ai polpastrelli dell'ex PM. Il buon Pierino va a far compagnia a Elio Veltri e Achille Occhetto, che già hanno denunciato consimili fregature. Di questo passo si potrebbe costituire un nuovo partito, i FdDP (Fregati da Di Pietro). Pare che per ora la linea di difesa di Di Pietro sia stata astutissima. Il volpone ha fatto notare che tutte le richieste che gli sono arrivate dai vari ex compagni di competizione erano per lui assolutamente incomprensibili: infatti erano scritte in italiano! 

MA LA MAGISTRATURA VIGILA !!!

È difficile dire come finirà, ma noi crediamo che il Di Pietro stia rischiando grosso. Infatti la magistratura italiana, tante volte accusata di lassismo, sta dimostrando invece una tempra e un rigore che rasentano la ferocia. Né è prova la terribile vicenda giudiziaria che vede coinvolto il signor Danilo Durevole. Chi è costui? È uno dei due incriminati (su circa trenta fermati dalla Polizia) per le piccole ragazzate commesse tra Napoli e Roma, in occasione della trasferta di tifosi partenopei nella capitale. Roba da sbarbati, in fondo. Solo un po' di devastazione ferroviaria, un treno semidemolito (solo 500.000 euro di danni) dopo aver buttato fuori a calcioni trecento passeggeri, e poi una ventina di autobus distrutti. Cosa volete che sia? Chi da giovane non è un po' euforico? Ebbene, su questo povero ragazzo la Giustizia si è accanita con pene feroci: quattro mesi e dieci giorni di reclusione (ovviamente sospesi con la condizionale) e ottocento euro di multa. Di questo passo è prossima la riapertura dei foschi bagni penali alla Cayenna e il ripristino dell'impiccagione con squartamento. Non solo: pare che il giudice, dopo aver inflitto questa pena disumana, abbia anche guardato negli occhi il Durevole e gli abbia detto: “Lei è stato cattivo”!

Del resto, non meno severo è stato il giudice di pace di Roma, che ha annullato il ritiro della patente a un giovanotto di 26 anni, sorpreso dalla polizia a guidare totalmente sbronzo. Il giovanotto in questione, dimostrando una certa costanza, si era già fatto ritirare la patente nel 2006 per un tasso alcolico superiore di tre volte al consentito, ma dopo il subitaneo provvedimento giudiziario (che gli aveva fatto riavere la patente), se l'era fatta ritirare di nuovo perché di nuovo guidava sbronzo, con l'aggiunta di un po' di droga. E di nuovo il giudice di pace gli aveva restituito il documento. Ora, è chiaro che questo giudice di pace è un fanatico della linea dura con gli imputati. Infatti, continuando a ridare la patente al plurisbronzo-drogato, lo mette nelle condizioni di rovinarsi economicamente, perché la benzina costa un sacco di soldi.

Finché avremo una magistratura così attenta e severa, potremo stare tranquilli. E in questa gioiosa certezza vi salutiamo tutti, con un arrivederci alla prossima settimana.