domenica 18 gennaio 2009

IL GIRO DELLA SETTIMANA - 12 - 18 GENNAIO 2009

COME ASSASSINARE LA CIVILTA'

Anche questa settimana il “giro della settimana” è monotematico. È vero, ci sarebbe da farsi quattro risate sulle vicende del Di Pietro, che ricorda tanto quel tale, capo della polizia “dei costumi” o “religiosa” di Teheran, arrestato in un bordello mentre se la spassava con quattro o cinque prostitute. Potremmo farci quattro risate sulle isterie da menopausa del Santoro, o sulla fesseria di chi continua a pagare il canone alla RAI. Potremmo ironizzare un po' anche su chi sente il bisogno di scrivere sugli autobus “Dio non c'è” (e se lui, lo scrivente ateo, ha questa convinzione, a noi che ce ne frega?).
Insomma, di cretini, mediocri, ipocriti, mezze calzette a piede libero questo Paese è talmente ricolmo che il materiale per fare dell'ironia non manca mai.
Ma mi sembra davvero eccessivo, anche se spesso sono stato accusato di “cinismo”, darmi all'ironia quando un Paese ogni giorno fa un passo in più nella melma di sabbie mobili culturali e morali, in attesa di scomparire gioiosamente, sommerso dalla sua stessa menzogna.
Esagero?
Valutate Voi. Parliamo ancora del caso di Eluana Englaro, e continuerò a parlarne finché avrò fiato, perché vorrei sapere quanti hanno capito che si sta giocando una vera guerra di civiltà, o meglio una guerra tra la civiltà e la barbarie. Lo ha capito molto bene, ad esemio, Mons. Negri, vescovo di San Marino e Montefeltro, quando poche settimane fa sottolineava che non è in gioco in questa vicenda solo la “civiltà cristiana”, ma lo stesso concetto di “civiltà” che ha fin qui caratterizzato il nostro mondo. Lo hanno capito molto meno tanti altri cristiani, preti e vescovi compresi, che non si curano più tanto della vicenda, né si sono mai scaldati molto, salvo ogni tanto rifugiarsi in comode dichiarazioni di “comprensione del dolore della famiglia”.

Torno a parlare della vicenda perché dopo che la Clinica Città di Udine, i cui amministratori hanno rinunciato al progetto di accogliere Eluana Englaro per provvedere loro ad accopparla, e dopo la ridicola vicenda della denuncia per “violenza privata” fatta dai soliti cretini radicali, che vengono scossi da ripetuti orgasmi sempre laddove si parli di morte, dopo queste ultime vicende si sono sentite alzare altre voci che avrebbero fatto infinitamente meglio a star zitte.

C'è una avvocatessa che si chiama Franca Alessio, curatrice speciale di Eluana Englaro, che ha detto che se tutte le altre strade saranno chiuse, “resterà solo quella della esecuzione forzata del dispositivo della Corte d'Appello di Milano”. Ora mi piacerebbe chiedere a questa avvocatessa, che forse si ha laureato al CEPU con Di Pietro, come si fa a eseguire forzatamente l'esercizio di una facoltà e non l'adempimento di un dovere. Mi spiego: se io sono debitore verso Tizio e non pago, l'esecuzione forzata sui miei beni (che verranno venduti) servirà a soddisfare il credito di Tizio. L'esecuzione forzata servirà quindi a supplire la mia inadempienza, non avendo io adempiuto al mio dovere (pagare il debito). Ma se invece io semplicemente ho una “facoltà”, vuol dire che posso fare una determinata cosa, non certo che sono obbligato a farla. Nel caso specifico, al Beppino, babbo esemplare, i giudici d'Appello hanno riconosciuto la facoltà di accoppare la figlia. E a questo punto quali soggetti potrebbero essere “forzati” ad esercitare questa facoltà? È chiaro che se non si trovano volontari che, malati come il Beppino, possano bearsi nel vedere una persona agonizzare per fame e sete, nessuno potrà essere “obbligato” a interrompere l'alimentazione a Eluana Englaro.
Peraltro la sentenza della Corte d'Appello di Milano ha deciso su una materia sulla quale non poteva pronunciarsi, né questo è il parere solo di cattolici ultraconservatori e reazionari, ma di tanti illustri giuristi.
Al di là dei giri di parole, i responsabili della Clinica Città di Udine si sono resi conto che non solo rischiavano di veder saltare la convenzione col SSN (e quindi tanti soldi andare in fumo), ma che si rischiavano anche denunce per omicidio. E questo sanno benissimo anche tanti medici. Infatti ora come ora non si è ancora individuata una struttura disponibile a dar corso all'assassinio. Non è un caso.
E così l'avvocatessa Alessio delira di “esecuzione forzata”. Escludendo, per rispetto a una signora, che abbia parlato sotto l'effetto di eccessive libagioni, ci piacerebbe capire meglio come e dove potrebbe svolgersi questa “esecuzione forzata”.

E poi è tornato a parlare il Beppino, che ogni due giorni dice che non rilascerà più dichiarazioni, e ogni tre giorni ne rilascia. Due mesi fa circa, intervistato dalla RAI, dicevo che non volevo giudicare quest'uomo. Lo giudicherà il Padreterno. Ma i fatti, quelli sì che si possono giudicare.
Ed è un fatto che il Beppino ormai è al delirio sistematizzato. Per lui ammazzare la figlia è divenuto quello che, come ci insegna il Manzoni, era nel Seicento un “punto d'onore”.
È al tempo stesso tragicamente ridicolo e disgustosamente demoniaco in questa sua insistenza sulla “legalità”. Oggi ha pure detto che rispetterà fino in fondo il “patto di sangue” fatto a suo tempo con la figlia. Si direbbe che ormai stia perdendo la ragione, se mai l'ha avuta.
Ma, in tanta testardaggine, c' è un punto oscuro che sarebbe interessante chiarire. Nel tragico incidente d'auto da cui conseguì lo stato vegetativo persistente (non permanente, questo non lo può sapere nessuno), quanto e come il Beppino era implicato? Era per caso lui alla guida? Aveva per caso dato alla figlia la sua propria auto? Abbiamo fatto ricerche sui giornali dell'epoca, ma per ora senza esito. Ne faremo ancora, ma purtroppo di incidenti stradali ne accadono così tanti che spesso sono liquidati in due righe generiche, se non addirittura non citati. Ma la questione è molto interessante, perché l'ossessione per il Beppino di accoppare la figlia potrebbe benissimo derivare da un senso di colpa che in qualche modo lo roda. E a questo punto preferisca eliminare quella povera figlia, vivente e muta testimone della responsabilità di Beppino, papà esemplare. È, ripeto, solo un'ipotesi, tutta da verificare, ma è forse l'unica che potrebbe spiegare (non certo giustificare!) questa ossessione di morte.

E QUI TORNO A FARE UNA DOMANDA AL BEPPINO, ANCHE SE SO CHE PURTROPPO NON AVRO' UNA RISPOSTA: SE E' COSI' CONVINTO CHE IL MAGGIOR BENE PER SUA FIGLIA SIA LA MORTE, PERCHE' NON SI COMPORTA DA UOMO, SI ASSUME LE SUE RESPONSABILITA' E PROVVEDE LUI STESSO? UN BEL COLPO DI PISTOLA, E VIA! E' MEGLIO FAR AGONIZZARE LA FIGLIA PER GIORNI E GIORNI?

Sì, e meglio, perché, il Beppino vuole fare tutto nella “legalità”. Potrei liquidare la vicenda dicendo che allora è solo un povero vigliacco, ma non sono sicuro che sia così. È talmente accecato dall'ideologia mortifera, che pensa davvero che la morte data “nella legalità” diventi un atto giusto.

E vediamo quindi quanto aveva ragione Mons. Negri a parlare di “morte della civiltà”! Si sta uccidendo la civiltà basata sulla misericordia, sull'aiuto al debole, e si istituisce un nuovo dio, crudele e inflessibile: la “legge”. Quando questa è rispettata, tutto è a posto. Summa lex, summa iniuria, se qualcuno ancora conosce il latino.
E poiché siamo in Italia, anche la tragedia scivola nella farsa. Questa “legalità” invocata dal Beppino e dai suoi sostenitori sinistrati e radicali, è oltretutto una “legalità” quanto mai dubbia, a parere di molti illustri giuristi, avendo la magistratura deliberato laddove non poteva deliberare. Una legalità da Paese che ha perso anche la sua millenaria cultura giuridica, una “legalità” che oltre che crudele è anche da poveri quaquaraqua.
Tieni le diciassette rose che le Associazioni di adoratori della morte ti hanno donato, Beppino. Appuntatele sulla giacca come medaglie. Diciassette anni a cercare di ammazzare tua figlia. Bravo.

Nessun commento: