domenica 9 novembre 2008

IL CONVEGNO DEL 7 NOVEMBRE A GENOVA SU “IL SESSANTOTTO TRA L’UTOPIA E IL NULLA”

Un breve riassunto


Il 7 novembre 2008, alle ore 16.30, si è tenuto a Genova l’annunciato convegno dal titolo “Il sessantotto tra l’utopia e il nulla”.

Il luogo di raduno difficilmente poteva essere più bello: la Sala dei Chierici della biblioteca Berio, la biblioteca comunale di Genova. Il palazzo ospitava, dal milleseicento, un seminario e conserva ancora, nonostante gli inevitabili restauri, l’armonia e la grazia dell’epoca.

E prima di parlare del convegno, è giusto rendere onore alla persona che con la sua passione e la sua tenacia l’ha reso possibile: la signora Miriam Pastorino, appassionata Presidente dell’associazione Voltar Pagina, un ente culturale ricco di iniziative belle e interessanti. La signora Pastorino, con la grinta e la decisione che sa avere, pur col suo sorriso e la sua grazia, è riuscita ad aprire le porte di un’amministrazione comunale che probabilmente, forse, avrebbe fatto volentieri a meno di un convegno tenuto da persone decisamente “fuori dal coro”. Un sincero grazie quindi alla valorosa Presidente, che ha anche introdotto il tema del convegno, coordinato poi dal bravissimo Mario Bozzi Sentieri. Purtroppo non è mancato un doppio imprevisto spiacevole: l’assenza sia del prof. Piero Vassallo, bloccato a casa dall’influenza, sia di Pucci Cipriani, che di recente, insieme a Francesco Agnoli, ha pubblicato con Fede e Cultura un libro sul 68. Cipriani era “disperso” sulle linee ferroviarie, in uno dei tanti treni bloccati dai bravi giovinetti che, in attesa di capire cosa abbia deciso la ministra Gelmini, bigiano la scuola, occupano stazioni ferroviarie, ma il tutto lo fanno con profonda coscienza politica e, ovviamente democratica. Questo singolare concetto di democrazia ha fatto sì che il nostro Pucci Cipriani si trovasse, e con lui migliaia di altri viaggiatori, prigioniero per ore e ore sul treno con cui prevedeva di arrivare a Genova.
Quali relatori sono quindi rimasti Marco Iacona, il sottoscritto e, non previsto ma graditissimo, l’avv. Mario Sossi, già magistrato, che fu a suo tempo una delle prime vittime dei sequestri “politici” dei delinquenti delle Brigate Rosse.

Numeroso e attento il pubblico, nella sala che registrava il “tutto completo”.

La signora Miriam Pastorino ha introdotto l’argomento, sottolineando l’importanza di un convegno che potesse servire per capire questo fenomeno, il sessantotto, che tanto ha condizionato, e condiziona, la nostra vita, e che ha voluto distruggere le tradizioni, lasciando però al posto di queste il nulla, con tutte le conseguenze che il nulla, la mancanza di riferimenti validi e solidi, comporta. Senza tediare il lettore con la relazione sui vari interventi, mi limiterò a riferire che è emersa una valutazione uniforme sul sessantotto come esplosione, tutt’altro che spontanea, ma al contrario mirata e organizzata in senso marxista, di una contestazione globale che aveva come scopo la distruzione di una società e dei valori, quelli cristiani, sui cui questa Società, pur con le sue mille manchevolezze, era costruita. La morte del concetto di “dovere”, l’affermazione folle di ogni capriccio denominato come “diritto” nasce da quel periodo, nel quale grave fu la responsabilità di governanti imbelli e di cattolici di poca fede, che andarono al rimorchio del massimalismo distruttore comunista. L’insegnamento, ossessivo e martellante, dell’odio, minò la moralità di una generazione, e generò quell’onda lunga, purtroppo ancora potente, che trasforma l’avversario in “nemico”, in persona da distruggere, annichilire, col quale l’unico dialogo possibile è quello omicida. Si è sottolineato come in tante commemorazioni del sessantotto si sia ormai completamente censurato questo aspetto, che è invece quello sostanziale e distruttore del fenomeno sessantottino, non per nulla nato e pilotato sotto l’egida della più disumana delle ideologie, quella marxista. È quindi urgente e necessario tornare sull’argomento, perché la vulgata continua a presentarci un sessantotto tutto rose e fiori, fatto da giovini idealisti che volevano rinnovare una società vecchia e autoritaria. L’hanno rinnovata, coi risultati che a tutt’oggi ci inquinano vita e coscienze: il disordine come metro di vita, l’aborto come “diritto”, la totale mancanza di speranze, inevitabile in chi ha voluto distruggere le proprie radici, sputare sulla tradizione, fare, per dirla col padre Dante “di libito sua legge”. Il gioco fu funzionale agli interessi comunisti: una società slegata, priva di identità e di valori, non ha più le categorie morali per respingere la barbarie marxista. E infatti di lì a pochi anni avremmo avuto la vergogna dei governi di “solidarietà nazionale”. Ma è urgente rendersi conto di questo inganno che dura da quarant’anni, per recuperare, soprattutto per il bene dei nostri giovani, per il loro avvenire, quei valori, eterni e indiscutibili, che sono gli unici sui quali possa fondarsi una società ordinata e sana. I valori cristiani.

Tra gli interventi vorrei citare solo quello dell’avvocato Sossi, perché stato breve, ma chiarissimo e di straordinaria efficacia. Sossi ha chiarito come il nichilismo sessantottino sia l’origine di storture terribili che tuttora patiamo. E, solo per fare alcuni esempi, ha citato la negazione dei principi di civiltà più elementari, quali il principio di reciprocità (e questo si vede molto bene in campo religioso, dove i cristiani vengono sempre più repressi in nome di un falso “dialogo” interreligioso), e soprattutto la negazione dello stesso diritto naturale, sicché viviamo ormai, di fatto, contro natura. Basta vedere i cosiddetti “nuovi modelli di famiglia”. L’uso sessantottino della menzogna come normalità è all’origine di tanti fenomeni gravi. Uno per tutti, ricordava l’avv. Sossi, la vergognosa diffamazione di Pio XII.

Diversi interventi hanno poi mostrato come il pubblico fosse interessato e partecipe. Purtroppo, come sempre, il tempo è tiranno e alle 19 si è concluso tutto, dovendosi liberare i locali della biblioteca.

Credo che sia stato davvero un pomeriggio, come suol dirsi, ben speso. È stata l’occasione, di certo da ripetersi, di dare una voce e un’analisi “fuori dal coro” di piatto conformismo che ha fin qui caratterizzato le commemorazioni sul sessantotto (registrandosi purtroppo prese di posizioni a dir poco bizzarre anche da parte di alcuni esponenti della Destra, preoccupati forse di non mostrarsi abbastanza “giovanilisti”). Di sicuro la vulcanica attività della Presidente Pastorino darà presto l’occasione di ritrovarsi per altri momenti di riunioni di approfondimento sui temi più urgenti nella nostra epoca.

E in chiusura di questo breve riassunto, mi permetto di segnalarvi che un prossimo convegno sul sessantotto, organizzato da Francesco Agnoli, si terrà a Trento il 4 dicembre prossimo. Sarò più dettagliato quando disporrò a mia volta del programma definitivo.

Paolo Deotto

Nessun commento: